“La Vaga Grazia” si ispira a Il Monte Analogo di Renè Daumal, l’unico romanzo al mondo – si dice – a concludersi con una virgola. La vicenda narra un viaggio e s’interrompe proprio mentre gli alpinisti intravedono il primo campo base, appena intrapreso il vero e proprio percorso spirituale; non sappiamo quindi come si conclude la ricerca che per ognuno sarà unica, non riducibile, un movimento del tutto intimo. Il salto laterale che il poeta decide di compiere è quello verso la ricerca di sé stessi, verso l’infinitesimo; è il tentativo di cambiare qualcosa di radicale, il desiderio di percorrere un tracciato geografico verso l’interno. Eva Geatti ha iniziato a lavorare a questo progetto nell’aprile 2021 con cinque giovani attori: in scena, un concerto di sintetizzatori realizzato dal vivo da Dario Moroldo, li guida in un’escursione che avviene nel mondo, ma che in verità ci fa inabissare in noi, come ricerca totalizzante, calma e fervente; un viaggio iniziatico e difficile verso l’autenticità dell’essere. “La Vaga Grazia” cerca una risposta ad una domanda che non sappiamo formulare, eppure percepiamo come essenziale e concreta; un posto necessario da incontrare ma che ci rende piccoli e spaesati.