Di contenuti social ce ne sono di infinite tipologie, sebbene tendano a inseguire trend che comportano una pervasiva omologazione di estetiche e formati. Scorrendo distrattamente il feed di Instagram, in uno di quei comuni momenti di alienazione dal mondo esterno, potrebbe però capitare che l’attenzione si soffermi su un reel diverso dagli altri. Proviene dall’account “Casa Silva” e i protagonisti sono Nicola e Emma, padre e figlia quattordicenne che si confrontano, questa volta, sulla scelta della giovane di diventare vegetariana. Sembra tutto molto reale, anche se evidentemente ricostruito sul piano registico e drammaturgico. Incuriositi, ci si potrebbe allora addentrare nella pagina: la griglia del profilo è un susseguirsi di reel simili a quello appena accennato e nella bio si legge «La prima sit-reel al mondo». I brevi video, con l’ironia, le risate di sottofondo e l’umorismo tipici delle sit-com televisive, ricreano infatti situazioni di vita quotidiana in cui padre e figlia dialogano intorno a svariati temi, da quelli che interessano di più l’adolescenza, a questioni scomode e complesse come l’orientamento sessuale, le violenze, le relazioni tossiche.
Scritta e realizzata da Gianluca Ripa e Filippo Bredeon, Casa Silva – chiaro richiamo a Casa Vianello – pensa al reel e alle piattaforme social Instagram e TikTok non come meri strumenti per veicolare contenuti d’intrattenimento, di marketing e d’informazione, ma come formati e media artistici, con cui sperimentare la creazione di storie e di personaggi che, per quanto verosimili, sono di finzione.
Tutto ebbe inizio…
«Due anni fa – racconta Nicola – quando mi sono ritrovato a collaborare con Gianluca e Filippo, social media manager dell’agenzia Verticale Milano. Io sono un agente assicurativo e mi piace trovare modi di comunicare non istituzionali e innovativi. Iniziamo allora un progetto prendendo ispirazione dalla serie The Office. L’esperimento ha molto successo, ma richiedendo molto impegno e tempo ai dipendenti, a un certo punto è emersa una certa stanchezza. Il genio qui accanto a me (ndr. Gianluca), mi ha proposto allora una soluzione alternativa che avrebbe coinvolto anche mia figlia Emma, impegnata a studiare recitazione. Giriamo così otto episodi con protagonista un assicuratore che abbandona l’ufficio per prendersi una pausa e, in casa, si trova a confrontarsi con la figlia adolescente. Una volta pubblicate su Instagram e TikTok, le puntate diventano subito virali. A settembre però Emma ricominciava la scuola e ci siamo ritrovati di nuovo a dover ripensare a un progetto».
Appassionato di sit-com come Tutto in famiglia, La vita secondo Jim, Friends, How I met your mother e arricchito delle esperienze produttive realizzate con Nicola, Gianluca inizia a interrogarsi sulle potenzialità dell’adattamento delle serie comedy televisive ai reel social. Con Filippo inizia allora a chiedersi cosa manca al mercato dei contenuti brevi, entrambi consapevoli di doversi confrontare con un contesto saturo e omologato.
Dopo qualche mese, si presentano da Nicola con una proposta. «Gianluca e Filippo, come due grandi imprenditori americani, tornano da me con una lavagna luminosa con sopra scritto “Business Plan”. Mi rivelano di voler lanciare un nuovo format e una nuova storia che racconti l’adolescenza e il rapporto genitori-figli attraverso reel divertenti ma profondi, andando a creare fin da subito il brand, il logo, il merch…»
«Ci siamo resi conto che unire sit-com e reel – racconta Gianluca – ci avrebbe permesso di coniugare due cose: la creazione di un format originale e la formazione di attori e attrici che dai social potessero aspirare a cinema e televisione. Dopo il flop degli youtuber in produzioni cinematografiche negli anni duemila – coinvolti solo per la notorietà e non per le capacità interpretative – abbiamo deciso di puntare sul far crescere delle figure attoriali e di farle conoscere attraverso i social in maniera non tradizionale. Ma il fuoco che ci ha accesi, è stato il desiderio di creare qualcosa di nuovo, capace di appassionare e parlare a un ampio pubblico, specie alle nuove generazioni».
Padre e figlia oltre e contro gli stereotipi
Con queste premesse e intenzioni nasce Casa Silva, che «per alcuni – osserva Gianluca – è un modo per evadere ridendo di alcuni momenti di vita quotidiana; per altri è un modo per sentirsi meno soli. Fin da subito volevamo trattare tematiche urgenti per il nostro presente, come il genere, la sessualità, le droghe… Occuparsi di questioni così scivolose come lo fanno Nicola ed Emma, mettendoci la faccia, è molto coraggioso, così come lo è decidere di affrontarle con uno stile leggero, ironico, a volte volutamente ridicolo».
Politica ed elezioni, disturbi alimentari, problemi degli adolescenti con la giustizia, orientamento sessuale sono solo alcuni dei temi di cui Nicola ed Emma discutono, mettendo in evidenza lo scarto tra generazioni e la difficoltà di capirsi fino in fondo. Il sottotesto, però, è la possibilità di trovare punti di incontro grazie a un dialogo aperto e rispettoso dell’altro.
«Abbiamo deciso di costruire due personaggi molto simili a noi – racconta Nicola – ma al contempo profondamente diversi. Io, per esempio, interpreto un genitore separato, cosa che nella vita non sono, perché è una situazione oggi molto frequente. In questo modo ricreiamo alcune dinamiche tra genitori e figli che solitamente restano nell’ombra e di cui si parla poco. Nella sit-reel sono anche un padre stupido, che spesso non si rende conto di cose palesi ed evidenti, per trattare il tema della genitorialità distratta anche di fronte a sintomi lampanti. Emma invece interpreta un’adolescente in esplorazione verso tutte le sessualità».
«Il personaggio di Emma è molto più vicino alla vera Emma – specifica Gianluca – sebbene più ribelle e meno dolce di quanto sia nella realtà. Quando pensiamo alle scene ci chiediamo come potrebbe rispondere a suo padre, ci confrontiamo con lei per capire se le è tutto chiaro e per avvicinarci al suo linguaggio».
Tra i temi affrontati, spicca dunque il rapporto tra padre e figlia, che la comune narrazione dipinge solitamente come conflittuale e difficile: il cliché è quello del genitore assente e rigido, di poche parole e grande lavoratore, incapace di relazionarsi con la famiglia e ancor meno con la figlia femmina che, se da piccola lo adorava, crescendo inizia a provare rabbia e rancore. In Casa Silva questo stereotipo viene completamente infranto: Nicola ed Emma, come nella vita reale, hanno un bellissimo rapporto, parlano di tutto, si confidano. Potrà sembrare banale, ma tuttora non è affatto scontato vedere padre e figlia relazionarsi senza imbarazzi su questioni considerate (ancora!) tabù come la sessualità o le relazioni. Casa Silva riesce in questo modo a mettere in crisi il concetto di uomo e di padre come individuo tutto d’un pezzo e autoritario, rappresentandolo non solo in modi volutamente grotteschi, ma anche e soprattutto come una persona accogliente e premurosa, aperta alla diversità di opinione e all’ascolto.
«Penso che Gianluca sia rimasto sorpreso del rapporto singolare che abbiamo io e Emma che, nel bene e nel male ci assomigliamo moltissimo. Nella vita io ho imparato a eliminare completamente il giudizio verso le persone, e penso che questa cosa sia avvertita da mia figlia. È forse questo il motivo per cui si sente di aprirsi con me, rendendomi partecipe della sua vita. Una cosa rara in adolescenza e soprattutto con un padre. Sotto alcuni reel ho infatti letto commenti indignati come “di questa cosa dovrebbe parlarne con la madre!”. Ma perché un padre non potrebbe discutere di ciclo mestruale con sua figlia? Io sono un tifoso di questo rapporto e mi piace poter divulgare questa idea di relazione genitoriale».
L’arte della rappresentazione (ma sui social)
La rottura degli stereotipi, siano essi relativi alle dinamiche famigliari o a temi riguardanti la politica, il genere, i problemi con la giustizia etc, sono anche un tentativo di trasmettere messaggi e punti di vista, spunti di riflessioni, accesso a storie di vita quotidiana in cui sentirsi rappresentati.
«La scelta di mettere al centro la dinamica tra un padre e una figlia – racconta Gianluca – nasce anche da una personale esigenza. Io, figlio di separati e con una situazione famigliare complicata, ho pensato che mi sarebbe piaciuto all’età di Emma avere degli strumenti per capire certe dinamiche ed emozioni che stavo attraversando. Non abbiamo ovviamente la pretesa di sostituirci a un supporto psicologico, ma l’intenzione è quella di aiutare una generazione a sentirsi meno sola e di essere uno specchio per comprendere alcune situazioni. Quando facciamo dialogare Emma e Nicola su questioni come, per esempio, l’arresto di un amico, il tentativo è quello di invitare a riflettere sul tema e a prendere in considerazione l’eventualità. Questo argomento nello specifico viene da un’esperienza reale mia e di Filippo, ma Emma, che non l’ha mai vissuta, ha avuto l’intelligenza di leggere e interpretare la situazione. In ogni puntata, insomma, io inserisco qualcuno dei miei “Horcrux”, ovvero lascio un pezzettino della mia anima e dei miei tormenti».
Trarre ispirazione dalla propria esperienza personale è una pratica comune nel processo creativo, che porta poi a dare forma a storie verosimili attraverso la scrittura, l’arte, il video, l’audio o il teatro, per raccontare uno spicchio di realtà e guardarla da lontano, con occhio critico. Ma cosa accade quando una rappresentazione si sposta sulle piattaforme social?
«Nonostante la recitazione a volte grottesca, l’assurdità di alcune scene e le risate finte, oggi abbiamo ancora molto seguito convinto di vedere la realtà. Qualcuno ha iniziato a chiederci se siamo davvero padre e figlia, e questo forse dimostra che qualche dubbio sul fatto che nei nostri reel non siamo propriamente noi, ci sia. Tuttavia questa confusione ci limita nella scelta di alcuni temi: ci piacerebbe per esempio parlare di violenza domestica, ma mettere in scena certe dinamiche può venire mal interpretato, tanto da far passare il messaggio sbagliato o suscitare inutili indignazioni, come è accaduto quando abbiamo tentato di affrontare questioni politiche: abbiamo perso followers, che ci accusavano di essere di un partito o dell’altro».
Quando la rappresentazione verosimile del reale passa attraverso i social pare dunque generarsi una sorta di cortocircuito. È forse per la natura di queste piattaforme, dove siamo abituati a trovare soprattutto racconti in prima persona in cui ciascuno “mette in scena” una versione di sé presentata come autentica, che una fiction come Casa Silva può essere scambiata per vita reale?
L’utente-spettatore, le interazioni, la popolarità
Eppure, la maggior parte dei reel di Casa Silva hanno un’impronta differente rispetto ai modi di narrare sui social: non rompono la quarta parete e, se lo fanno, parlano a un’audience “plurale” e non al singolo, ponendo così l’utente a una distanza tale da aprire uno spazio critico fra sé e ciò che guarda. Ancora una volta però, abitare i social significa confrontarsi con la loro natura, in questo caso di piattaforme interattive.
«Ci arrivano moltissimi DM – racconta Nicola – alcuni dei quali non mi aspettavo, perché contengono racconti personali molto intimi e tristi, richieste di aiuto. Tanti ci hanno condiviso le loro paure nell’aprirsi con i propri genitori, riflettendo sulle tematiche che tocchiamo nei reel».
«Questo ovviamente ha il suo lato positivo – aggiunge Gianluca – perché il nostro obiettivo è anche di trasmettere messaggi educativi e aiutare chi si trova ad affrontare alcuni dei problemi che scegliamo di trattare. Per questo abbiamo aperto una casella e-mail, perché chiunque abbia bisogno possa scriverci. Le interazioni con gli utenti ci permettono anche di capire quali temi sentono più urgenti, lasciandoci così ispirare. L’intenzione è proporre puntate sempre diverse, anche a partire da una singola questione. Per l’amore, per esempio, stiamo cercando di riproporlo sotto diversi aspetti, sulla base di alcune richieste o a partire dalle esperienze di Emma stessa».
Oltre alle interazioni, un altro aspetto con cui la produzione si è inevitabilmente confrontata è la velocità con cui si ottiene ampia visibilità nel momento in cui i contenuti pubblicati diventano virali. «Ci siamo ritrovati inondati da una popolarità che non ci aspettavamo, ma soprattutto molto velocemente, ovvero solo dopo un mese dal progetto. È molto bello avere questo riconoscimento, ma al tempo stesso spaventa» spiega Nicola, mentre Filippo riflette sulla difficoltà «di scegliere quali passi fare per tutelare il brand da una parte e farlo crescere dall’altra. Selezionare gli sponsor, per esempio, è importante e dei no a proposte ingenti li abbiamo dati. Si tratta insomma di prendere delle decisioni delicate e spesso rischiose per il progetto, sia che si accetti una collaborazione, sia che la si rifiuti».
La viralità dei contenuti e l’ampia visibilità sui social sono sinonimo di successo e popolarità, un aspetto che comporta un cambiamento nella vita quotidiana e un’alta attenzione pubblica. Ormai Casa Silva è a più di 63K followers su Instagram, 192K su TikTok e 175K su YouTube (ndr. dato aggiornato al 07/06/2025) e le fasce d’età comprendono il 50% di persone fra i 30 e i 50 anni e più del 30% di 18-24enni, anche se si presuppone che anche le fasce 10-15 siano fruitori della sit-reel tramite il telefono dei genitori. Questo perché, racconta Nicola, spesso viene fermato per strada insieme ad Emma proprio dai giovanissimi.
«La popolarità è un aspetto complesso – commenta Nicola – che non riguarda solo l’essere riconosciuti per strada, ma anche l’influenza che si ha sulle persone. Emma ancora non si rende conto di quanto l’hanno idealizzata, di quanto seguito ha e che cosa questo comporta»
Silenziosa e timida, la vera Emma rivela però che al momento nel suo quotidiano e con gli amici questa esperienza in Casa Silva non le ha dato alcuna difficoltà, sebbene con i fan per strada tenda a imbarazzarsi. «Su Instagram invece – racconta – ho un fandom e con una delle ragazze mi scrivo tutti i giorni. Ci sono delle regole in queste pagine e hanno anche istituito il Silva’s Day il giorno del mio compleanno».
«Per me la crescita di Emma è fondamentale – afferma Gianluca – e la paura di esplorla in modo eccessivo c’è. Mi spaventa l’idea che un giorno mi dica “ma cosa mi hai fatto fare?”. Per questo cerchiamo sempre di renderla consapevole di cosa questo progetto sta comportando. Credo poi che Emma abbia un talento per la recitazione e mi piacerebbe che Casa Silva sia un modo per aprirle una strada futura che, magari, non aveva considerato prima».
La velocità dei social accelera l’ascesa verso la popolarità, ma con la stessa rapidità i contenuti si susseguono, si rinnovano, si moltiplicano e si copiano, col rischio di oscurare in fretta quella stessa notorietà appena conquistata.
«Si, c’è la paura di essere un fuoco di paglia – riflette Gianluca – o che arrivi un influencer con più seguito di noi a proporre la stessa cosa. Siamo consapevoli che qualcun altro replicherà il nostro metodo, noi stessi continueremo con format simili in progetti diversi e per terzi. Casa Silva però è un po’ come il nostro bambino, anche per affezione al progetto e alle persone con cui lavoriamo, perciò ne siamo un po’ gelosi. Vorremmo infatti farlo diventare qualcosa di più: ci piacerebbe portare Casa Silva in tour nei teatri, per vedere come reagirebbe il pubblico di fronte a una performance live. Un’altra idea è quella di coinvolgere ragazzi e ragazze dell’età di Emma nel progetto, dando loro la possibilità di lavorare in un contesto creativo. Sarebbe un onore per noi riuscire a raggiungere tutti questi obiettivi e allargare il gruppo dando spazio alle giovani generazioni».
Sebbene i social necessitino di una continua e rapida evoluzione nei contenuti, Casa Silva si è ritagliata uno spazio riconoscibile e riconosciuto fra i contenuti social originali italiani. La costanza e la passione dei suoi creatori, da Gianluca e Filippo “dietro le quinte” a Nicola e Emma che prestano il loro volto ai protagonisti della sit-reel, manifestano una cura e una dedizione che difficilmente svaniranno, qualsiasi forma Casa Silva sceglierà di prendere per rinnovarsi, migliorarsi o trasformarsi nel tempo, in piena coerenza con i propri obiettivi.