Il Bellaria Film Festival incorona Manfredi Lucibello

0
808

bff locaSi è conclusa domenica 4 maggio la 32ª edizione del Bellaria Film Festival. Un’edizione destinata a lasciare un segno nell’oramai lunga storia di questa interessante rassegna, il segno di una svolta positiva, come lo sono sempre le innovazioni coronate da successo. Insomma, a sipario calato si può ben dire che è stata felicemente vinta la “sfida” lanciata dai due nuovi Direttori artistici, Simone Bruscia (già direttore di Riccione Teatro) e Roberto Naccari (già presidente di Santarcangelo dei Teatri), quella di allargare il Festival a nuovi spazi e nuove forme di visione, favorendo l’interazione tra i diversi codici artistici e attirando così un pubblico eterogeneo. Una rassegna, quindi, che ha saputo prestare attenzione alla varietà degli stili e dei linguaggi cinematografici, non solo documentari realistici ma anche d’arte, audio-documentari e live performance. Tutto ciò si è tradotto nella creazione, accanto al tradizionale Concorso Italia Doc che rimane il cuore della manifestazione, vetrina della migliore produzione documentaristica italiana dell’anno, di un nuovo concorso, il Casa Rossa Art Doc riservato a documentari dedicati a opere d’arte ed artisti.

Vediamo allora chi si è aggiudicato questi due importanti riconoscimenti, le cui premiazioni si sono svolte sabato 3 maggio.

Il PREMIO ITALIA DOC è andato a Centoquaranta. La strage dimenticata di Manfredi Lucibello, documentario che ha richiesto oltre due anni di intensa lavorazione per poter ricostruire il tormentato percorso processuale seguito al disastro del Moby Prince. Un film, come spiega bene la motivazione della giuria, di grande rilievo «per la sua capacità di trasformare con originalità e forza uno dei tanti misteri d’Italia nell’incubo, più universale, dell’impossibilità di raggiungere la verità». Ciò che colpisce di questa produzione, quindi, è stato «l’alto livello della regia, oltre al valore civile del documentario».

La giuria, composta da Mario Balsamo (Presidente), Martha Capello, Agostino Ferrente, Pinangelo Marino e Giovanni Piperno, ha poi assegnato due MENZIONI GIANNI VOLPI ai documentari: Il Segreto di Cyop&Kaf «per l’immediatezza della narrazione e dello sguardo su un gruppo di ragazzini napoletani, mossi dal desiderio di identità e spirito di appartenenza della loro città», e Dal profondo di Valentina Zucco Pedicini «per la costruzione della narrazione e la potenza delle scelte espressive, capaci di raccontare l’orgoglio e la fatica a del lavoro dei minatori, con la forza delle immagini e dei suoni».

E veniamo al nuovo PREMIO CASA ROSSA ART DOC che è stato vinto da My name is Janez Janša di Janez Janša, opera di tre artisti che decidono di cambiare ufficialmente e legalmente i loro nomi assumendo tutti e tre quello del primo ministro sloveno, noto per la sua intransigenza nel controllo del potere politico: uno sguardo ironico sull’arte contemporanea e i suoi paradossi, sulla politica e le sue vulnerabilità.

La giuria, composta da Marco Bazzocchi (Presidente), Ermanno Cavazzoni, Chiara Lagani, Cesare Malfatti e Valentina Vannicola, ha poi assegnato la MENZIONE PAOLO ROSA a The Column di Adrian Paci, che descrive il viaggio di un blocco di marmo e la sua mutazione.

Infine, il PREMIO CASA ROSSA ALLA CARRIERA è stato assegnato al regista Gianni Amelio, grande maestro del cinema italiano. È la terza volta che viene assegnato questo premio, nelle due precedenti occasioni era andato a Toni Servillo e a Daniele Vicari.