Judith Malina, Elsa Morante e noi. Conversazione con Bruna Braidotti e Egle Doria

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Elsa Morante

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Il 3 e 4 giugno, a Napoli, si costituirà formalmente Illumina, rete nazionale per la parità di genere nelle arti performative attiva in via informale da quasi vent’anni.

Fra le mille azioni di Illumina, nel 2025 si inserisce il progetto Il mondo salvato dalle ragazzine, promosso in occasione dei quarant’anni dalla morte di Elsa Morante e cofinanziato dal Ministero della Cultura di cui è capofila l’Associazione socio-culturale Madè.

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Bruna, insieme ad Alina Narciso di Napoli sei la promotrice di questa quasi ventennale avventura, che inaugurò nel 2006 a Pordenone, città dive vivi e lavori, con una donna valorosa: Judith Malina, co-fondatrice del leggendario Living Theatre. Cosa rimane, oggi, di quell’incontro e soprattutto del suo insegnamento, nel vostro lavoro?

Bruna: Quell’incontro fu l’inizio di un lungo percorso che ci ha condotte fino a oggi, alla costituzione della rete.

Di quel momento iniziale è rimasto tutto: la voglia di esserci, di contare come donne di teatro, di raccontare il mondo e la vita dal nostro punto di vista, arricchendo l’immaginario collettivo con la presenza del racconto e della rappresentazione femminile.

Il convegno aveva un titolo emblematico: La rappresentazione delle donne per raccontare il mondo e la rappresentazione delle donne per governare il mondo.

Era un confronto vivo e necessario tra donne di teatro e donne impegnate in politica.

Uno degli obiettivi che stava nascendo sotto l’egida di Judith Malina era proprio questo: pur nelle differenze dei contesti – quello politico e quello teatrale – cercare un’alleanza tra donne capace di generare una trasformazione culturale e sociale, alimentata dalla creatività e dalla visione femminile.

Per molte delle realtà artistiche coinvolte, quell’incontro primigenio è stato un volano: ha dato vita a collaborazioni incrociate che sono proseguite nel tempo, consolidandosi lungo un arco di vent’anni. Ed è attraverso questo cammino condiviso che abbiamo maturato una profonda consapevolezza della forza e dell’energia di una comunità di donne creative.

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Definiresti la vostra rete un movimento femminista? E quale personale definizione daresti, oggi, di questo così ampio aggettivo?

Bruna: La rete non nasce con un’identità esplicitamente femminista, anche se è chiaro che i nostri obiettivi e la nostra storia personale si riconoscono nei valori del femminismo. Oggi esistono molteplici declinazioni del femminismo, ed è giusto che ogni realtà all’interno della rete possa sentire, oppure no, un’appartenenza a una di queste.

Noi lavoriamo per affermare e rafforzare la presenza e la voce delle donne nello spettacolo dal vivo, ma non ci identifichiamo in un’unica forma di femminismo.

Questo però non significa che manchi la consapevolezza: sappiamo bene quanto ancora oggi le donne siano marginalizzate in questo settore, e riconosciamo la necessità urgente di contrastare il patriarcato, che continua a condizionare profondamente la nostra cultura.

Se devo dare una definizione personale di femminismo, oggi, direi che è il movimento rivoluzionario più importante – ma anche quello che non ha ancora portato a compimento la sua rivoluzione.

Sono più di settemila anni che viviamo dentro la gabbia del patriarcato, e credo sia una responsabilità condivisa, di tutte le donne e di tutti gli uomini che ne sono consapevoli, lottare per un vero cambiamento sociale e culturale.

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Judith Malina, Living Theatre

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Uno dei frutti del vostro proteiforme fare è stato la ripubblicazione, nel 2022, del saggio La scena delle donne di Emilia Costantini e Mario Moretti, con la prefazione di Dacia Maraini. Qual è, secondo la vostra prospettiva, lo specifico creativo femminile, oggi, nei mondi dello spettacolo dal vivo?

Bruna: Quel testo è stato davvero il punto di partenza di tutto. L’ho trovato per caso su una bancarella, e da lì è cominciato il percorso che arriva fino a ora.

È stato il motore dell’incontro con Alina Narciso, che a Napoli organizzava La Scrittura della Differenza, e ha ispirato anche il nome del mio festival a Pordenone, La Scena delle Donne.

Quel saggio ci ha restituito una ricchezza spesso ignorata: l’apporto straordinario, e per lo più sconosciuto, delle donne al teatro, dalle sue origini fino ad oggi.

La sua riedizione è stata arricchita da un aggiornamento sugli ultimi decenni, curato da Maria Letizia Compatangelo, drammaturga e presidente del CENDIC, e da Patrizia Monaco, anche lei drammaturga. A questo si sono aggiunti i contributi miei e di Alina Narciso.

Il motivo per cui ho deciso di seguire quel percorso tracciato nel libro è stato proprio il riconoscimento in quelle testimonianze di drammaturghe e teatranti dei secoli passati di un’originalità di contenuti che ancora oggi fatica a entrare nell’immaginario collettivo.

Lo “specifico femminile” esiste non tanto come categoria chiusa, ma come uno sguardo che è rimasto per troppo tempo ai margini della cultura, perché la cultura dominante è stata – e in gran parte è ancora – prodotta dagli uomini, che inevitabilmente raccontano il mondo dal loro punto di vista.

C’è invece un universo – quello dell’esperienza femminile nella vita, nelle relazioni, nella storia – che solo le donne possono raccontare in modo autentico.

Non si tratta semplicemente di dire che le donne abbiano un “genio creativo” particolare, ma piuttosto di riconoscere che, non avendo mai avuto un accesso paritario alla rappresentazione del mondo, il loro racconto porta con sé qualcosa di nuovo, di necessario, di profondamente innovativo.

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A proposito di donne valorose e di femminismo: in questi mesi è in corso il vostro progetto Il mondo salvato dalle ragazzine, dedicato a Elsa Morante. Al di là dell’anniversario perché questo riferimento, considerando che Morante ha sempre rifiutato di fare battaglie di genere, arrivando addirittura a voler essere definita scrittore e non scrittrice?

Bruna: La scelta di Elsa Morante nasce innanzitutto da un mio profondo innamoramento per i suoi libri, in particolare Menzogna e sortilegio.

È stato un amore letterario che si è trasformato in un’esigenza artistica.

Quando ho proposto di dedicare il progetto a lei, il gruppo di artiste coinvolte ha accolto l’idea con entusiasmo e condivisione.

Il titolo del progetto, Il mondo salvato dalle ragazzine, si ispira apertamente al romanzo di Elsa Morante Il mondo salvato dai ragazzini.

Abbiamo scelto di declinarlo al femminile per sottolineare non solo una precisa scelta di campo, ma anche per affermare il nostro punto di vista: quello di un gruppo di teatranti che si riconosce nello spirito delle “ragazzine” intese come adolescenti ribelli, visionarie, vitali.

Ragazzine non come categoria anagrafica, ma come attitudine: portatrici di uno sguardo nuovo, non addomesticato, capace di immaginare e costruire alternative.

In questo senso, la nostra proposta teatrale è un gesto di salvezza, o meglio, di resistenza e rinascita.

Il nostro riferimento a Elsa Morante non nasce tanto dalla sua posizione nei confronti del femminismo – che, com’è noto, fu critica e spesso distante – quanto dalla potenza della sua scrittura e dalla profondità con cui ha saputo raccontare il mondo femminile.

Le sue protagoniste vivono nella loro complessità, nelle contraddizioni, nelle emozioni più intime. È evidente che Morante ha scavato nell’esperienza femminile a partire da sé, anche se ha sempre rifiutato l’etichetta di “scrittrice donna” preferendo quella, neutra, di “scrittore”.

Il fatto che non si sia riconosciuta nel movimento femminista del suo tempo non diminuisce affatto il suo straordinario contributo alla rappresentazione delle donne nella letteratura.

Al contrario, la sua opera parla forte e chiaro.

Eppure Elsa Morante continua ad essere scarsamente presente nei testi scolastici e nelle antologie letterarie: una rimozione che riguarda molte donne, non solo scrittrici, ma anche teatranti, musiciste, artiste.

Perché il mondo della cultura è ancora largamente dominato da una prospettiva maschile.

Credo che uno dei primi passi da fare sia proprio restituire visibilità e riconoscimento alle donne eccellenti che ci hanno precedute.

Abbiamo bisogno di riferimenti culturali femminili che ci aiutino a ricostruire quel patrimonio che troppo spesso è stato ignorato o cancellato.

Solo così, a mio avviso, possiamo ricomporre un background culturale condiviso e ristabilire un’autostima storica per il genere femminile.

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Bruna Braidotti

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Il mondo salvato dalle ragazzine vede coinvolte undici realtà da tutta Italia, che stanno realizzando azioni molto diverse. Chi sono e cosa le unisce?

Egle: Il mondo salvato dalle ragazzine è uno dei Progetti Speciali 2025 Teatro cofinanziato dal Ministero della Cultura. La siciliana Associazione socio-culturale Madè ne è capofila e   ne coordina l’attività.

La forza del progetto consiste proprio nell’unione di undici realtà artistiche, impegnate nella promozione del protagonismo femminile e della cultura dei diritti, che svolgeranno attività diffuse sul territorio nazionale.

Spettacoli, workshops, reading e un convegno per dar valore all’empowerment femminile, all’inclusione e alla giustizia sociale attraverso l’opera di Morante

Ho sempre pensato che l’artista sia come un albero con radici radicate nella terra e i rami che si diramano verso l’alto… mi piace trasferire questa metafora al nostro progetto.

Realtà teatrali radicate ciascuna nel proprio territorio d’appartenenza guidate da donne combattenti che hanno cominciato a dialogare su tematiche condivisibili, sulla necessità di far rete, di essere solidali e di essere maggiormente rappresentate.

Artiste che a più livelli lottano per l’affermazione di diritti, e che attuano attraverso il teatro la propria rivoluzione.

Donne di teatro che hanno trovato un comune denominatore nell’opera di Elsa Morante, non in quanto femminista, ma in quanto donna / bambina che nella propria scrittura ha intrecciato elementi reali e favolosi e ha narrato la storia dal punto di vista di chi subisce le decisioni dei potenti… Anche noi vorremmo, attraverso l’arte, ridefinire i confini della realtà. Lo facciamo oltrepassando i confini regionali…

Alcune segnalazioni, tra i molto appuntamenti in programma: mentre a Pordenone la Compagnia  Arti e Mestieri  diretta da Bruna Braidotti porta in scena Racconto ad una gatta, reading musicale sul romanzo Menzogna e sortilegio, a Catania  l’Associazione Madè  si rivolge ad un pubblico di bambinə con Le Straordinarie avventure di Caterina; a Roma l’associazione Spazio Libero APS diretta da Anna Maria Bruni realizza workshop e il reading La tela favolosa – lo straordinario archivio di Elsa Morante; a Cagliari la compagnia  L’aquilone di Viviana diretta da Ilaria Nina Zedda offre Il mondo salvato dalle ragazzine e dai ragazzini, una performance di teatro e nuove tecnologie; a Ferrara Teatro Nucleo, diretto da Natasha Czertok, realizza il  proteiforme Cantiere Morante  e ad Aosta la Compagnia Palinodie diretta da Verdiana Vono  propone Racconti dimenticati, un laboratorio con reading partecipato tra le pagine di Elsa Morante.

Mentre l’associazione Teatro Blu di Varese, diretta da Silvia Priori, parla di donne attraverso una riscrittura di Antigone, a San Sepolcro per l’associazione Laboratori Permanenti ATS si sfoglia La pagina più bella del mondo con letture sul tema della guerra da La Storia di Elsa Morante.

A Torino Laura Curino de l’Associazione Muse sarà in scena con il suo spettacolo La Diva della Scala e a Potenza la Nuova Atlantide Teatro diretta da Caterina Pontrandolfo presenterà È nata una rosa, spettacolo tratto da La serata a Colono, La smania dello scandalo e Addio di Elsa Morante.

Tutte ci ritroveremo a Napoli, dove si svolgerà il Convegno e, grazie ad Alina Narciso direttrice di Metec Alegre, nascerà ufficialmente la nostra rete, con il sostegno di Mediterranean Women’s Fund e in collaborazione con l’Assessorato Pari Opportunità del Comune di Napoli.

Queste sono solo alcune delle attività che le undici realtà nazionali realizzeranno, perché credono che il mondo possa essere salvato dalle ragazzine!

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Per affacciarsi almeno un po’ sul vostro personale lavoro artistico, potete raccontare qualcosa di ciò che farete, nell’ambito di questo progetto, e di come questo si inserisce nel vostro percorso etico ed estetico?

Bruna: Il progetto, che coinvolge undici diverse realtà teatrali in tutta Italia – dalla Valle d’Aosta alla Sicilia – prevede per ciascun gruppo uno spettacolo del proprio repertorio, uno o più workshop e un evento dedicato a Elsa Morante.

L’obiettivo è valorizzare la ricchezza e la varietà delle proposte teatrali al femminile nei rispettivi territori, trovando un filo rosso nella scrittura potente e complessa di Morante, che ci unisce pur nella diversità delle esperienze e dei linguaggi.

Per quanto riguarda la mia realtà artistica, la Compagnia di Arti e Mestieri di Pordenone, all’interno del progetto presentiamo lo spettacolo Donne di confine, da me interpretato insieme alla flautista Luisa Sello.

È un lavoro che racconta le storie delle donne del Nord-Est italiano, un’area segnata da un secolo di confini mobili, migrazioni forzate e drammi collettivi come quello dell’esodo istriano.

A questo si affianca il workshop Il linguaggio della Dea, un laboratorio di archeologia teatrale al femminile che parte dal mito, dal matriarcato e dal rapporto personale con il materno e con il proprio corpo, per esplorare nuove forme espressive e narrative.

È un viaggio profondo nelle radici della voce e dell’identità delle donne.

Sto inoltre lavorando a un nuovo spettacolo ispirato direttamente a Elsa Morante, intitolato Racconto ad una gatta. È una rilettura di Menzogna e sortilegio, immaginata come un dialogo intimo con un gatto, in omaggio a quel finale del romanzo in cui la scrittrice affida alla gatta il suo ultimo racconto.

Tutte queste proposte sono parte integrante del mio percorso, sia etico che estetico. Da anni, come autrice, regista e attrice, porto in scena storie di donne, e attraverso il mio lavoro – che include anche l’organizzazione de La scena delle donne, un festival dedicato alla creatività teatrale femminile – cerco di dare voce e visibilità a un patrimonio narrativo e simbolico troppo spesso marginalizzato.

È il mio modo di contribuire a un cambiamento culturale, mettendo in scena ciò che troppo a lungo è rimasto ai margini.

Egle: Madè, fin dalla sua costituzione ha come mission il raccontare storie necessarie. Diritti civili, rivoluzioni al femminile… È stata promotrice del progetto Teatro in Fortezza, la prima rassegna site-specific al Castello di Sperlinga (EN), ha realizzato progetti per la diffusione della cultura teatrale nelle periferie attraverso collaborazioni con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Catania. Fa teatro nei teatri, nei bar, nelle cantine, nei quartieri. Ho accolto la sfida artistica e territoriale che questo progetto rappresenta rendendo Madè capofila e coordinando le attività.

La Sicilia è distante.

Gli spostamenti sono costosi e la maggior parte delle compagnie teatrali siciliane soffre la difficoltà di far circuitare le proprie validissime produzioni su tutto il territorio nazionale… il progetto Il mondo salvato dalle ragazzine crea uno scambio che è nutrimento artistico a prescindere dallo spostamento concreto. Come andare in tournée pur restando nella propria città.

All’interno del progetto proporremo La voce delle donne, un workshop condotto da Emanuela Trovato basato sul Metodo Linklater, rivolto a donne di tutte le età per sviluppare e liberare la propria voce naturale.

Il pomo della discordia, nuovo testo della pluripremiata dramaturg siciliana Luana Rondinelli, per la regia di Nicola Alberto Orofino, mi vedrà in scena insieme alla stessa Rondinelli e a Barbara Gallo e Laura Giordani a raccontare dee molto molto umane…

Curerò la mise en space, presso  la Cooperativa di Comunità Trame di Quartiere ubicata nello storico quartiere San Birillo di Catania, dell’opera giovanile di Elsa Morante Le straordinarie avventure di Caterina, destinato a un pubblico di bambinə a cui seguirà Elsa e le bambine, un laboratorio di educazione sentimentale rivolto a donne di tutte le età che condurrò insieme alla pedagogista Maria Grazia Pitronaci. Tutta l’attività sarà documentata in uno short film.

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Egle Doria

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Salvaguardare le peculiarità individuali e al contempo avere la forza della moltitudine: com’è possibile, nel progetto morantiano e, più largamente, nella rete Illumina?

Bruna: Il mondo si salva con le differenze, non con l’omologazione. Il mondo salvato dalle ragazzine e la rete Illumina credono nella forza dell’unione senza rinunciare alla singolarità: siamo una moltitudine di artiste, ciascuna con la sua voce, la sua storia, il suo linguaggio.

Eppure, quando ci mettiamo insieme, accade qualcosa di potente: la marginalità dell’arte femminile si incrina, e nuove possibilità si aprono.

Abbiamo già fatto un primo passo importante, ottenendo che la parità di genere venisse riconosciuta nella Legge per lo spettacolo dal vivo.

È la prova che una rete può diventare forza trasformativa.

E che il mondo, forse, può davvero essere salvato dalle ragazzine.

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Per inciso: quale obiettivo ha la costituzione formale di Illumina? E quali elementi specifici hanno portato il progetto Il mondo salvato dalle ragazzine a ottenere il riconoscimento del Ministero della Cultura nella sezione Progetti speciali del Fondo unico per lo spettacolo 2025?

Bruna: La costituzione formale della rete Illumina rappresenta un passaggio fondamentale per rendere più efficace e diretto il nostro dialogo con le istituzioni.

Diventare un soggetto giuridico ci consente di ottenere maggiore riconoscibilità e visibilità, e di proporre e realizzare progetti su scala nazionale senza dover necessariamente passare attraverso una singola associazione che si assuma tutto il carico organizzativo e amministrativo.

Pur operando da anni come rete informale, questo atto fondativo sancisce e rafforza la nostra coesione, dando solidità a una collaborazione già viva e attiva.

Per quanto riguarda il riconoscimento da parte del Ministero della Cultura nell’ambito dei Progetti Speciali del Fondo Unico per lo Spettacolo 2025, riteniamo che gli elementi determinanti siano stati la diffusione capillare della rete sul territorio nazionale, la pluralità e solidità delle realtà coinvolte, e la coerenza tematica e artistica del progetto Il mondo salvato dalle ragazzine.

A ciò si aggiunge la scelta significativa di rendere omaggio a Elsa Morante, una figura centrale della cultura italiana, attraverso un progetto che intreccia memoria, impegno e visione contemporanea.

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Qual è, secondo voi, la possibile efficacia rivoluzionaria (uso questo aggettivo con tremore, nella gioiosa e radicale accezione messa in vita dal succitato Living Theatre, nel Sessantotto e non solo) del vostro fare? Detto altrimenti: in che modo credete possibile incidere sulla società, sapendo che la stragrande maggioranza delle cittadine e dei cittadini non ha alcun interesse per le faccende del teatro, men che meno di quello non di derivazione televisiva?

Bruna: In un tempo in cui la violenza persiste e il disincanto sembra vincere, credere in una rivoluzione attraverso il teatro può apparire utopico.

Eppure, proprio in questa realtà scoraggiata, noi esistiamo – e la nostra esistenza collettiva è già un gesto rivoluzionario. Siamo 48 realtà artistiche sparse per l’Italia, diverse per storia, linguaggio, geografia, ma unite da un’idea potente: che il teatro delle donne, fatto da donne, abitato dalle loro voci, possa ancora cambiare il mondo.

Il nostro ritrovarci a Napoli, il 3 e 4 giugno, è molto più di un incontro: è un rito, un’alleanza, un segnale che qualcosa sta accadendo.

Nessuna di noi ha mai smesso di creare, di lottare, di portare avanti progetti che mettono al centro il femminile come forza trasformativa. Come fa da anni Alina Narciso con La escritura de la diferencia, in un orizzonte che supera i confini nazionali.

La rivoluzione delle donne è quella che ancora manca. Ma forse è quella che potrà davvero cambiare le sorti dell’umanità. Non sappiamo quando, ma sappiamo che ogni nostro gesto, ogni scena, ogni incontro, ogni parola è un passo verso quella svolta. E le rivoluzioni, si sa, accadono all’improvviso. A un certo punto, qualcosa scatta. E il mondo non è più come prima.

Quanto al disinteresse generale per il teatro, soprattutto quello che non viene dalla TV, sono convinta che le cose cambieranno.

Il teatro è un’arte irriducibile: non potrà mai essere sostituito da nessuna intelligenza artificiale.

È fatto di corpi vivi, di respiri condivisi, di emozioni che accadono qui e ora, tra chi sta sul palco e chi è in sala. E credo che sempre più persone sentiranno il bisogno di tornare a ritrovarsi, fisicamente, per ascoltare storie, emozioni, visioni.

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Un’ultima domanda, per concludere e al contempo aprire questa conversazione. Tre parole che salvereste, per il futuro?

Bruna: Rinascita. Alleanza. Visione.

Egle: Coraggio. Uguaglianza. Amore.

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Grazie.

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1 COMMENT

  1. Precisazione: Spazio Libero Teatro di Spazio Libero Aps realizzerà “La tela favolosa” uno spettacolo/reading sullo straordinario archivio di Elsa Morante (ora alla Biblioteca Centrale di Roma) nato dagli incontri con la curatrice Giuliana Zagra, autrice dell’uomonimo libro. Anna Maria Bruni, direttrice artistica del progetto

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