Gagarin contro le polarizzazioni del pensiero

Gagarin ha compiuto quindici anni. E’ passata una generazione da quando abbiamo fondato la rivista, allora cartacea, ora solo web. Sono cambiati i presupposti e anche le linee editoriali che hanno guidato la rivista in questi anni. La rivoluzione digitale ha cambiato i modelli di comportamento, radendo al suolo la capacità di profondità delle analisi e la coralità delle esperienze da una parte, ma allo stesso tempo congestionando un’economia culturale – che seppur fatta di piccole cifre – era capace di sostenere professioni nel campo dell’arte, del giornalismo, della comunicazione, anche se non erano mainstream.

Purtroppo al momento è tutto fagocitato dall’abbaglio dell’informazione istantanea e della fruizione di contenuti gratuita fornite dalla grande “mamma” web – in passato era la TV – che abbatte la qualità dei contenuti, ma ancora ancor peggio azzera il dibattito, il confronto, la messa in discussione delle proprie idee. Tutto il web è governato dagli algoritmi – non solo quello dei social ma anche e soprattutto quello di google, di spotify, e delle intelligenze artificiali – che non fanno altro proporci contenuti che ci piacciono già o che confermano le nostre posizioni, polarizzando le idee e i gusti.

Tutto questo ha portato a disorientare una generazione intera di artisti e produttori culturali indipendenti, che credono nella sperimentazione, nell’inaspettato, che amano il caos della vita, che non cedono alla costruzione dell’arte come solo prodotto di intrattenimento e che sono rimasti orfani di uno loro spazio di lavoro.

Anche la redazione di Gagarin è finita dentro a questo trita tutto ed è ancora alla ricerca di una nuova linea editoriale. Quindici anni fa credevamo che la bellezza dell’arte potesse salvare il mondo. In questo crediamo ancora. L’arte appartiene all’uomo nelle sue corde più ancestrali, alla sua parte emozionale, che è ancora in molta parte oscura alla scienza, ha un tempo lento, cura le menti, aiuta a comprenderci e a conoscere il diverso e soprattutto ha il potere di farci immaginare quello che non c’è, l’assurdo, il surreale, l’infinito. L’arte per dirla – con un’espressione di Walt Whitman ormai nota – “contiene moltitudini”.

L’arte, quella di oggi che rimarrà anche tra cento anni e quella che è rimasta da quando l’uomo è nato –  è sicuramente un antidoto al pensiero lineare e polarizzato dei pollici su o giù, è quello che c’è di più vicino all’idea di libertà.

Per questo la nostra redazione continuerà a scegliere per voi, a tutelare e a promuovere sulle sue pagine le espressioni e le forme artistiche “resistenti” lontane dai grandi numeri.

E per questo ogni venerdì pubblicherà un editoriale che cercherà di riflettere non solo sulle politiche culturali del nostro paese, ma anche sulla società e sull’attualità per promuovere un dibattito libero e costruire intorno a noi una comunità unita, nella diversità.

1 COMMENT

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.