Un mondo di carta: Mag to Mag a Bologna

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Sentire le fibre della carta tra le mani, ascoltare il rumore delle pagine al tocco, percepire il profumo di curiose storie e interessanti contenuti da scoprire: queste e altre sensazioni non le riservano soltanto i libri, ma anche le riviste, specie quelle che sarà possibile sfogliare sabato 6 e domenica 7 maggio in Sala Borsa in occasione di Mag to Mag, il primo festival in Italia dedicato al magazine indipendente e di nicchia.

Le due giornate prevedono un market con 50 espositori italiani e stranieri, che accoglierà il pubblico dalle 10.30 alle 20.00, e saranno arricchite da talk aperti alla cittadinanza dedicati a temi e argomenti legati alle riviste e all’editoria indipendenti; e da corsi di formazione e workshop rivolti a professionisti o a chi desidera avvicinarsi a questo mondo di carta.

A ideare Mag to Mag è Frab’s, realtà che si occupa di selezionare e fare cultura del magazine indipendente, fondata nel 2019 da Anna Frabotta, giornalista e docente di editoria della moda, che qui conduce a conoscere più da vicino l’universo delle riviste di nicchie e racconta più nel dettaglio le due giornate di festival.

Partiamo da una domanda preliminare: di cosa parliamo quando parliamo di magazine indipendenti?

Forse è più corretto definirli magazine di nicchia, perché la parola “indipendente” – per quanto corretta in quanto fa riferimento a prodotti non legati a grandi gruppi editoriali – potrebbe far pensare a riviste completamente prive di pubblicità. Questo invece non è sempre vero: la si può trovare, sebbene sia targettizzata o a sostegno del progetto editoriale, tanto da non influenzare in alcun modo i contenuti, a differenza di quanto avviene nelle riviste mainstream. Oltre a non avere un grande gruppo editoriale alle spalle, i magazine di nicchia si caratterizzano per avere una bassa tiratura e quindi una distribuzione contenuta.

Le riviste indipendenti/di nicchia sono inoltre prodotti di grandissima qualità, sia dal punto di vista dei contenuti, sia per quanto riguarda il design editoriale, dalla scelta della carta al formato, fino alle grafiche sperimentali. Le tematiche a cui sono dedicati questi magazine sono diverse, ma hanno un alto grado di specializzazione e di approfondimento: anche per questo si possono definire “di nicchia”, perché coprono argomenti molto specifici e che possono interessare un gruppo ristretto di lettori.

L’essere fuori dalle logiche del mercato lascia una grande libertà artistico-creativa, ma al tempo stesso forse impone dei limiti. Quali sono?

Sicuramente un problema importante è la questione della distribuzione, che è sempre limitata. I grandi editori lavorano su tirature molto alte e in conto vendita, senza un reale diritto di resa: se la rivista commerciale non viene venduta, basta restituire solo la copertina, il resto viene dato al macero. I magazine di nicchia non sono distribuiti capillarmente perché non hanno abbastanza forza commerciale. Vengono quindi venduti solo nel circuito delle librerie indipendenti, nelle fiere e online. Io credo tuttavia che non essere nella rete di distribuzione classica abbia più pro che contro, sebbene questo comporti maggiori difficoltà nel farsi conoscere.

Entriamo nel vivo di Mag to Mag: come nasce il progetto e da quali urgenze?

L’obiettivo alla base è lo stesso di Frab’s, di cui il festival è un po’ l’emanazione, cioè di costruire una cultura del magazine di nicchia in Italia. Nel nostro Paese ci sono tantissime fiere dell’editoria, ma sono principalmente dedicate al libro o alla stampa d’arte. Le riviste invece vengono da sempre considerate un prodotto editoriale di serie B: basti pensare che soltanto negli ultimi vent’anni sono diventate oggetto di studio all’università. Lo scopo è quindi riuscire a far mutare questo paradigma, facendo capire che il magazine è cultura a tutti gli effetti e ha quindi un valore culturale ed economico, alla pari di un libro.

Questa prima edizione abbiamo inoltre deciso di chiamarla “Connessioni” perché il desiderio è di creare una rete tra i vari editori italiani e internazionali. In Italia ci sono tantissime riviste, ma spesso le redazioni non si conoscono tra loro: crediamo che unendosi potrebbero avere una maggior forza per emergere nel mercato dell’editoria.

Come è strutturato il festival?

Sarà strutturato in una due giorni (sabato 6 e domenica 7 maggio) e allestito negli spazi di Sala Borsa. In entrambe le giornate, dalle 10.30 alle 20.00, si potrà trovare un market con 50 espositori che vengono dall’Italia e dal mondo (Singapore, Cina, USA, Grecia, Germania, Francia, Regno Unito), lì per vendere i loro magazine e farli conoscere al pubblico. In programma ci saranno inoltre dei Talk aperti alla cittadinanza, attorno a diversi argomenti, dalla distribuzione editoriale ai temi delle riviste (moda, cinema, sperimentazione grafica, etc). Per gli addetti ai lavori e per tutti coloro che sono interessati a intraprendere un percorso nell’editoria, abbiamo organizzato dei corsi di formazione e dei workshop dedicati a come si realizza un magazine, dall’ideazione di un concept, alla formazione di una redazione; dalla gestione del business plan fino alle tipologie di rilegatura, stampa e carta.

In Italia Mag to Mag è il primo festival che connette editori e riviste di nicchia. Quali sono i motivi di questo vuoto finora e cosa vediamo nel contesto europeo?

In Italia ci sono stati dei festival che, fra i diversi prodotti editoriali, prevedevano anche i magazine, ma mai nulla propriamente dedicato a questi. Il motivo di questo vuoto è forse legato al fatto che le riviste indipendenti fanno molta fatica a essere comunicate e vendute, per il motivo di cui parlavamo prima: in Italia non esiste una cultura del magazine. Noi come Frab’s e come Mag to Mag abbiamo scelto di focalizzarci soltanto sulle riviste indipendenti e di nicchie, escludendo – a malincuore – altri prodotti editoriali come per esempio la fanzine, perché si tratta di progetti meno strutturati rispetto alle riviste. Quello che cerchiamo di fare è quindi colmare un vuoto che è prima di tutto un culturale. In Europa il panorama è un po’ diverso, i progetti editoriali indipendenti e di nicchia sono più conosciuti e hanno una loro distribuzione: si trovano nelle librerie e addirittura nei chioschi delle edicole. Per quanto riguarda le manifestazioni, giusto per fare qualche esempio, ad Amburgo esiste un festival molto bello dedicato ai magazine, mentre a Londra organizzano una serie di eventi per addetti ai lavori. Gli ospiti europei hanno infatti risposto con entusiasmo al nostro invito, dicendoci esplicitamente di essere contenti che finalmente anche in Italia ci sia una manifestazione dedicata alle riviste indipendenti.

Si dice che la carta stampata sia anacronistica, anche a fronte dei rincari sul costo della materia e delle questioni ecologiche. L’editoria indipendente come risponde?

Siamo inequivocabilmente di fronte a un settore che ha delle importanti difficoltà, specie nell’ultimo anno, perché la carta ha visto un aumento considerevole del suo costi, così come quelli della stampa e di conseguenza dei prezzi delle riviste. Tuttavia definire le riviste di carta come qualcosa di anacronistico secondo noi è un errore, perché parliamo di progetti assolutamente contemporanei, sempre integrati al digitale e alcuni addirittura alla realtà aumentata. Gli ideatori di questi magazine sono inoltre spesso persone molto giovani: l’età media si aggira tra i 22 e i 30 anni. A scomparire nei prossimi anni sarà forse un certo tipo di carta, quella di determinate riviste che vivono soltanto di inserzioni pubblicitarie. La stampa di qualità invece, quella in cui è importante vedere come immagine e testo dialogano, quelle che hanno una cura per i contenuti e i formati, non crediamo possa tramontare. Si tratta di un mondo al libro d’artista, perciò non potrà mai scomparire. La questione ecologica è più una questione calda per le riviste mainstream che spesso utilizzano carte molto economiche e una percentuale di colla molto elevata, difficile da riciclare. Lavorando inoltre con tirature altissime, c’è molto spreco. Le riviste di nicchia sono stampate in pochissime copie e sono pensate per essere collezionate e rimanere nelle librerie dei lettori. La maggior parte dei magazine inoltre utilizza carte riciclate, oppure provenienti da scarti vegetali come le alghe della laguna di Venezia o dalla frutta. Lo stesso vale per il processo di stampa, certificato per essere ecologico dall’inizio alla fine.

Oltre agli addetti ai lavori, quale è il pubblico a cui vorreste arrivare?

L’auspicio è sempre quello di arrivare a tutti, ma il target a cui puntiamo è soprattutto la generazione Z, non abituata a leggere su carta. Io insegno a ragazzi e ragazze che hanno circa 20 anni e non conoscono proprio la rivista come possibilità di informazione e approfondimento, cercano ispirazioni prevalentemente sui social o su internet. Il nostro scopo quindi è di far innamorare le generazioni più giovani, quelli che hanno meno di 20 anni, di un mondo che non conoscono e forse davvero vedono come anacronistico. Anche perché, se si appassionano loro che sono giovanissimi, la carta può avere un futuro.

6/7 maggio, Bologna, Salaborsa, piazza Nettuno, ingresso gratuito, info: www.magtomag.com