Per guarire bastano le preghiere

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Correre è abbandonare i cattivi pensieri sull’argine di un fiume in piena, lungo strade in salita è vederli ruzzolare alle tue spalle, in affanno, mentre non riescono a starci dietro.

Correre è sentire l’aria fresca sulla fronte e sudore di brividi che ti percorrono la schiena scendere giù fino alle caviglie, mentre guardi il paesaggio e ti estranei da te stesso, respirare universo mentre espiri l’inverso, la piccolezza delle angosce e delle ambizioni. Correre è guardare sei metri più avanti, combattere la pigrizia con la fatica, è dolori al fianco che ti impediscono di raggiungere la meta e ti impongono di rallentare quasi fino a fermarti.

Correre è allenare la propria disciplina, rendersi consapevoli della propria forza interiore, allenarla a superare tutte le volte, le nostre stesse aspettative.

Dopo venti minuti di corsa tutto diventa un po’ irreale e  non ci si rende più conto delle irregolarità del terreno. L’iperventilazione produce una sorta di disorientamento spaziale che ci fa sentire come se stessimo correndo sulle onde ed è come se si risvegliasse una parte evolutivamente primitiva del nostro sistema nervoso, una di quelle che  abbiamo ereditato dai rettili, e che gestisse tutto come col pilota automatico.

Tutto quello che si sente da un certo punto è che si richiede un po’ più di tensione nei muscoli della gamba sinistra, e un po’ più di tensione nella gamba destra. La tensione dei nostri muscoli si ripete lungo una traiettoria il cui spazio è scandito solo dalla quantità di fiato che resta.
Correre è come guarire, e aiuta molto di più la ricerca scientifica di quanto lo faccia una preghiera.

 

La Race for the Cure, evento simbolo della Susan G. Komen Italia, è una corsa di solidarietà e di raccolta fondi della lunghezza di 5 km (con passeggiata di 2km) che si propone di esprimere solidarietà alle donne che si confrontano con il tumore del seno e di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione.

Caratteristica principale dell’evento è la presenza delle “Donne in Rosa”, donne che hanno affrontato personalmente il tumore del seno e che, per dimostrare un atteggiamento positivo con cui si confrontano con la malattia, scelgono di rendersi intenzionalmente visibili indossando una maglietta ed un cappellino rosa.

Negli Stati Uniti, dove è nata nel 1982 e dove si svolge in oltre cento città americane, la Race coinvolge ogni anno oltre un milione e mezzo di partecipanti e tanti personaggi pubblici, a partire dal Presidente degli Stati Uniti, starter d’eccezione nella corsa di Washington.

Visto il successo sempre crescente ottenuto nel corso degli anni, la Race ha varcato dal 2007 i confini di Roma per raggiungere anche Bari, Bologna e infine Napoli, per tre edizioni dal 2010 al 2012.

Con i fondi raccolti attraverso la Race for the Cure, la Komen Italia, dal 2000 ad oggi ha raccolto e già distribuito oltre 2.150.000 € per la realizzazione di 245 progetti propri e di altre associazioni nella lotta ai tumori del seno. Tra questi, corsi di aggiornamento per operatori sanitari; programmi di educazione alla prevenzione per donne sane e studenti; servizi clinici per il recupero del benessere psico-fisico delle donne operate ed acquisto di apparecchiature di diagnosi e cura delle neoplasie del seno.

Il 26, 27 e 28 settembre i giardini Margherita di Bologna diventeranno lo scenario di una nuova edizione di questa manifestazione che oltre ad essere una competizione podistica, alla quale si può accedere con un simbolico contributo di 10 euro, vuole essere a tutti gli effetti un’occasione per parlare di prevenzione e di screening. Saranno a disposizione di tutti gli interessati, visite gratuite di medici specialisti che si occupano di prevenzione nell’ambito dei tumori al seno, melanoma e linfedema, stand gastronomici e attività sportive dedicate anche ai più piccoli.

Info: http://www.komen.it/la-race-di-bologna-home/