Arte per tutt*. Conversazione con Alessandra Carini

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Alessandra Carini foto di Marco Miccoli, disegni di Nicola Montalbini

 

La proprietaria dell’attivissima Magazzeno Art Gallery di Ravenna è in procinto di iniziare una proteiforme collaborazione con Gagarin Orbite Culturali. Leggete qui, per conoscere meglio il suo progetto curatoriale e artistico.

La tua formazione e la tua professione hanno respiro nazionale e internazionale. Quali punti di forza e quali criticità nell’aver base in Romagna, rispetto al panorama italiano et ultra?

Oggi come oggi penso che lo spazio fisico non sia più così fondamentale. Certo, se avessi la galleria a Parigi o a New York potrei avvalermi di una rete di collezionist* molto più numerosa, ma in questo momento storico attraverso i social, le campagne marketing on-line e il Metaverso si riesce ad arrivare ad un pubblico enorme e diversificato che in nessun altro modo potresti raggiungere. Il nostro scopo infatti è quello di non avere più uno spazio fisso in futuro, ma di essere molto forti on-line e fare delle gallerie pop-up in giro per il mondo. Molti miei collegh* non sentono il digitale come un alleato, invece penso sia uno strumento inclusivo che parla alle nuove generazioni e che non possiamo ignorare, pena l’esclusione dalla contemporaneità. Trovo molto interessante l’attenzione e gli studi che si stanno creando sul Phygital, cioè l’interazione tra mondo fisico e digitale, che ritengo già essere il nostro presente e sicuramente il nostro futuro.

Come individui gli artisti con cui lavori nella tua Galleria?

Vengono scelti attraverso vari canali. Nel lavoro, ma anche nella vita privata, frequentiamo quasi esclusivamente artist*, curator*, operator* culturali che a loro volta conoscono altri artist*, curator* e via dicendo. È molto facile quindi venire a contatto con un numero molto elevato di addett* ai lavori. In più ci sono le fiere, le inaugurazioni, gli eventi e ovviamente anche Instagram che, nel mondo dell’arte, funziona come infinito database dal quale attingere. Nel 2020 abbiamo inoltre avviato un progetto di residenze artistiche chiamate Equidistanze, alle quali ogni anno fanno richiesta un centinaio di artist* provenienti da tutt’Italia. In più ci arrivano tantissimi portfolio ogni settimana di artst* che vorrebbero collaborare con noi. Insomma le occasioni sono davvero molteplici. Gli artist* con i quali scegliamo di lavorare devono parlare del mondo di oggi, devono essere in linea con i tempi in cui viviamo, perché per noi l’arte è un atto politico, è una presa di posizione. Ci interessano varie tecniche ma ci concentriamo maggiormente su pittura, scultura, disegno, arte digitale e arte urbana.

 

foto di Elisa Lanconelli

 

In che modo la curatela può definirsi parte del processo artistico, nella tua visione?

Nella mia visione un bravo gallerista deve essere prima un bravo curatore, anzi, una brava gallerista deve essere prima una brava curatrice! Io provengo da un percorso di studi che mi ha molto aiutata in questo senso: ho avuto la fortuna di studiare con i grandi dell’arte contemporanea come Angela Vettese, Gilberto Zorio, Alberto Garutti e Francesco Bonami. Quest’ultimo è stato per me grande fonte di ispirazione e mi ha insegnato a guardare l’arte contemporanea con ironia e curiosità, ma anche ad essere estremamente critica e dissacrante. Purtroppo vedo invece che tant* miei collegh* non sono realmente intressat* agli artist* né conoscono la storia dell’arte, semplicemente sono interessati alla mera vendita delle opere, potrebbero quindi vendere anche mutande o aspirapolvere. A me interessa comunicare un concetto diverso, vedo la galleria più come centro culturale, dove ovviamente lo scopo è la vendita dell’opera, ma la vendita ci serve per continuare a fare Cultura e dare la possibilità all’artista di fare l’artista. In questa prospettiva uno dei miei grandi miti è Leo Castelli, grande gallerista triestino emigrato a New York negli anni ’50, che ribaltò completamente il concetto di galleria e gallerista.

In quale maniera operi affinché i linguaggi spesso ostici dell’arte contemporanea raggiungano anche i non addetti ai lavori?

Questa è una delle nostre principali prerogative: l’arte che proponiamo è un’arte leggibile ai più, che non vuol dire non sia complessa, ma che può essere interpretata e compresa anche da un non espert*. E qui entra in gioco la curatela e la linea della galleria che sceglie gli artist* e le opere partendo sempre da questo presupposto. Di fronte ad un’opera (o in una galleria) nessun* deve sentirsi a disagio: è finito il tempo in cui l’arte era un circolo chiuso fatto di club privati, artist* e gallerist* autoreferenziali, mostre incomprensibili. Ci interessa che l’arte torni a far parte della vita di tutti i giorni: sembra demagogia, ma noi ci crediamo fortemente e strutturiamo il lavoro su questi princìpi.

 

foto e opere di Yuri Catania. Equidistanze | Residenze Artistiche (Filetto, RA)

 

Ci racconti l’incontro artistico più sorprendente degli ultimi mesi?

A questa domanda non so bene come rispondere. Con gli artist* e con tutti i nostri collaborator* cerchiamo di costruire rapporti che vadano oltre il lavoro, proprio perché per fare questo mestiere, sempre nella mia visione delle cose, il rapporto che si crea tra artista e gallerista è fondamentale per poter seguire un percorso che abbia senso per entramb*. Non sempre si riesce a creare un’armonia, ma cerchiamo di farlo in ogni occasione. In questo senso ogni incontro è sorprendente (a volte anche in modo negativo!).

Posso dire che è un privilegio poter lavorare con gli artist*, sia emergenti che storicizzati come Eron, collaborazione di cui vado particolarmente fiera. E che quando Maurizio Cattelan mette i cuoricini sui nostri post di Instagram ci sorprende e allieta parecchio!

Quali contenuti offrirai ai lettor* di Gagarin Orbite Culturali?

Offrirò la mia lettura del mondo dell’arte contemporanea condita con le mie principali caratteristiche: l’ironia, la schiettezza, l’irriverenza ed anche un po’ di polemismo che non fa mai male (ride). Ogni volta tratterò un artista o una mostra o un evento del nostro territorio e non solo, cercando di far principalmente sorridere il lettor*, ma anche di far nascere la curiosità in chi magari non si è mai interessat* d’arte. Ci vediamo presto sulle orbite culturali di Gagarin!

Grazie. E benvenuta.

MICHELE PASCARELLA

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