Guido Reni, Guercino, Cantarini, Pasinelli. Il Seicento bolognese torna in mostra

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FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO IN BOLOGNA Riproduzione M3086 - Allegoria della Pittura Autore; Giovan Francesco Gessi (Bologna, 1588 - 1649) Tecnica e supporto; Olio su tela Datazione: 1630 ca. Misure (in cm) h x b: 99x100,5 Foto Paolo Righi

Inaugura mercoledì 8 maggio 2019 alle ore 17 la mostra Reni, Guercino, Cantarini, Pasinelli. Il Seicento bolognese nelle collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, a cura di Angelo Mazza, nelle sale espositive di Casa Saraceni, sede della Fondazione in via Farini, 15.

Tanti i capolavori che fanno parte delle Collezioni d’arte ella Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e che documentano una delle pagine più gloriose dell’arte cittadina e nazionale,  il Seicento bolognese al centro degli studi per questa mostra. Pur nelle oscillanti fortune, non è mai venuto meno il riconoscimento del ruolo strategico svolto dai Carracci, da Guido Reni e dal Guercino nella storia della pittura europea; così come, nella seconda metà del Seicento, opere di Elisabetta Sirani, di Lorenzo Pasinelli, di Carlo Cignani, di Marcantonio Franceschini e di altri pittori bolognesi varcarono le Alpi verso i paesi germanici e anglosassoni; per non dire dei decoratori e degli abili quadraturisti prospettici che lavorarono alla corte medicea come a quella estense e raggiunsero Roma, Genova, Madrid, Parigi, Vienna e altre città europee.

Le Collezioni documentano in parte la produzione di questi artisti; e se le opere più importanti sono permanentemente esposte nel Museo della Storia di Bologna in Palazzo Pepoli, altre non meno significative arredano gli uffici di Casa Saraceni, sede della Fondazione, o sono custodite nei caveaux delle altre residenze affidate a Genus Bononiae, e oggi oggetto della mostra.  Vi figurano nomi di prima grandezza, come quello di Guido Reni, del Guercino, o di Simone Cantarini. Una sezione di dipinti di soggetto religioso allinea pittori sensibili agli insegnamenti del cardinale Gabriele Paleotti, cioè il devoto Giovanni Battista Bertusio, allievo e collaboratore di Ludovico Carracci, con opere di  Vincenzo Spisanelli, Girolamo Negri detto il Boccia, Giovanni Maria Viani, il figlio Domenico Maria e infine Marcantonio Franceschini. Né mancano i ritratti (Bartolomeo Cesi, Ritratto di Lattanzio Graffi, paggio di Clemente VIII) e i quadri con soggetti di vita quotidiana (Giovanni Maria Tamburini, Scena di mercato e Mendicanti alla questua); mentre le due tele ovali di Giovan Gioseffo Santi con Prospettive architettoniche e figure, una delle quali provvista di firma, documentano un genere di pittura in cui gli artisti bolognesi avrebbero conquistato il primato in Europa grazie alle scenografie dei Bibiena.

Chiude il secolo la lunga parabola artistica di Lorenzo Pasinelli, qui rappresentata da una giovanile Sibilla e dal monocromo con lo Svenimento di Giulia davanti alle vesti insanguinate del marito, bozzetto per il grande dipinto della Pinacoteca Nazionale di Bologna, oltre che dalla luminosa tela con Angelica innamorata che incide sull’albero il nome di Medoro.

Dal 8 maggio al 13 ottobre

Bologna, Casa Saraceni, Via Farini 15

Info e orari: fondazionecarisbo.it

 

(l.r.)