La ceramica si racconta… Alla Galleria d’Arte Maggiore g.a.m. di Bologna

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Fin dalla sua fondazione nel 1978 la Galleria d’Arte Maggiore g.a.m. ha proposto mostre di opere in ceramica di quegli artisti che da Leoncillo a Lucio Fontana, da Franz West a Sissi, mostrano la contemporaneità di questa materia, oggi più che mai materiale di elezione nel panorama dell’arte nazionale ed internazionale. Una trentina i lavori esposti che, oltre agli artisti già citati, vedono la presenza di Arman e César, di alcune suggestive opere contemporanee di Bertozzi & Casoni, Ettore Sottsass, Jessica Carroll, Pablo Echaurren, Giosetta Fioroni, Mimmo Paladino, Sandro Chia e Aldo Rontini, insieme ad una selezione di pezzi unici di Hsiao Chin. Le opere esposte accompagnano lo spettatore in un percorso alla scoperta di questo materiale versatile e adattabile ai diversi stili e alle differenti attitudini degli artisti. La mostra alla Galleria d’Arte Maggiore g.a.m. di Bologna accoglie una trentina di opere di alcuni importanti artisti che hanno scelto la ceramica come mezzo espressivo nella realizzazione dei propri lavori. Questo materiale, a lungo associato alle arti decorative e al design, è stato protagonista di un’importante riscoperta artistica nel corso del XX secolo, affermandosi nel contesto contemporaneo grazie all’abilita di numerosi artisti. Nel 1957 Leoncillo, parlando di scultura afferma come per il processo creativo si tratti di trovare «una forma, un colore, una materia» e trattandosi di ceramica, spiega come l’opera non sia «una realta descritta e ricondotta a stile, ma […] l’emozione, il sentimento della natura, a “volerla imitare” per essere un’altra natura come essa: foglie giovani, lucide che luccicano come un albero di Natale, un tronco opaco bianco che prende la luce e se la ferma addosso, scuri che non sono neri, ma colorati, così profondi che non si vede dove finiscono» (dall’Archivio di Stato di Latina, Galleria La Tartaruga – Roma, 4 marzo 1957). E la mostra parte proprio dallo storico Bozzetto per il Monumento ai Caduti di Albissola del 1955, importante esempio di scultura pubblica nell’Italia del dopoguerra, per avventurarsi idealmente nel decennio successivo con due dei più importanti esponenti del Nouveau Réalisme: Arman e César, rappresentati da La Prima Opera (1994) e dai modelli F40 (1999) in ceramica smaltata che richiamano il monumento dedicato alla Ferrari, mentre per César si tratta di una delle sue celebri Compressioni (1996), carcasse di automobili pressate in maniera meccanica che grazie alla ceramica rivelano in maniera ancora più evidente, la loro anima astratta e magmatica. Dalle macchine alla mitologia, con i vasi ispirati all’Odissea e realizzati nel 2004 da Mimmo Paladino, insieme al Mappamondo (2011) di Sandro Chia che utilizzano la terra e i loro colori come se stessero dipingendo su tela. L’attualità climatica è simbolicamente rappresenta da Arnia (2004) l’installazione di Jessica Carroll che attraverso vari materiali e le api, suo alter ego, modella la ceramica che acquista la luminosità dei favi, così come la morbidezza della cera. In tema ecologico l’iperealismo di Bertozzi & Casoni ancora prima di Damien Hirst, punta l’obiettivo sull’inquinamento non solo ambientale, ma anche fisico svelando l’interno di una borsa di ceramica Rosaaa (2016), più vera del vero, che racchiude svariati oggetti di uso quotidiano, appartenenti al mondo consumistico contemporaneo (un pacchetto di sigarette, gli ombretti realizzati con i derivati del petrolio, ecc.), mentre alcune impalpabili farfalle si posano su di essa, in procinto di spiccare il volo. Di natura organica l’opera Mother Organs (2017) di Sissi formalizza la sua anatomia emotiva attraverso un uso sapiente della ceramica smaltata di bianco. Alle tante presenze femminili si affianca un Teatrino (2001) di Giosetta Fioroni e come presenza artistica l’opera Lei (1979) di Aldo Rontini. Di grande rilevanza per la Cina, il Giappone e la Corea, la ceramica diventa materia di elezione nelle opere del ciclo Oltre la grande soglia (1992) di Hsiao Chin che riportano di continuo all’astrazione occidentale, razionalmente esplicitata, la composita spiritualità del fare artistico Orientale. Del resto per rubare le parole di Ettore Sottsass, anche lui presente in mostra con due opere in bilico tra arte e design: «per le ceramiche si sono inventate forme completamente diverse da quelle dei cestini e si sono anche inventate righe e segni e figure completamente inventate come la geometria che è completamente inventata e anche la simmetria, e l’ordine, che è completamente inventato, da contrapporre alle tenebre ecc. ecc. Anche è completamente inventata l’idea di come i segni vanno d’accordo con le forme e così si inventeranno sempre nuove invenzioni e ordini sempre nuovi da contrapporre alle tenebre» (da Ettore Sottsass, Molto difficile da dire, ed. Adelphi, 2019).

Fino al 10 gennaio 2020

Bologna, Galleria d’Arte Maggiore g.a.m., via d’Azeglio 15. Info & Orari: maggioregam.com