Molchat Doma: un’esplosione post-punk sovietica al BOnsai Festival

Una di quelle band che volevo vedere dal vivo già da un pò di tempo, i Molchat Doma, (Molčat Doma) band post-punk di Minsk.

Moltissime persone non sanno nemmeno chi siano, però sono sicura che avranno sicuramente sentito Sudno (Boris Ryzhyi), pezzo diventato virale su Tik Tok in una miriade di video. Se da una parte la tecnologia ci offre davvero un sacco di possibilità, ovvero di conoscere band, tradurre testi, dall’altra parte noto assenza di ricercatezza nella maggor parte dei casi, disinteresse, ma daltronde anche prima dell’avvento di internet eravamo una piccola fetta della popolazione ad andare nel negozio di dischi di fiducia, sfogliare magazine, alla ricerca disperata di nuovi stimoli e nuove sonorità.

Chi c’era a Bologna il 2 luglio al BOnsai Festival per assitere al live dei Molchat Doma è per certo una di quelle persone appassionato di musica, fan delle sonorità anni 80′, post punk, new wave e sinceramente spero pochi solo per seguire i trend dei social, anche perchè non è affatto semplice seguire un intero concerto senza cantare nemmeno un brano, a meno che tu non parli perfettamente il russo.

Il trio di Minsk sale sul palco verso le 21 e 30 e ad un tratto il live si trasforma in una grande pista da ballo, tutto il pubblico danza sulle note decadenti e fuori dal tempo, Egor Škutko, magnetico frontman ci ipnotizza con i suoi balli vertiginosi e con la sua vocalità profonda e baritonale, Roman Komogorcev, alle chitarre e batterie e Pavel Kozlov al basso e synth ci fiondano direttamente nel brutalismo sovietico, evocando quei paesaggi fatti di cemento, malinconia e post-industrial in pezzi come Doma Molchat, Ne Vdvoem
Obrechen, Belaya Polosa, Chernye Tsvety, Discoteque, Na Dne, Beznadezhnyy Waltz, Kletka,Toska,Tancevat.

Chiari i riferimenti a band come Joy Division, Cure, Depeche Mode e ai russi Kino, i Molchat Doma pur cantando nella loro lingua madre trasudano immagini ed emozioni di una potenza assurda, inebriati dal loro sound e dalla forza della musica che anche questa volta ci travolge in pieno, un’esplosione danzante a tutti gli effetti, un vortice minimalista dove le parole incomprensibili diventano comprensibili, ti arrivano al cervello trasmettendoci con elevata sensibilità tutta la desolazione e l’alienazione e come cantano i cani quel “buco nero”, ed è questa la grande forza della band bielorussa, perchè la loro musica travolge, senza bisogno di traduttori, attraversando lo spazio e il tempo e quello ci rimane alla fine di questo grande concerto è la consapevolezza di sentirci un pò meno soli in questo mondo di disperata disperazione.

Molchat Doma, 2 luglio 2025, BOnsai Festival, Parco delle Caserme Rosse, Bologna

Grazie a Parole & Dintorni e a tutto lo staff del BOnsai.

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