Libri d’artista: Danilo Montanari racconta la seconda edizione di BOOKS

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Pagine di un processo creativo o vere e proprie opere, i libri d’artista sono protagonisti di BOOKS, festival dedicato a questo particolare oggetto artistico, quest’anno alla sua seconda edizione, avvenuta dal 24 al 26 maggio nella Sala delle Ciminiere del MaMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna.

Ideato e curato da Danilo Montanari in collaborazione con Lorenzo Balbi, BOOKS ha accolto 36 espositori italiani e internazionali e si è strutturato in un ricco calendario di incontri e mostre collaterali. Senza rinunciare a una vocazione di mercato, l’iniziativa intende essere un’occasione di incontro e scambio tra artisti e collezionisti, ma anche tra esperti del settore e appassionati.

Di cosa parliamo quando parliamo di libro d’artista?

«Il libro d’arte o d’artista ha un’accezione ampia – racconta l’editore e ideatore di BOOKS Danilo Montanari –  ha dei prodromi nel periodo futurista italiano, ma per convenzione se ne parla a partire dalla fine degli anni ’60 e gli inizi dei ’70 del Novecento. Il libro d’artista si differenzia dal libro artistico, in quanto si tratta di una progettualità che a volte anticipa la realizzazione di un’opera, altre invece è talmente ben concepito da essere esso stesso un’opera d’arte. BOOKS concentra la sua attenzione sull’arte contemporanea proprio a cavallo fra gli anni ’60 e ’70, quella che trova nel concettuale un momento di svolta, per poi attraversare altri momenti: dall’arte povera a quella d’avanguardia – per stare su terreno italiano – fino alle ultime espressioni legate al performativo». 

Come è nato  il progetto BOOKS e da quale urgenza? 

«Io sono un editore, mi occupo di libri d’artista dalla metà degli anni ’70 e negli ultimi decenni sono stato in molte fiere nazionali e internazionali come espositore, costruendo contatti e stringendo relazioni. Pur essendo uno dei paesi con una maggiore percentuale di libri d’artista di alta qualità, l’Italia scarseggia di occasioni di confronto e di mercato. Tuttavia negli ultimi 20-30 anni, ci sono state due esperienze significative in tal senso: a Bologna, Artelibro (2003-2014), festival ideato da Giovanna Pesce, ora parte del comitato scientifico di BOOKS, un’esperienza fra le più innovative del tempo perché combinava l’arte contemporanea ai libri di antiquariato; a Torino invece c’era FLAT    – Fiera Libro Arte Torino (2017-2019), un appuntamento internazionale la cui struttura però prevedeva un importante impegno oneroso. BOOKS nasce dunque dall’urgenza di ridare una casa a chi si occupa di libro d’artista e di rendere il contesto accessibile a ogni espositore, a cui è infatti richiesta una quota minima e perciò alla portata di tutti. Su questa linea, importantissima è la collaborazione con il MaMbo di Bologna e il suo direttore Lorenzo Balbi, che mette a disposizione gli spazi, venendo incontro alle necessità primarie di questo genere di iniziative. Negli anni ho avuto infatti modo di capire quali possono essere i punti deboli di festival come questi e poter contare su uno spazio e un allestimento semplici e non costosi è davvero molto importante, perché permette di investire su altro e di dare continuità al progetto».

Bologna ha una storia legata al libro d’artista. È una città ricettiva per questo genere di iniziative?

«Si, Bologna è una città accogliente e attenta, con già alle spalle esperienze come Artelibro, appunto, o la più recente Fruit Exibition rivolta alle giovani generazioni. C’è inoltre la lunga tradizione degli artisti bolognesi e delle gallerie che hanno un’attenzione anche per il libro d’artista, come per esempio la Galleria dé Foscherari o la Galleria Studio G7. Bologna è inoltre la città della fiera del libro per ragazzi, quindi c’è un’attenzione generale al libro e sebbene quello d’artista sia qualcosa di molto particolare, qui trova spazio e attenzione». 

Quali sono stati  i principali librai e editori coinvolti a BOOKS?

«Gli espositori sono stati 36 in totale, ma dovendone citare solo qualcuno quest’anno c’è stata la Sims Reed Rare Books di Londra, tra i più importanti librai d’Europa per quanto riguarda il libro d’arte; e la Idea Books di Amsterdam, una casa di distribuzione che rappresenta diversi editori internazionali. Tra le presenze giovani e molto curiose l’HAVAIANA PAPERS Brazilian Indipendent Photobooks, che ha presentato  dei libri prevalentemente fotografici dall’America Latina. E poi molti altri librai, fra i migliori del settore italiano». 

Prima accennava all’importanza di creare occasioni di confronto e scambio e BOOKS ha in effetti organizzato  un programma di attività collaterali. Di cosa si è trattato?

«Si, il calendario si è composto di due o tre incontri al giorno. Tra questi, abbiamo avuto per esempio Vincenzo Sparagna, editore e direttore di riviste memorabili come “Cannibale” e “Male” e primo a pubblicare Andrea Pazienza, a cui è stata dedicata una delle piccole mostre collaterali. C’è stato inoltre  Luca Cerizza, curatore del Padiglione Italia della Biennale di Venezia, che ha parlato di di Vincenzo Agnetti e dell’edizione particolare del suo libro d’autore in forma di disco. E poi ancora,  Enea Righi, direttore di Arte Fiera Bologna e collezionista di arte contemporanea, ha dialogato  con Lorenzo Balbi sul rapporto tra libro e opera. Un altro momento interessante è stato curato da Anonima Impressori, una piccola tipografia manuale che ha proposto  una dimostrazione di stampa con caratteri mobili. Gli incontri si sono chiusi con Sergio Ruzzier e Paolo Ventura, il primo specializzato in libri d’infanzia il secondo fra gli artisti italiani con maggiore esperienza internazionale in quest’ambito, che racconteranno il loro incontro e la loro esperienza a New York».

Per ulteriori informazioni: https://www.booksfestival.it/ 

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