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Frammenti dai Giuramenti di Mariangela Gualtieri e Cesare Ronconi | Teatro Valdoca

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Note sparse, per impossibilità e gratitudine, a partire da Album dei Giuramenti e Tavole dei Giuramenti. Ascoltando lo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi.

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BREVE PREMESSA

Ci sono opere che è facile analizzare, sezionare, o almeno provare a raccontare: descrizioni di descrizioni.

Altre, impossibili da comprendere, che chiedono forse unicamente di nominare qualche frammento che sta prima o dopo, o a fianco, sopra o sotto.

Sviluppi rizomatici, come regali.

 

frame de Gli Indocili di Ana Shametaj

DI COSA SI STA PARLANDO

È opportuno riportare interamente, per chiarezza, la scheda di presentazione pubblicata dall’editore Quodlibet:

Album dei Giuramenti e Tavole dei Giuramenti – i due volumi che qui presentiamo – vogliono condividere con il lettore i tratti di un’avventura teatrale memorabile – che ha portato allo spettacolo omonimo – e soprattutto fissare quanto si è depositato nel lungo periodo di lavoro, in pensieri, versi e immagini, quanto cioè, al di là dello spettacolo, mantiene vitalità propria, in dialogo col più vasto e comune canone teatrale.
Dopo due anni di incontri e seminari, Cesare Ronconi ha formato un gruppo di dodici attori e con loro, in un luogo appartato e selvatico, l’Arboreto di Mondaino, ha guidato tre mesi di vita in comune, in un tempo che era insieme di prove teatrali, di studio, di vita nel bosco, fino alla formazione di un «corpo di corpi», cioè di un Coro teatrale caratterizzato da «empatia, impasti profondi che lo generano e lo tengono in vita».
L’Album dei Giuramenti, nella prima parte (Stanze), contiene le riflessioni teoriche di Lorella Barlaam, intorno ai temi che hanno segnato i passaggi chiave di quanto vissuto insieme, agganciando il presente all’arcaico, il quotidiano alla tradizione dei classici e dei maestri contemporanei. Sono pensieri che attraversano figure dell’intreccio millenario e ricercano il capogiro di parole che stanno alle origini del teatro, alle origini del pensiero filosofico e le cuciono a quell’intenso presente.
Ed è proprio prendendo ispirazione dalle lezioni di Barlaam e dal lavoro del regista con gli attori che ogni giorno Mariangela Gualtieri presentava i suoi versi, scritti durante la notte, alla «comunità teatrale animale», e subito passati al vaglio vibrante della voce, versi che qui, nella seconda parte del libro, compongono il testo vero e proprio di Giuramenti. Non vi è «trama», non si tenta di cesellare sviluppi psicologici, bensì, come scrive Mariangela Gualtieri, si chiamano «attori e spettatori a farsi insieme comunità teatrale, in un patto duraturo con la propria pienezza, fedeli a sé stessi e al mistero, in questo tempo che spegne e separa».

Nel secondo tomo, Tavole dei Giuramenti, vengono riportate alcune visioni delle prove, del lavoro e della vita comune, una elaborazione di fotogrammi che Ronconi ha passato al banco ottico, in una sequenza che restituisce la cifra dell’avventura vissuta: senza ornamento, senza seduzione, in una eleganza selvatica e minima, secondo la legge del bosco, della sua ombra e dei suoi animali. Gli animali ripresi in foto notturne infatti, fanno album insieme agli attori, come componenti di una medesima e più vasta comunità. C’è in questo secondo tomo il tentativo di rievocare, per quanto possibile, l’aspetto esperienziale del lavoro, la magia naturale di un luogo che ha quasi spontaneamente dato alla luce un obliquo culto di quella completezza «divina» potenzialmente accessibile a ognuno di noi, ma eternamente sfuggente.

Le immagini elaborate da Ronconi provengono dal documentario Gli Indocili (produzione Ubulibri in collaborazione con Rai Cinema, Italia, 2019, 67’), che la regista Ana Shametaj ha girato a L’Arboreto nei tre mesi di permanenza della Compagnia. Quelle degli animali sono opera di Michele Bruzzi.

 

Tavole dei Giuramenti_Cesare Ronconi

 

FRAMMENTI

Ventidue anni fa, era il 1997, imbattersi Nei leoni e nei lupi di Teatro Valdoca, a Cesena.

Un’epifania. Una rivelazione. Una rivoluzione dello (nello) sguardo.

Quella sfrontata libertà. Quella magnetica selvatichezza. Quell’anarchico rigore. La maestosa verità di quelle parole.

Di tanto in tanto, tornava lo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi. Come adesso.

 

frame de Gli Indocili di Ana Shametaj

 

A sbirciare la laboriosa e attenta nascente comunità temporanea di Mondaino che affiora dalle pagine vien da pensare a Rainer Maria Rilke, ai suoi Appunti sulla melodia delle cose: «Solo nell’ora comune, nella comune tempesta, nella stanza in cui si incontrano, essi si ritrovano».

E ancora: «Sempre veglia dietro di te una grande melodia, tessuta di mille voci, entro la quale solamente qua e là trova spazio il tuo assolo. Sapere quando devi fare il tuo ingresso, questo è il segreto della tua solitudine: così come l’arte della vera comunicazione consiste nel lasciarsi cadere dall’elevatezza delle parole nella melodia comune».

Vien da immaginare il lavorìo di Rudolf Laban a Monte Verità, alla sua visionaria ricerca delle condizioni, o meglio delle leggi naturali, dell’espressione.

Lontano da ogni accademia.

Nel tentativo di addivenire a un accadimento scenico «dinamico ed espressivo, autosufficiente e significativo»: analogamente a ciò che di Giuramenti è poi stato dato a vedere, forse.

Vien da ricordare il progressivo immergersi nel paesaggio di quattro Madonne dipinte da Giovanni Bellini tra il 1470 e il 1505: l’opera e (è) il mondo.

 

1. Giovanni Bellini, Madonna greca, 1470

 

2. Giovanni Bellini, Madonna con Bambino, 1480

 

3. Giovanni Bellini, Madonna con Bambino, 1490

 

4. Giovanni Bellini, Madonna del Prato, 1505

 

Vien da mormorare la celebre poesia di Zanzotto:

Ormai la primula e il calore
ai piedi e il verde acume del mondo

I tappeti scoperti
le logge vibrate dal vento ed il sole
tranquillo baco di spinosi boschi;
il mio male lontano, la sete distinta
come un’altra vita nel petto

Qui non resta che cingersi intorno il paesaggio
qui volgere le spalle.

 

frame de Gli Indocili di Ana Shametaj

 

Epico, aggettivo. Attinente alle grandi narrazioni poetiche, volte all’esaltazione degli eroi. Che oltrepassa di gran lunga i limiti delle comuni forze materiali e spirituali. Nel linguaggio della critica letteraria contemporanea spesso contrapposto a lirico, col senso di “vigorosamente oggettivo e narrativo”. Origine: dal latino epĭcus, dal greco epikós, derivato di épos “parola”.

 

Tavole dei Giuramenti_Cesare Ronconi

 

Sfogliando le tavole di Ronconi.

Foto in bianco e nero. Anche sfocate. Anche sovra-esposte. Quelle di animali sembrano frame di una telecamera di sorveglianza.

Tra certificazione del reale e costruzione di un immaginario -da sempre le due funzioni fondamentali di ogni immagine- questi collage prendono pezzi di mondo e lo ricreano, presentandolo.

Lo sguardano.

Ce lo fanno vedere com’è.

Non aumentato. Non selezionato. Antigrazioso (Boccioni docet).

Occorre una gran fiducia nelle cose, a concepire opere così.

Una rosa è una rosa è una rosa.

 

frame de Gli Indocili di Ana Shametaj

 

Umani e animali, in queste tavole.

Animalità evocata e invocata.

Un dubbio su cui sarebbe bello dialogare con gli autori: quanto è realmente possibile (desiderabile) una piena condizione di naturalità, giacché il corpo di ciascuno è fin dalla nascita culturalmente in-formato e non vi è nulla o quasi che possa di fatto dirsi veramente libero da tale pre-condizione?

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Per concludere queste poche righe sconclusionate: sfogliando l’Album e le Tavole affiorano alla memoria le fotografie di Claudine Doury.

Le facce da lei ritratte sembra prendano luce da tutte le parti.

E così quelle della comunità di Giuramenti.

E quelle parole.

E quell’avventura.

 

foto di Claudine Doury

 

foto di Claudine Doury

 

foto di Claudine Doury

 

foto di Claudine Doury

 

Dire grazie, almeno.
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MICHELE PASCARELLA

 

info: http://www.teatrovaldoca.org/ https://www.ubulibri.it/ https://www.quodlibet.it/

 

 

I LEGNANESI RITORNANO CON ‘NON CI RESTA CHE RIDERE’

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ILEGNANESI_2019-2020_ph Federico Vagliati_2

Dopo il successo di pubblico di “70 voglia di ridere c’è”, lo spettacolo che ha celebrato i 70 anni della compagnia, I Legnanesi ritornano con ‘Non ci resta che ridere, l’esilarante commedia come sempre en travesti, in scena al Teatro Duse sino a domenica 8 dicembre 2019 (alle ore 16).

Lo storico gruppo teatrale quest’anno ha festeggiato i 70 anni di carriera, di fatto è l’ultima e più longeva compagnia italiana di Rivista, per l’occasione la Regione Lombardia gli ha dedicato un libro sulla scorta dello spettacolo ‘Non ci resta che ridere’ ed un film per la tv ‘Non c’è Natale senza panettone’.

Definiti quali “Ineguagliabili interpreti del lombardismo”, I Legnanesi oramai sono diventati maschere nazionali al pari del celebre Arlecchino. Tutto è in travesti, dove gli uomini interpretano gli uomini e gli uomini interpretano le donne e offrono un spettacolo unico nel suo genere.

E, in quest’anno di festeggiamenti, in occasione del cinquecentennale della morte di Leonardo da Vinci c’è chi la combina grossa, o meglio tenta di compiere il colpo grosso e finisce per prenderla sul ridere. E’ la rocambolesca avventura de I Legnanesi, un viaggio nel tempo ‘Sulle tracce della Gioconda’ dove i riferimenti della sceneggiatura colta di Antonio Provasio e Mitia Del Brocco guardano al passato e con sarcastica ironia prestano un’attenzione particolare al presente con richiami e sottintesi alla tradizione ed al panorama politico odierno.

I Legnanesi_2019-2020_ph Federico Vagliati_3

La storia ambientata a Parigi ha inizio nelle sale del Louvre, con Mabilia (Enrico Dalceri), appariscente stangona biondo platino che insieme a mamma Teresa (Antonio Provasio) e papà Giovanni Colombo (Lorenzo Cordara, al suo debutto in questa stagione) ammirano la Gioconda. Indosso hanno dei gilet gialli catarinfrangenti, simbolo dei manifestanti della protesta inseguiti dai gendarmi (Giordano Fenocchio e Fabrizio Rossi). In occasioni delle celebrazioni di Leonardo Da Vinci Teresa si convince che la Monnalisa debba ritornare in Italia e a dispetto della maledizione legata al furto dell’opera, istiga il marito Giovanni a compiere il misfatto.

E’ così che improvvisamente la famiglia Colombo si ritrova nel 1504, anno di realizazione dell’opera, al cospetto di Leonardo Da Vinci, Gian Giacomo Caprotti detto il Salai e la ben poco avvenente Monna Lisa, nonché di Michelangelo e della caricatura maldestra del David dove l’inarrestabile incalzare di battute e malintesi si colora della fantasiosa ilarità dei dialoghi dei redivivi personaggi storici che rendono omaggio al genio italico.

Il viaggio non finisce qui e grazie all’intercessione di Leonardo Da Vinci i nostri personaggi vengono catapultati nel 1918, durante la prima guerra mondiale lungo la strada per Legnano, in un cortile lambito dai bombardamenti, ora adibito a ospedale da campo e Teresa, vestita da infermiera, intercetta la progenie e prova a cambiare il corso del tempo per risparmiarsi nel futuro, ambientazione reale della commedia, le “pene” della vita coniugale.

Non sveliamo altro e vi invitiamo alla scoperta della conclusione dell’avventura, assicurandovi risate e stupore dall’inizio alla fine dello spettacolo, dove tra il primo ed il secondo atto il viaggio nel tempo si arricchisce di intermezzi musicali e le scenografie e i costumi fatti di balze, pizzi, lustrini e merletti colorati, cifra stilistica della compagnia, prendono vita nel mirabolante e immancabile quadro di rivista, dedicato naturalmente a Parigi, con una scintillante Tour Eiffel che fa da sfondo alle coreografie dei boys e all’ingresso trionfale di Mabilia, come sempre diva tra le dive, splendida in un abito da favola nel Gran Can Can de I Legnanesi.

I Legnanesi divertono e si divertono, non mancheranno esilaranti momenti di improvvisazione e l’inevitabile coinvolgimento del pubblico soprattutto nel siparietto finale quando i Colombo riflettono sui valori della famiglia e dei sentimenti per poi salutarci con il sempre emozionante gran finale in smoking, per ricordare che, nonostante i problemi e le difficoltà della vita, ‘Non ci resta che ridere’.

Buon divertimento!

www.tratroduse.it

TEATRO MENTORE DI SANTA SOFIA: QUALITÀ GARANTITA

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A Santa Sofia è ricominciata la stagione del Mentore, un piccolo teatro che, sotto la direzione di Ruggero Sintoni, non ha nulla da invidiare alle proposte dei cartelloni di città. Una programmazione di qualità, che unisce la prosa a tanta musica e, dopo il primo spettacolo di apertura con Moni Ovadia e il suo Cabaret Yiddish, prosegue sabato 1 febbraio, con la Compagnia Baccalà che porterà l’arte di strada in teatro, mentre sabato 8 febbraio sarà in scena Paola Maugeri con Rock & Resilienza, racconto che parla della normalità dei grandi rocker, alla ricerca di risultati straordinari sfidando i propri limiti. Sabato 22 febbraio toccherà a Lella Costa che porterà sul palco Se non posso ballare…, un racconto di donne intraprendenti, controcorrente, spesso perseguitate, da Marie Curie a Virginia Woolf, da Maria Callas ad Ilaria Alpi. Sabato 7 marzo ci saranno Ascanio Celestini e le sue Barzellette, raccolte da un immaginario ferroviere di una piccola stazione capolinea, mentre lunedì 16 marzo Rocco Papaleo si esibirà in Coast to coast, un viaggio dove tutto è provvisorio. Sabato 28 marzo, Alessandro Benvenuti e il suo Chi è di scena, intreccio giocoso e imprevedibile sull’incontro tra un uomo di teatro scomparso improvvisamente dalle scene e un suo fan. Di fianco a queste serate, spazio al Teatro ragazzi con Accademia Perduta/Romagna Teatri che, sabato 21 dicembre alle 17, porta in scena la classica fiaba Pinocchio, una nuovissima produzione per la regia di Claudio Casadio. Tra i fuori abbonamento, in occasione delle celebrazioni del Giorno della Memoria, il 26 gennaio, alle 21, verrà proiettato The Hate Destroyer, docufilm di Vincenzo Caruso che racconta la vicenda della berlinese Irmela Mensah-Schramm, ma da non perdere sarà il grande evento di sabato 7 dicembre con Cristiano De André (nella foto) e la sua Storia di un impiegato, ispirata all’omonimo album di Fabrizio De André, ancora attuale dopo quasi 50 anni.

Santa Sofia (FC), Teatro Mentore, piazza Garibaldi. Info e prenotazioni: 349 9503847, teatromentore@gmail.com

Cinema Rex presenta “Le Mans ’66”

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Da venerdì 6 a domenica 8 dicembre sul grande schermo del Cinema Rex di Cesenatico verrà presentato l’ultimo film di James Mangold “Le Mans ’66 – La grande sfida“.

Tratto da una storia vera, il film narra gli eventi che nel 1966 hanno portato alla vittoria della Ford sulla Ferrari in una delle più grandi gare automobilistiche, la 24 ore di Le Mans.

Matt Damon è Carroll Shelby, ex pilota vincitore della gara nel 1959 che, dopo aver scoperto di soffrire di una grave patologia cardiaca, è costretto a lasciare le piste per dedicarsi alla vendita di automobili. Christian Bale è invece Ken Miles, un collaudatore irascibile e testardo ma con uno spiccato talento per la guida. Insieme, Carroll e Ken riusciranno a fare vita al prototipo automobilistico rivoluzionario in grado di portare  la Ford, dopo una serie di tentativi fallimentari, ad affermarsi e sconfiggere la rivale Ferrari.

Una storia molto americana, di eroi umili il cui talento rimane nascosto fino al momento in cui il sistema, in questo caso quello automobilistico e del marketing, non si accorge che la loro passione può essere effettivamente la chiave per il successo.

Info:  0547 79435 – 79428

Roberto Mercadini e Wesa a Villa Torlonia Teatro

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A Villa Torlonia Teatro si apre una nuova rassegna dal titolo “Digitali Purpurei”, dedicata al mondo più che attuale degli youtubers. Si tratta di un format che vede ad ogni appuntamento Roberto Mercadini dialogare di filosofia, letteratura e scienza con questi giovani del mondo digitale. Il primo incontro si terrà domenica 8 dicembre alle ore 17 in compagnia di Wesa.

WesaChannel è il nome del canale di Riccardo Vessa, bolognese di 35 anni, laureato in comunicazione e specializzato in filosofia ed impegnato in attività di coaching e crescita personale. Il suo canale YouTube ha solo due anni ma ha già raggiunto i 100.000 followers e i suoi video hanno una media di 10.000 visualizzazioni.

Info: 370.3685093, villatorloniateatro@gmail.com

Ray Gelato & The Giants al Teatro Socjale

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Una serata all’insegna dello swing, del jazz, del rhythm e del blues: è questo ciò che vi aspetta venerdì 6 dicembre alle ore 22 presso il Teatro Socjale di Piangipane. Protagonisti del palco saranno infatti Ray Gelato e la sua band, The Giants.

Il 2019 è un anno importante per il gruppo perché festeggia i 25 anni dalla loro formazione avvenuta per l’appunto nel 1994. Il suo fondatore, Ray Gelato, veniva da anni di formazione, prima con il padre che lo fece avvicinare al R&B e poi formalmente al City Lit College a Londra. Molto presto il suo interesse per la musica sfociò dal R&B e dal Rock’n’Roll al jazz, divenendo parte della scena musicale londinese degli anni Ottanta. L’esperienza con i The Chevalier Brothers di questi anni lo avvicina allo swing degli anni Cinquanta e Sessanta, ma ben presto Ray Gelato sentirà il bisogno di dare vita a una sua band. Così nel 1988 nasce la Ray Gelato and the Giants of Jive che, dopo la realizzazione di tre album, si scioglie nel 1994. In questo stesso anno nasce dunque la The Ray Gelato Giants, con cui Ray Gelato si esibisce ancora oggi.

Il panorama musicale odierno deve molto a Ray Gelato: grazie a lui lo swing americano dei primi anni Ottanta continua a vivere ed è conosciuto ed apprezzato da tutto il mondo. La serata al Teatro Socjale si presenta così come un’occasione per vivere un cocktail musicale a base di classic swing e canzoni famose dell’artista abbinati, nell’intervallo, dai classici cappelletti romagnoli.

Venerdì 6 dicembre, Ray Gelato & The Giants, Teatro Socjale Piangipane, ore 22 – info: www.teatrosocjale.it

Torna Meet The Docs!, festival di cinema documentario

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A Forlì, dal 6 all’8 dicembre, per il terzo anno consecutivo torna la rassegna internazionale dedicata al cinema documentario Meet the Docs! Film Fest, che quest’anno esplora il tema “I documentari salveranno il mondo”. Tre intese giornate di proiezioni, incontri e approfondimenti con i registi e i protagonisti attendono il pubblico presso la Fabbrica delle Candele.

Ad inaugurare la rassegna sarà il documentario “Before The Flood – Punto di non ritorno” di Fischer Stevens. Realizzato in collaborazione con National Geographic, il film affronta le tematiche legate alla difesa dell’ambiente e all’emergenza climatica, attraverso la voce e il volto di Leonardo DiCaprio.

Nel pomeriggio, alle ore 18.30 si continua con “Any Step Is A Place To Practice” di Avantpost, che racconta la relazione di Andrea Loreni, funambolo e recordman italiano di traversate e grandi altezze, con il vuoto, l’equilibrio, il disequilibrio e lo zen. Per l’occasione saranno presenti in sala il protagonista Andrea Loreni, il direttore artistico di “Città di Ebla” Claudio Angelini e il filosofo Giacomo Foglietta.

Infine, a chiudere la prima giornata di festival alle ore 21 sarà Che fare quando il mondo è in fiamme?di Roberto Minervini, preceduto da un incontro con l’Assessore alla Cultura del Comune di Forlì Valerio Melandri. Il film affronta la tematica della discriminazione razziale, riportando lo spettatore indietro nel tempo, nell’estate 2017 quando gli Stati Uniti vengono scossi da una serie di brutali omicidi di giovani afroamericani ad opera della polizia. A seguire si terrà l’incontro con Giulio Sangiorgio, direttore di FilmTv, Elena Lamberti, docente Unibo di Letterature Anglo-americane e Matteo Lolletti, direttore artistico del festival.

Dal 6 all’8 dicembre, Meet the Docs! Film Fest, Fabbrica delle Candele Forlì – info: meetthedocs.itinfo@meetthedocs.it

Il weekend della Camera Jazz&Music Club

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Allan Harris

Un weekend ricco di appuntamenti attende il pubblico della Camera Jazz&Music Club di Bologna a partire da giovedì 5 dicembre con la replica di Allan Harris Band “The Genius of Eddie Jefferson”. Venerdì 6 e sabato 7 dicembre sarà invece il turno della Rodney Bradley gospel band.

La serata di giovedì 5 dicembre avrà inizio alle ore 21.45 e vede protagonisti sul palco Allan Harris, alla voce e chitarra, Arcoiris Sandoval al piano, Shirazette Tinnin alla batteria e  Nimrod Speaks al basso. Allan Harris è ormai un artista di fama mondale, conosciuto e acclamato dal pubblico e dalla critici a livello internazionale. A lui va riconosciuto non solo il merito di grande jazzista, ma anche quello di portare sul palco il mondo dei crooner, un genere non troppo conosciuto e non prolifico a questi livelli: da questo genere, Harris riprende lo stile sottile ed elegante che lo contraddistingue. Il suo ultimo disco si intitola “The Genius of Eddie Jefferson”, un omaggio a uno degli inventori del “vocalese”

Venerdì 6 e sabato 7 dicembre vedono invece salire sul palco Rodney Bradley all’organo hammond e voce, Massimo Faraò al pianofote e Marco Frattini alla batteria. Rodney Bradley è cantante, organista e direttore di coro, considerato ambasciatore afroamericano della musica sacra nel mondo e conosciuto per la sua tecnica impeccabile, la sua versatilità e la sua conoscenza dello sviluppo tecnologico di questo genere musicale. In clima natalizio, questo appuntamento appare perfetto per fare un tuffo nell’energia dello spiritual e dei canti gospel.

Dal 5 al 7 dicembre, Camera Jazz&Music Club Bologna, ore 21.45 – info: reservations@camerajazzclub.com, camerajazzclub.com

Cinemaitalia, il progetto di Sedicicorto Film Festival

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Il Sedicicorto International Film Festival di Forlì non si accontenta di promuove il cortometraggio italiano in territorio nazionale, ma vuole diffonderlo e farlo conoscere ai diversi mercati internazionali con l’obiettivo di dare vita a rete di scambi e promozioni reciproche. A questo scopo risponde il progetto Cinemaitalia che prende il via con la partecipazione del Sedicicorto al Shenzhen International Short Film Market in Cina, dal 6 all’8 dicembre.

Presente come unico stand italiano all’interno del prestigioso mercato cinese legato alla promozione internazionale del cortometraggio, Sedicicorto e il suo progetto Cinemaitalia si pone come obiettivo non solo quello di lasciare le opere nazionali sul mercato asiatico, ma anche di favorire la conoscenza dei giovani registi emergenti italiani. Per questo motivo a Shenzhen non verrà presentato solamente il Sedicicorto Forlì International Film Festival e le sue sedici fortunate edizioni, ma anche l’anteprima di una selezione speciale composta da 11 cortometraggi prodotti tra il 2018 e il 2019 e considerati forte espressione del cortometraggio nazionale: Egg di Martina Scarpelli, Falene – Moths to flame di Marco Pellegrino e Luca Jankovic, Il ricordo di domani di Davide Petrosino, Indimenticabile di Gianluca Santoni, Mani Rosse di Francesco Filippi, Memorie di Alba di Andrea Martignoni e Maria Steinmetz, Piano terra di Natalino Zangaro, Pizza Boy di Gianluca Zonta, Riccardo che rimbalzò sulle stelle di Lana Vlady, She fights di Nicola Martini e Voler essere felici ad ogni costo di Michele Bertini Malgherini.

La tappa cinese rappresenta solo l’inizio di un progetto che punta ad espandersi a aprirsi a tutto il mondo del cortometraggio. Un inizio simbolico, considerato che la Cina è tra i paesi che ha registrato una tra le percentuali di crescita più alte attorno al settore del cortometraggio. Per questo motivo, il Sedicicorto Forlì International Film Festival ha già avviato una serie di contatti con altri realtà festivaliere sul mercato dell’industria cinematografica cinese. Un progetto dunque a largo respiro che dà vita a uno stretto rapporto di gemelleggio, scambio culturale e promozione reciproca che permette la proiezione di corti italiani in Cina e anteprime cinesi in Italia.

info: news@sedicicorto.it, info@sedicicorto.it

Ennio Morricone e Giuseppe Tornatore a Bologna

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Quando le arti si incontrano tra loro accade sempre qualcosa di magico. Il connubio che ne nasce è sempre qualcosa che va oltre la semplice somma delle parti: è qualcosa di unico nel suo suo genere. Il dialogo con Ennio Morricone e Giuseppe Tornatore che avverrà sul palco del Teatro dell’Arena del Sole venerdì 6 dicembre alle ore 17 ne è un esempio.

Un dialogo che avviene su un palcoscenico, assumendo così la forma del teatro, ma che parte da una conversazione più o meno informale tra i due Premi Oscar trascritta nel volume “Ennio, un maestro” edito da HarperCollins nel 2018. Poi, ovviamente, il cinema di cui i due protagonisti sono esponenti rispettivamente come musicista e come regista entrambi tra i più grandi nomi del cinema contemporaneo. Così, la grande lezione di cinema e di storia racchiusa tra le pagine del libro prende letteralmente vita e corpo, venendo restituita al pubblico in presenza dei suoi autori, moderati dal critico Emiliano Morreale.

Non si tratta solamente di una lezione, ma di una vera e propria storia: due professionisti e amici si incontrano e parlano di se stessi, del loro mondo e del loro lavoro condiviso. Come fanno tanti altri in fondo. Ma dalle loro conversazioni emerge non solo un grande amore e una grande passione in comune, quella per il cinema, ma anche una profonda analisi volta ad interrogarsi che cosa sia effettivamente il cinema, che cosa sia stato nel passato e che cosa sia nel presente e quale possa essere il suo futuro. Un’analisi che parte da uno sguardo da professionisti, ma che non può fare a meno anche di sfociare nei “sentimentalismi” di spettatori. Perché per chi ama il cinema, realizzarlo e fruirlo sono due facce della stessa medaglia. Il susseguirsi di opinioni, racconti e sensazioni raccolte nelle pagine del libro prendono così vita nelle espressioni dei loro autori, impegnati in un gioco di indagine e di scambio di ruoli reciproco dove il cinema è talvolta tema principale, talvolta semplice pretesto.

È con questo spettacolo che il Teatro Arena del Sole decide di inaugurare il progetto Salone on ERT, una collaborazione tra Emilia Romagna Teatro Fondazione e il Salone Internazionale del Libro di Torino e che si pone come obiettivo quello di fare del teatro non solo un luogo di spettacolo ma anche di incontro tra realtà culturali, artisti e spettatori, dove discutere di temi attuali e di cambiamenti socio-culturali.

Venerdì 6 dicembre, Dialogo con Ennio Morricone e Giuseppe Tornatore, Teatro Arena del Sole, ore 17 – info: 051 2910910-biglietteria@arenadelsole.it, bologna.emiliaromagnateatro.com

LA GRANDE LETTERATURA SUI PALCHI DI AGORÀ

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Grandi testi della letteratura sono la fonte d’ispirazione di diversi spettacoli in cartellone ad Agorà, articolato progetto diffuso nei teatri di otto comuni dell’Unione Reno Galliera nell’Area metropolitana di Bologna. In scena le migliori compagnie di contemporaneo. La Scimmia è la potente riscrittura di Giuliana Musso de Una Relazione per un’Accademia di Kafka (8/11, Teatro Alice Zeppilli Pieve di Cento). In Shakespearology, il nuovo spettacolo della compagnia fiorentina Sotterraneo, premio Ubu 2018, rievoca il Bardo in persona in un one-man show che ribalta i ruoli abituali (11/1, Teatro Biagi D’Antona Castel Maggiore). Ottocento è un viaggio con Elena Bucci e Marco Sgrosso de Le Belle Bandiere attraverso un secolo pieno di fascino e di trasformazioni, di romanzi indimenticabili, di personaggi emblematici (1/2, Teatro La Casa del Popolo Castello d’Argile). La compagnia ravennate Fanny & Alexander è in scena con Se questo è Levi, maratona teatrale in tre tappe sull’opera di Primo Levi eccezionalmente allestita nelle sale del Castello di Bentivoglio/Istituto Ramazzini. (16/2, 23/2, 1/3; repliche ore 17, 18 e 19). Un’esperienza insolita è quella che il pubblico è invitato a vivere con lo spettacolo in prima nazionale, Bestiario Immaginato. Incontri con creature mai toccate dalla luce del sole del Premio Ubu Francesca Mazza e del Teatrino Giullare: è un percorso teatrale per due spettatori alla volta, ideato appositamente all’interno del Museo Casa Frabboni di San Pietro in Casale in cui attraverso il tatto, l’udito, il gusto e l’olfatto vengono sollecitate curiosità, stupore, inquietudine, emozioni (5-6/12 dalle ore 17 alle ore 22; 8/12 dalle ore 15 alle ore 21). In Primi passi sulla Luna il 50° anniversario dell’allunaggio è l’occasione per Andrea Cosentino, Premio Speciale UBU 2018, di reinterpretare questo grande passo per l’umanità con uno stile ironico e tagliente, (16/11 ore 21 -Teatro di Argelato). Anna Amadori e il drammaturgo Fabrice Melquiot presentano I girasoli, dall’omonimo testo di Melquiot in cui si evince il talento del drammaturgo francese di far coincidere comico e tragico e sovrapporli come specchi riflessi (23/11, Casa del Popolo, Castello d’Argile). Un gioco divertente e appassionante è L’Asta del Santo – Un mercante in fiera sulle vite dei santi! de Gli Omini, compagnia teatrale toscana con cui il pubblico festeggerà il passaggio all’anno nuovo (30/12, Teatro Biagi D’Antona, Castel Maggiore). In occasione della Giornata della Memoria, Marta Cuscunà è in scena con È bello vivere liberi, da lei ideato, scritto, diretto e interpretato, che si ispira alla biografia della partigiana Ondina Peteani che a soli 17 anni partecipa attivamente alla lotta antifascista. Un successo del teatro con cui la Cuscunà ha vinto il Premio Scenario per Ustica 2009 (31/1 matinée per le scuole e ore 21 Teatro Biagi D’Antona, Castel Maggiore).

Fino al 23 maggio, Agorà, Castel Maggiore, Argelato, Castello d’Argile, Pieve di Cento Bentivoglio, Galliera, San Giorgio di Piano, San Pietro in Casale, ore 21. Info: 333 8839450, stagioneagora.it

Gli ARTO live sul palco del Clan Destino di Faenza

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Sabato 7 dicembre, alle 23, al Clan Destino di Faenza (Ra), si esibiranno gli ARTO.

La band nasce dall’incontro di quattro grandi musicisti: Luca Cavina, bassista degli ZEUS e dei CALIBRO 35; Bruno Germano, già nei Settlefish e produttore di “Die”, grande disco di IOSONOUNCANE; Cristian Naldi, chitarrista di Ronin e Fulkanelli e Simone Cavina, batterista di IOSONOUNCANE, Junkfood e Comaneci.

Una fusione tra menti eclettiche, innovative e rivoluzionarie che il 1° marzo del 2018 ha dato vita a “Fantasma”, primo lavoro discografico composto da tracce spettrali, a tratti apocalittiche, seguito dall’ Ep “O”, uscito pochi mesi fa sempre per Dischi Bervisti/Sangue Dischi. Due lunghe tracce strumentali, “En” e “In Limine”, nelle quali il sound spettrale si avvicina ad un’atmosfera più psichedelica. Non adatto, sempre e comunque, a soggetti altamente ansiosi.

Il mese di dicembre vedrà anche altri artisti esibirsi sul palco del locale faentino: Ducktails il 5, L’Eclair il 12, Molossos giovedì 19, Lucrø il 21 e Don Antonio con Vince Valicelli lunedì 23.

ARTO live, sabato 7 dicembre, ore 23, Clan Destino, Faenza (Ra), viale Baccarini 21/a. Per info: 0546 681327, www.clandestinofaenza.it

Il grande ritorno di Sinead O’Connor al Campus Industry Music di Parma

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Parma, prossima Capitale Italiana della Cultura, si prepara ad affrontare un grande anno ricco di eventi e bellezza. Per partire alla grande, a gennaio, il 18 per l’esattezza, al Campus Industry Music, arriverà Sinéad O’Connor, per l’unica data in Emilia Romagna.

Scoperta dal batterista della famosa band irlandese In Tua Nua, la cantautrice pubblica il primo album nel 1987, “The Lion and the Cobra”, scritto e prodotto da lei e diventato subito disco di platino, anche se il successo maggiore arriva con il singolo “Nothing Compares 2 U”, del 1990, incluso nell’album “I Do Not Want What I Haven’t Got”, che ha venduto più di sette milioni di copie nel mondo.

Un’artista rara, visionaria, coraggiosa e fragile contemporaneamente; uno stile vocale peculiare e una ricerca della bellezza fuori da qualunque schema. Una fonte di ispirazione per molte generazioni.

Il successo incredibile, con dischi sempre ai vertici delle classifiche e tantissime collaborazioni, è seguito poi da un lungo viaggio spirituale che porta l’artista verso un periodo ostico, travagliato, inquieto e dal quale riesce a scovare la via di fuga trovando conforto nella religione islamica.

Il ritorno della O’Connor ha già segnato un record di vendite negli Stati Uniti, con i biglietti dei suoi concerti esauriti in poche ore e, dopo un tour in Irlanda e UK anch’esso sold out, Sinéad torna ad esibirsi anche nell’Europa Continentale con un live che promette grandi cose.

I biglietti per il concerto del 18 gennaio sono disponibili sul circuito ufficiale Ticketone dalle ore 10 di lunedì 2 dicembre.

Sinéad O’Connor live, sabato 18 gennaio 2020, ore 21, Parma, Campus Industry Music, Largo Simonini. Per info:  0521 645146, www.campusindustrymusic.com

 

 

 

 

La nuova stagione di E’ Bal tra la Romagna e San Marino

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Dopo la felice esperienza della passata stagione, torna in scena la rassegna E’ bal, promossa da ATER Circuito Regionale Multidisciplinare in programma da novembre a giugno 2020. Nata dall’esigenza di dare spazio alla vitale scena della danza contemporanea italiana, E’ bal (in dialetto romagnolo il ballo) raccoglie in un cartellone variegato e multiforme ben dodici spettacoli, di cui due dedicati all’infanzia, cinque esiti di altrettante residenze, sette masterclass e cinque incontri di approfondimento in otto comuni romagnoli, inclusa la Repubblica di San Marino. Un’iniziativa preziosa di coordinamento e aggregazione di diverse strutture intorno a una delle pratiche più vitali dello spettacolo dal vivo, che non a caso prende vita in Emilia Romagna, territorio artisticamente molto fertile. Giovani o esperti, emergenti o affermati, i coreografi invitati a presentare le proprie opere nel fitto programma di E’ bal sono impegnati in percorsi di ricerca artistica in cui utilizzano, ciascuno a suo modo, i linguaggi del contemporaneo, dimostrando la ricchezza espressiva della creatività italiana. Il 15 novembre al Teatro Petrella di Longiano andrà in scena il progetto vincitore del Premio Equilibrio 2018, Deserto Digitale, del giovane coreografo e performer Nicola Galli. Sabato 18 gennaio, al Petrella di Longiano, la coreografa Francesca Pennini presenta il suo CollettivO CineticO nello spettacolo 10 miniballetti, progetto pluripremiato presentato in collaborazione con Santarcangelo dei Teatri. Amatissima dal pubblico, che sa trascinare in spettacoli di rara ironia e poesia, giovedì 30 gennaio al Teatro Titano di San Marino la coreografa e performer Silvia Gribaudi porta in scena il suo esilarante Graces. Da venerdì 31 gennaio a domenica 2 febbraio al Teatro Nuovo di Dogana, la coreografa inviterà il pubblico a seguirla nella danza con il laboratorio Il Corpo Libero. Comico e inaspettato anche lo spettacolo Quintetto, di e con Marco Chenevier delle compagnie ALDES e TIDA, che martedì 11 febbraio al Salone Snaporaz di Cattolica condurrà gli spettatori in uno spettacolo nello spettacolo.

Fino al 14 giugno, E’ Bal, città e sedi varie. Info: 0541 626185, ebalromagna.com

Teatro Testori, coscienze italiane in “Il Bue Nero”

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Prende il via al Teatro Testori di Forlì il progetto “Io non ci sono, percorso dell’Emilia Romagna fascista, antifascita e post-fascista”. Il primo appuntamento sarà sabato 7 dicembre alle ore 21 con sul palco Elisa Pretolini e Nicola Santolini in “Il bue nero o della cattiva coscienza degli italiani“, uno spettacolo di Yvonne Capece per la drammaturgia di Marzio Badalì.

Una sorta di viaggio non tradizionale nei complicati meandri della memoria storica: così si configura lo spettacolo, vincitore del bando per la memoria 2019 della Regione Emilia Romagna. Non si tratta infatti di percorrere a ritroso la Storia e i suoi tragici avvenimenti, ma di condurre un’indagine profonda e a tratti scomoda sulla coscienza degli italiani, come suggerito dal titolo. Una coscienza fatta di diversi strati di ideali frustrati e incongruenze. Tale coscienza vive dentro a un corpo e ad un altro corpo si lega, trainata dal culto e dal feticismo per il grande capo. Questo grande capo è la carcassa del bue nero, una bestia mitologica sacrificale posta in mezzo al palco, e alla Storia, ad ostruire la strada per la democrazia. Questa è la salma del Duce: un corpo che per vent’anni è stato intralcio ed ostacolo e che anche da morto ha continuano ad essere una presenza pesante e invasiva nel panorama politico e nelle coscienze italiane. Quest’ultime sono rappresentate in preda ai tormenti morali, agli incubi, alle illusioni, alle debolezze e alle profonde vergogne che si vorrebbero dimenticare.

Lo spettacolo si configura come una denuncia al desiderio tutto italiano della rimozione del senso di colpa che si cela dietro l’esaltazione di una Resistenza e di un auto-sabotaggio, ma anche come un’accusa all’Italia che fu e alla Repubblica che ne è stata conseguenza. Una Repubblica non fondata sul lavoro ma su una lunga serie di morti, non sempre dichiarate e spesso negate, che si fatica a ricordare come invece andrebbe fatto.

Sabato 7 dicembre, Il bue nero o della cattiva coscienza degli italiani, Teatro Testori Forlì – info: 0543722456, teatrotestori.it, teatrotestori@elsinor.net

Microphonie, al via la rassegna del Teatro Titano

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Giulio Casale in "Le notti bianche"

Al Teatro Titano di San Marino prende il via la rassegna Microphonie: una serie di tre appuntamenti da dicembre 2019 a marzo 2020 che si aggiunge alla già ricca programmazione della stagione teatrale di San Marino Teatro.

Ad inaugurare la rassegna sarà Giulio Casale insieme a Giulia Briata in “Le notti bianche” nella serata di venerdì 6 dicembre alle ore 21. Lo spettacolo porta in scena l’omonimo romanzo, uno dei più famosi e amati di Fëdor Dostoevskij. Giulio Casale presta il proprio corpo e la propria presenza scenica alle parole del grande romanziere nel raccontare la delicata storia di un giovane, una sorta di favola moderna sulla potenza del sogno e dei suoi rischi. Una profonda indagine dunque dell’animo umano e del suo pensiero, dei suoi desideri e delle sue necessità, ricco di contraddizioni e alla costante ricerca della felicità.

Secondo appuntamento della rassegna è venerdì 17 gennaio alle ore 21 con “The soul of Porter“: sul palco la voce di Joyce Elaine Yuille sarà accompagnata dalla band Jazz Inc., formata da Alessandro Altarocca al piano, Alessandro Fariselli al sax, Massimo Morganti al trombone, Stefano Senni al contrabbasso, Fabio Nobile alla batteria e Luca Mattioni alle percussioni. “The soul of Porter” è uno concerto tributo a Cole Porter e al suo repertorio ormai classico: i brani scelti sono personalizzati dalla cantante e musicista, dando vita a una riscrittura appassionata ma che porta pur sempre rispetto al suo originale autore.

Ultimo appuntamento della rassegna, venerdì 27 marzo alle ore 21, è in compagnia di Stefania Rocca impegnata negli “Esercizi di stile” di Raymond Queneau e accompagnata sul palco dal violino di Gabriele Bellu, dal clarinetto di Giampiero Sobrino e dal pianoforte di Andrea Dindo. Lo spettacolo è un incontro tra la sperimentazione stilistico-letteraria del 1947 e la musica francese. Attraverso variazioni di stile, giochi semantici e registri espressivi diversi, Stefania Rocca dà corpo e voce all’opera dell’autore francese: la stessa storia di vita quotidiana ripetuta per 99 volte, variando ogni volta stile linguistico. Il tutto si alternerà con asimmetrie e giocosità di Francis Poulenc e di Darius Milhaud, con i lirismi di Gabriel Fauré e con i suoni puri di Maurice Ravel.

Da dicembre a marzo, Microphonie, Teatro Titano San Marino – info: sanmarinoteatro.sm

Filippo Timi in “Skianto” al Teatro della Regina

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Al Teatro della Regina di Cattolica è in arrivo una grande personalità del teatro e del cinema contemporaneo. Si tratta di Filippo Timi che dividerà il palco con l’autore Salvatore Langella nelle giornate di giovedì 5 e venerdì 6 dicembre quando andrà in scena Skianto, la produzione firmata Teatro Franco Parenti.

Lo spettacolo avrà inizio alle ore 21.15 e vedrà Filippo Timi tornare alle origini di se stesso e del suo teatro, recuperando la sua caratteristica parlata umbra e le forme del suo primo monologo La vita bestia. In Skianto, Timi è Filo, un bambino diversamente abile che sogna una vita diversa dalla prigione di tutti i giorni, una vita normale dove può diventare un ballerino o un cantante, dove può stare insieme agli altri senza sentirsi diverso, una vita piena di avventure comiche e paradossali come quelle che gli ha raccontato il suo nonno-eroe. Questa però non è la vita di Filo, intrappolato in un corpo che non gli permette di muoversi, parlare ed esprimersi, imprigionato in uno spazio chiuso che sul palco è rappresentato dalla palestra di una scuola elementare. Filo allora viaggia con la sua fantasia che lo porta via da quella gabbia e gli permette di vivere o meglio di immaginare una vita ricca di amore, sesso e libertà che non mancherà di scontrarsi infine con la dura realtà.

Timi porta in scena il tema della disabilità in maniera del tutto personale ed estremamente profonda, aiutato dall’esperienza diretta vissuta con la cugina Daniela, cerebrolesa. Sul palco prendono così forma sogni, desideri e tormenti di un corpo scomodo.

Giovedì 5 e venerdì 6 dicembre, Skianto, Teatro della Regina Cattolica, ore 21.15 – info: 0541/966778, info@teatrodellaregina.it, teatrodellaregina.it

Picasso. La sfida della ceramica, visite guidate al MIC

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Continua il programma di visite guidate gratuite, incluse nel prezzo del biglietto, per la mostra “Picasso, La sfida della ceramica” allestita presso il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza fino al 13 aprile 2020. Nel mese di dicembre gli appuntamenti al Museo sono fissati nei giorni di venerdì 6 alle ore 16 e di venerdì 13 e 20 alle ore 17.30. In questi ultimi due giorni inoltre il Museo osserverà un’orario di apertura straordinaria fino alle ore 19.

“Picasso, La sfida della ceramica” espone 50 pezzi unici provenienti dalle collezioni del Musée National Picasso-Paris. La mostra, a cura di Salvador Haro e Harald Theil con la collaborazione di Claudia Casali, è la terza dedicata al suo lavoro ceramico degli ultimi 60 anni. Picasso si interessò alla ceramica grazie a Paul Gauguin nei primi anni del 1900, ma iniziò a lavorarla solo nel dopoguerra a Vallauris nel laboratorio Madoura di Georges e Suzanne Ramié. Da il via così a una febbrile attività creativa che lo porterà a realizzare oltre 3000 pezzi unici di ceramica: una selezione delle sue più belle realizzazioni è esposta al Museo in dialogo con le fonti che lo hanno ispirato con lo scopo di approfondire il suo processo creativo. Il suo avvicinamento alla ceramica non fu infatti improvvisato come testimoniano i diversi disegni preparatori e la sua fonte di ispirazione fu la ceramica antica delle grandi civiltà del Mediterraneo.

Una sezione speciale è dedicata al rapporto tra Picasso e Faenza. Diversi sono i pezzi di Picasso che il Museo possiede grazie al tramite di Tullio Mazzotti di Albisola, di Gio Ponti e dei coniugi Ramié i quali furono sollecitati a richiedere alcuni manufatti al Maestro per un’esposizione a Faenza e, soprattutto, per la ricostruzione delle Collezioni d’arte ceramica moderna andate distrutte dal bombardamento alleato del maggio 1944. Merito dell’allora direttore Gaetano Ballardini, nonché fondatore del Museo faentino, che contattò Picasso a Madoura con una lettera commovente e davvero toccante. Fu così che arrivò nel 1950 il primo piatto ovale raffigurante la Colomba della Pace, memento contro ogni guerra, espressamente dedicata al Museo di Faenza e al tragico destino della sua Collezione e della sua struttura.  Seguirono altri piatti nel 1951 con teste di fauno e vasi dal sapore arcaico e archeologico e il grande vaso “Le quattro stagioni” (1951), graffito e dipinto, con la raffigurazione pittorica e morfologica di quattro figure femminili, le cui forme sinuose vengono sostanziate dalla curvatura accesa del vaso.

Venerdì 6, 13 e 20 dicembre, visite guidata alla mostra “Picasso, La sfida della ceramica”, Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza – info e prenotazioni: 0546 697311, info@micfaenza.org

“Primo Amore” di Garrone al Cinema Europa

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Volge al termine “I filosofi e il cinema“, la rassegna realizzata dal Cinema Europa di Faenza che saluta il suo pubblico con uno dei più apprezzati registi del cinema italiano contemporaneo, Matteo Garrone, e il suo film del 2004 “Primo Amore” nella serata di martedì 3 dicembre.

Ancora una volta un film che propone una profonda riflessione filosofica, psicologica e morale: che cos’è l’amore e cosa significa vita di coppia? Fino a che punto bisogna sacrificare se stessi per l’altro? Come si scardina l’ormai tradizionale logica della sottomissione? Per rispondere a queste domande difficili, Matteo Garrone decide di raccontare la storia di un artigiano orafo della provincia veneta di nome Vittorio. Un uomo ossessionato dalla perfezione e della purezza della materia. Un’ossessione che non applica solamente al suo lavoro ma anche alla sua vita personale e soprattutto ai suoi rapporti affettivi: in questo senso anche la donna di cui si innamora, la giovane e bellissima, commessa e modella Sonia, che lo ricambia, deve rientrare all’interno dei suoi canoni estetici. Sonia è una donna semplice, impegnata nel sociale e felice di essere d’aiuto per il prossimo, orgogliosa del ruolo che ricopre all’interno della società e tuttavia estremamente attratta dal lato oscuro di Vittorio. I due andranno a vivere insieme in un luogo isolato: qui Sonia troverà la sua prigione. Costretta a dimagrire 40 chili per incarnare l’ideale femminile di Vittorio, la donna non si renderà conto di essersi progressivamente isolata da amici e partenti, finendo vittima di un pericoloso vortice fisico e psicologico, senza riuscire a tenere in alcun modo testa alla forte personalità del compagno. Un film introspettivo ed espressionistico che segna una vera e propria svolta nella filmografia del regista, distanziandosi dal precedente capolavoro “L’imbalsamatore”, ma confermandosi come ulteriore prova del suo grande talento.

Seguirà la visione in sala il commento del critico e giornalista pubblicista Andrea Panzavolta, noto per essersi già altre volte occupato di riflettere sul rapporto tra cinema, filosofia e letteratura in due suoi volumi, Lo spettacolo delle ombre (2012) e Passeggiate nomadi sul grande schermo (2013). Nel 2018 ha curato insieme a Pia Campeggiani il volume Il vangelo secondo Bergman ed è autore di diversi saggi apparsi su riviste di filosofia e di critica letteraria e di libretti d’opera.

Martedì 3 dicembre, Primo Amore, Cinema Europa Faenza, ore 20 – info: cinemaeuropa.it

SUA MAESTÀ IL TORTELLINO HA IL VINCITORE E REGNA A TAVOLA

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Trofeo del Tortellino d'Oro Bologna 2019_ph Al Pappagallo

Questa mattina a Bologna, nella prestigiosa cornice di Palazzo Malvezzi, cuore della città universitaria, è stato conferito il ‘Trofeo Tortellino d’oro di Bologna 2019

Il Trofeo, bandito dalla Confraternita del Gnocco d’Oro in collaborazione con la Dotta Confraternita del Tortellino, l’Associazione Tour-Tlen, l’Associazione Sfogline di Bologna e provincia, La San Nicola e l’Associazione Modena a Tavola è stato assegnato a Michele Pettinicchio e a Elisabetta Valenti padroni di casa del ristorante ‘Al Pappagallo‘ – per “l’inestimabile eredità culinaria petroniana racchiusa in una cucina di antiche tradizioni e nuove emozioni, servite ai tavoli di un ristorante elegante e raffinato che all’alba dei suoi cento anni di vita continua a emozionare bolognesi, italiani e stranieri” -, alla presenza del Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, il Presidente della Commissione Politiche Economiche Regione Emilia-Romagna Luciana Serri, il Gran Maestro della Confraternita del Gnocco d’Oro Luca Bonacini, il giornalista e scrittore Giancarlo Roversi e i sindaci dei comuni bolognesi che hanno aderito al progetto e di Castelfranco Emilia in qualità di “terra franca” nell’eterna disputa tra petroniani e geminiani sulla paternità dei tortellini che in comune hanno solo la provenienza, l’Emilia, che offre il ricco montepremi destinato ai migliori tra i 50 partecipanti al Trofeo nelle due categorie partecipanti: “Ristoranti” e “Pastifici artigianali”.

Vincitori Trofeo del Tortellino d’Oro di Bologna 2019_da sx GM L Bonacini, M Pettinicchio e E Valente ristorante Al Pappagallo, Bologna_ph Lara Congiu

«Siamo a Bologna a presentare un volume che per noi è importantissimo». E’ con queste parole che Luca Bonacini ci racconta come si è giunti a questo grande riconoscimento. «E’ la prima volta che la Confraternita esce dai confini modenesi e questo del “Tortellino d’Oro” è il nostro decimo volume. La Confraternita si è costituita nel 2011 per iniziativa di un insieme di giornalisti, scrittori, enogastronomi e chef al fine di creare un gruppo di lavoro per mappare i prodotti emiliani che a nostro parere non avevano abbastanza credibilità ed autorevolezza, tra questi il ‘gnocco fritto’.

Il primo progetto della Confraternita è stato un libro sui bar dove tutte le mattine si frigge il gnocco fritto – crescentine per altri -, usanza peraltro abbastanza anomala nel resto delle altre provincie italiane, questa idea ci piacque molto perché ci consentiva di parlare della colazione alla modenese, alla emiliana, una vecchia usanza di cui ogni tanto si torna a parlare, di questi cibi sostanziosi che si consumavano a colazione alle prime luci dell’alba, prima di iniziare la dura giornata di lavoro.

Così abbiamo “sguinzagliato” i Cavalieri per assaggiare il gnocco fritto in questi locali dove si frigge dalle sei del mattino sino alle undici, è l’alternativa emiliana alla brioche. Alla fine abbiamo mappato quasi 100 bar dove tutt’ora vive la tradizione. Da qui in avanti è iniziata la collaborazione con le Università di Bologna e di Modena, le Confraternite, tanti gourmet, giornalisti e scrittori così da esplorare in modo diverso le nostre “bandiere”.

Trofeo del Tortellino d’Oro di Bologna 2019_Gran Maestro Luca Bonacini, Confraternita del Gnocco d’Oro_ph Lara Congiu

Abbiamo adottato lo stesso criterio per arrivare a decretare i migliori tortellini della ristorazione bolognese. 40 assaggiatori in incognito, i più insigni palati tra i Cavalieri, per oltre due mesi hanno assaggiato, valutato e votato a più riprese i tortellini dei ristoranti segnalati, circa 50.

Attraverso poi una valutazione basata sulla compilazione di una scheda molto complessa, sostanzialmente una scheda organolettica che analizza tutti i componenti del piatto e quindi il brodo, la pasta, il contenuto, alla fine abbiamo attribuito un voto numerico.
Tra le realtà selezionate ci sono trattorie, qualcuna contemporanea ed altre tradizionali, c’è anche qualche ristorante classico.

La scelta del tortellino perfetto non è stata facile, come si dice: “ogni pianerottolo ha la sua ricetta, anche ogni condominio, ogni quartiere”. I sei finalisti hanno avuto un unico comune denominatore: un grandissimo equilibrio tra pesto e sfoglia, una certa tenacia della sfoglia, la presenza di uova di qualità che sicuramente emergeva, ed un brodo che sprigionava tutte le sue caratteristiche sia erbacee che animali ma anche la temperatura di servizio ha avuto la sua importanza.

Abbiamo valutato anche i pastifici – conclude il Gran Maestro – per questi è stata predisposta una seduta straordinaria di “Tortellino Tasting”, è un settore della gastronomia poco esplorato e qui, anche loro, per una volta hanno avuto attenzione, dove chef stellati bolognesi insieme a grandi esperti hanno assaggiato i loro prodotti.

E’ importante sottolineare come le materie prime sono tutte locali, per i pastifici abbiamo assaggiato anche qualche tortellino vegano e senza glutine, abbiamo tirato fuori anche questo aspetto che è contemporaneo e cercato di consegnare un risultato che desse giustizia anche a questi ambiti della enogastronomia dando un riconoscimento anche ai migliori delle due categorie dei pastifici».

In questa giornata speciale il tortellino salta alle cronache del gusto, riceve riconoscimenti ed onori e viene incoronato “Re della tavola emiliana” ed a lui viene dedicato il volume illustrato “SUA MAESTÀ IL TORTELLINO DI BOLOGNA – THE KING” (Artestampa) a firma di Luca Bonacini, e Giancarlo Roversi, che raccoglie ricette e aneddoti legate alla storia e alle origini della pasta ripiena per eccellenza e riporta le interviste dedicate a ognuna delle attività partecipanti unite tra loro da un comune denominatore, la passione per il tortellino, viatico universale, ‘passaporto made in Bo’.