Operaestate, il festival di teatro che scopre il territorio

Adriano Bolognino - Samia

Succede in Veneto e non in Emilia Romagna, Operaestate è un festival teatrale storico diffuso su tutta la Pedemontana Veneta con oltre 100 appuntamenti tra danza, teatro, musica e circo. Una rassegna che per le sue dimensioni non ha uguali in nessun’altra regione italiana e che potrebbe essere preso ad esempio.

Giunto alla sua 45esima edizione, il festival si sviluppa per tutta l’estate, dal 27 giugno al 15 settembre 2025, tra ville storiche, giardini segreti e spazi urbani si trasformano in palcoscenici vivi, luoghi di incontro e di sperimentazione artistica.

«Negli anni è cambiato moltissimo – racconta la direttrice artistica Rosa Scapin – anche in relazione alle trasformazioni dell’offerta e della domanda di spettacolo. Il Festival si chiama Operaestate perché inizialmente aveva una stagione lirica, poi abbiamo proseguito in questa direzione ma a poco a poco la rassegna è diventata multidisciplinare, con sezioni di danza, teatro e musica. Nonostante le trasformazioni, da sempre in calendario affianchiamo ricerca e tradizione, ma l’attenzione alle espressioni e ai linguaggi contemporanei ha subito un’accelerazione negli ultimi quindici anni. Abbiamo infatti costruito degli spazi esclusivamente dedicati ai giovani artisti, che all’inizio erano solo delle vetrine estive e poi si sono configurate in progetti permanenti, con impegni produttivi, residenze, azioni di networking tra soggetti italiani ed europeo. Il Festival negli ultimi anni è inoltre molto attento alla formazione artistica: oltre 25 sono stati i progetti europei che abbiamo vinto, sia come partner capofila sia in rete con altri. Tutta questa attività nell’arco dell’anno a un certo punto ha cominciato ad avere un’evidenza importante in rassegna, che è diventata una sorta di sintesi delle progettualità che portiamo avanti. Molte produzioni che presentiamo sono state infatti sostenute durante l’anno, hanno insomma un percorso condiviso con noi. Una caratteristica propria di Operaestate è poi relativa al coinvolgimento del pubblico e alla valorizzazione del territorio, con azioni di attivazione delle comunità e con progettualità pensate appositamente per i luoghi che abitiamo».

A proposito dei luoghi del festival: cosa significa costruire un festival diffuso e integrato in un territorio specifico con il Veneto?

«Il Veneto ha una grande vivacità nella danza e nel teatro, tantissime sono le compagnie nate qui che si sono poi affermate a livello nazionale e internazionale. Operaestate nasce fin da subito come un festival diffuso, anche se il centro è Bassano del Grappa, il comune promotore del progetto che in collaborazione con altri comuni partner dissemina le azioni sulla Pedemontana Veneta, un territorio ricco di beni culturali e paesaggistici. Andiamo dunque nelle città che aderiscono e cerchiamo innanzitutto una condivisione con le comunità, con cui dialoghiamo per raccogliere idee e suggestioni, i temi a loro cari per la valorizzazione del patrimonio e dell’ambiente. Da lì individuiamo gli artisti da coinvolgere e inizia il processo creativo. Gli esiti sono sempre differenti, perché variano dal luogo e dalle necessità. L’obiettivo primario è dunque la condivisione e il coinvolgimento di cittadini che poi diventeranno gli spettatori, insieme anche a visitatori e turisti.

Entrando nel vivo di questa 45esima edizione, quali sono i principali temi e linguaggi che il pubblico potrà incontrare?

«I temi sono quelli che ci stanno accompagnano nelle ultime edizioni, ovvero quello della promozione della ricerca e dell’innovazione, e quello della valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale. Alta è l’attenzione anche all’inclusività dei progetti e alla  generatività del benessere del progetto culturale. In questa direzione va Dance Well, una pratica artistica per le persone con Parkinson e che quest’anno festeggia 11 anni di attività. Proviene da un progetto europeo che facciamo dal 2013, insieme a un partner olandese che ci aveva messo in relazione con un centro di Rotterdam impegnato in questa pratica. Una volta portato il progetto a Bassano, la cittadinanza ha scritto al sindaco chiedendo di farlo proseguire anche negli anni successivi. Siamo dunque riusciti a dare continuità a Dance Well, formando una dozzina di insegnanti-danzatori del territorio e poi portando questa pratica a Bassano non solo in luoghi ospedalieri o sportivi, ma anche in musei, teatri, contesti naturali. Il progetto si è poi diffuso in tutta Italia e l’abbiamo esportato in Oriente, Giappone e Hong Kong e ora si sta chiudendo un percorso triennale europeo che ha portato la pratica anche in Francia, Germania, Lituania e Repubblica Ceca. In questi anni abbiamo misurato scientificamente la ricaduta della pratica sul benessere delle persone e tutto il percorso è sempre affiancato da medici esperti. Sulla scia di Dance Well, Operaestate ha poi ampliato le attività dedicate alla generazione del benessere sia dei creatori che del pubblico».

‘La notte dei bambini’, Gaia Nanni

Il Festival è ormai una realtà riconosciuta e riconoscibile. Quali sono le prospettive future? C’è un orizzonte ideale a cui Operaestate tende?

«Il futuro è sempre da anticipare e credo che la nostra storia più recente sia andata in questa direzione. Ora è forse il tempo di accelerare, perché la domanda cambia più velocemente di quanto riusciamo a fare. Anche il pubblico è diverso: prima era unico, ora è indifferenziato. Ogni spettacolo che presentiamo va dunque comunicato al segmento di spettatori potenzialmente interessati. Alcuni progetti di audience development ed engagement sono già attivi, nell’ottica di offrire un’esperienza diversa dall’assistere semplicemente a delle performance. La sfida futura è quindi di imparare a individuare meglio i pubblici e di coinvolgerli maggiormente, senza aspettare che vengano a vedere quello che proponiamo».

Programma completo su www.operaestate.it

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