La pioggia secondo Amy Helm

Dopo l’esperienza come voce degli Olabelle, la figlia di Levon Helm (The Band) con Didn’t It Rain inizia la propria carriera solista in ottimo modo. La accompagnano special guest come il padre, in una delle sue ultime performance, Larry Campbell, Bill Payne (Little Feat) e John Medeski (Medeski Martin & Wood). La recensione.

Neil Young, gli anni Ottanta che bisogna riscrivere

Il Loner compie settant’anni e senza molti preamboli si regala un doppio dal vivo registrato nel 1988 che sputa fiamme e fiati ovunque – ecco Bluenote Café, cavalcata di oltre venti brani fra i meno scontati dell’artista. La recensione.

Dave Rawlings & Gillian Welch obsoleti a Nashville

La grande coppia reale della musica americana contemporanea mischia di nuovo le carte e regala il secondo album come DR Machine. Il risultato è ancora di grande livello, grazie a un lavoro che scava alle radici della miglior musica tradizionale senza essere celebrativo. La recensione.

Francesco De Gregori serve l’acido seminterrato di Bob Dylan

Ascoltato Amore e furto/De Gregori canta Dylan ci è parso che l’artista romano abbia fatto le cose a metà, un po’ con la mano sinistra. Il disco è comunque interessante, ben suonato e con traduzioni fatte da chi rispetta, conosce e soprattutto ama Bob Dylan. La recensione.

Wood Brothers, ritorno a Matewan

Chris Wood (Medeski Martin & Wood) e suo fratello Oliver arrivano al decimo anno di attività con il loro side project – e Paradise conferma tutto quello che finora il trio ha fatto di buono. La recensione.

Dov’è finito il vero Rod Stewart?

Primo disco di brani originali in quasi tre decenni per l’ex Faces – che è l’ennesima delusione. Produzione dozzinale e repertorio sotto standard accettabili non rendono onore alla splendida voce dell’artista scozzese. La recensione.

Lasciate cantare Trey Anastasio

Grande ritorno del leader dei Phish, che quest’anno ha vissuto anche un altro momento di gloria come protagonista dei concerti di addio dei Grateful Dead. Paper Wheels è il suo miglior album solista, una raccolta di canzoni per larghi tratti sorprendente. La recensione.

Tom Jones, di valige perdute e altre meraviglie

Long Lost Suitcase chiude la trilogia di dischi incisi dall’interprete gallese con la perfetta regia produttiva di Ethan Johns – il risultato è di quelli di pura eccellenza. Ospite in un brano Imelda May – il resto lo fa la presenza unica e inimitabile di TJ. La recensione.

L’onanismo dei Public Image Ltd.

John Lydon aka Johnny Rotten arriva in Italia con la sua immarcescibile creatura dopo aver appena pubblicato What The World Needs Now… – il risultato è quello di un concerto dove l’ex assatanato dei Sex Pistols impone la propria maestria di frontman impareggiabile. La recensione.

Il folk’n’roll dei Jarred, The Caveman

Dopo un EP nel 2013, il trio italo-argentino giunge all’esordio sulla lunga distanza – I'm Good If Yer Good, in uscita il 9 ottobre, è una gran bella prestazione che impone un suono sorprendentemente maturo. La recensione.

Don Henley, preghiera per la pioggia

La voce d’oro degli Eagles torna con un album in proprio dopo quindici anni – Cass County è foriero del solito, maniacale perfezionismo dell’artista e di tanti ospiti come Mick Jagger, Merle Haggard, Dolly Parton, Alison Krauss e Lucinda Williams. Il risultato è eccellente. La recensione.

Dead Weather, sentire l’amore ogni milione di miglia

Terza prova per la band guidata da Jack White e Alison Mosshart – Dodge And Burn è un bel disco dove istinto e ragione sono in giusto equilibrio fra loro, come vuole regola di ogni opera con protagonista l’ex mente dei White Stripes. La recensione.

I cancelli d’oro dei Los Lobos

Solita prova di grande livello del gruppo di Los Angeles – Gates Of Gold è composto di undici brani che sono la quintessenza di tutto ciò che in questi decenni ha fatto grandi David Hidalgo, Cesar Rosas e compagni. La recensione.

Pura come… Jackie DeShannon!

All The Love è un disco di inediti fatto e finito che la grande artista americana incise nel 1973 sotto la produzione di Tom Dowd, uno dei luminari della produzione di casa Atlantic. In aggiunta, ben quattro inediti scritti e prodotti da Van Morrison. Risultato spettacolare. La recensione.

David Gilmour, storie di barche adagiate che attendono

Quarto album solo per l’ex voce e chitarra dei Pink Floyd – Rattle That Lock è un lavoro a tratti molto intrigante e professionalissino in tutti i dieci brani che lo compongono. Ospiti Phil Manzanera, Robert Wyatt, Crosby & Nash e Jools Holland. La recensione.

Il cuore strabico di Keith Richards

Terzo disco di studio per il chitarrista dei Rolling Stones – buon esercizio enciclopedico della musica dell’artista, circondato dai fidi X-Pensive Winos e da special guest come Spooner Oldham, Larry Campbell e Norah Jones. La recensione.

Public Image Ltd. – Niente irlandesi, niente n@gr+, niente cani!

John Lydon e la sua leggendaria società a responsabilità limitata tornano con What The World Needs Now…, album a dir poco sorprendente e che aumenta l’attesa per i due concerti italiani del gruppo: il 10 Ottobre al Rivolta di Marghera (Venezia) e l’11 ai Magazzini Generali di Milano. La recensione.

Widespread Panic, veri cani di strada

Street Dogs è il dodicesimo lavoro di studio della band di Athens, Georgia – che segna una battuta d’arresto in termini di creatività, anche se qualche buon momento non è negato. La recensione.

Salvo Ruolo, cambiare i padroni (non è libertà)

Canciari patruni ‘un è l’bittà è la nuova opera dell’artista siciliano – trenta minuti di bel folk rivisitato dove i cliché del genere sono giocati con grande personalità. La recensione.

Tutti a nanna coi Pretty Things!

Il ritorno del gruppo capitanato da Phil May e Dick Taylor non delude – anzi, The Sweet Pretty Things (Are In Bed Now, Of Course…) è una spettacolare enciclopedia di tutto quello che ha reso immortale la band inglese. Con piccolo, rispettoso cammeo di Paul Weller. La recensione.