ITALO ZUFFI RACCONTA “FRONTE E RETRO”

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Italo Zuffi, Ho difeso il tuo onore, 2010, performance. Courtesy l'artista.

Fronte e retro è il titolo della mostra personale di Italo Zuffi, a cura di Lorenzo Balbi e Davide Ferri, che si articola in due spazi: il MAMbo, dove è stata prorogata fino al 15 maggio in occasione del weekend  di Arte Fiera e di ART CITY Bologna 2022, e Palazzo De’ Toschi, sede delle iniziative dedicate all’arte contemporanea di Banca di Bologna, dove si potrà visitare dal 12 al 29 maggio.

La retrospettiva al Mambo è tutta centrata su contrasti e opposizioni che interessano sia aspetti concreti della realtà (come il corpo o l’architettura), sia dimensioni astratte, personali, psicologiche, come il concetto di fragilità e di competizione. Lo stesso titolo richiama questa impostazione. Qual è la forza di questo approccio dualistico? 

È suggestiva la possibilità di non schierarsi o produrre schieramenti. Nel 2007 ho realizzato a New York, alla Newman-Popiashvili gallery, proprio una mostra dal titolo Taking No Sides By Side, un gioco di parole che si potrebbe tradurre con “Non prendendo le parti da parte”. Uno due gruppi di opere in mostra era un ciclo di ceramiche, A Master’s Span, che proponeva il tema della sfida agonistica tra coppie di artisti già affermati. Credo che i miei lavori siano piuttosto espliciti nell’indicare una posizione, come ad esempio quella sulla relazione tra l’artista e il sistema di produzione artistica, che nel tempo ho sviluppato in una serie di opere, una parte delle quali in mostra a Bologna.

Nell’allestimento, opere di diversa datazione dialogano tra di loro e con lo spazio creando suggestivi rimandi e associazioni. Come si è svolto il processo creativo che l’ha portata a ripensare ed a riorganizzare questi tasselli conclusi?

Il processo di selezione delle opere e la loro combinazione negli spazi del museo è stato gestito assieme ai curatori, Davide Ferri e Lorenzo Balbi, attraverso vari incontri. Fin da subito abbiamo definito un gruppo di lavori che nella mia ricerca rappresentano dei punti di snodo fondamentali. Attorno a questo nucleo hanno progressivamente preso posto gli altri lavori, anche se poi inevitabilmente non tutti sono riusciti a entrare, per ragioni di spazio o di coerenza con altre opere già scelte.

 

Italo Zuffi. Fronte e retro. Veduta della mostra al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Foto: Ornella De Carlo. Courtesy Istituzione Bologna Musei

Il visitatore, entrando nell’imponente Sala delle Ciminiere, resta ulteriormente disorientato dall’attivazione del corpo che innescano architetture scomposte, fragili sculture appoggiate ai limiti del pavimento, fotografie che cambiano le fattezze se osservate da lontano o da vicino. Che tipo di reazione ricerca nel pubblico?

Non so fino a che punto sia possibile controllare una reazione. Come stile generale mi interessa produrre forme di interdizione, qualcosa di inatteso, mantenendo il lavoro, in fase di allestimento, in un’aderenza con quella che era la mia ‘intenzione’ iniziale, vale a dire il motivo che si accompagnava alla sua ideazione e ai suoi possibili significati. Le opere nello spazio in alcuni casi si concedono al pubblico attraverso un accesso frontale, in altri casi vengono collocate più marginalmente, quasi non cercassero attenzione o preminenza.

All’interno del percorso, alcuni elementi si completano attraverso le performance, seguendo un calendario che tocca giornate diverse durante tutta la durata della mostra. Quali sono i punti di forza di questo mezzo espressivo?

La performance è un mezzo con cui ho iniziato a lavorare nel 1997 e poi via via in modo sempre più regolare. Similmente a come è avvenuto per la mia ricerca scultorea, una parte di questi lavori dal vivo si sono progressivamente concentrati su un soggetto, per raffigurarlo da più angolature: il rapporto tra l’artista e il suo ambiente lavorativo. L’atto di coreografare relazioni problematiche è stato un modo per togliere intensità al disagio interiore da queste procurato.

Italo Zuffi. Fronte e retro. Veduta della mostra al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Foto: Ornella De Carlo. Courtesy Istituzione Bologna Musei

A Palazzo De’ Toschi è esposta una serie di nuove opere realizzate appositamente e in risposta alle caratteristiche dello spazio espositivo. Come ha vissuto questa esperienza?

Chi già conosce gli spazi di Palazzo De’ Toschi sa che la prima necessità di un progetto espositivo lì è raggiungere una forma di dialogo con un ambiente di grandi dimensioni, regolare ma con alcune peculiarità piuttosto marcate. Le opere devono tenere conto di questi aspetti e qualità, come in un accordo da trovare tra due personalità per convivere e trascorrere un tempo assieme, anche se limitato. Una parte dello spazio è stato quindi rimodulato per accogliere le mie installazioni.

Le esigenze comunicative legate al suo lavoro sono cambiate nel tempo? Quali
aspetti della sua ricerca recente toccano le nuove produzioni esposte a Palazzo
De’ Toschi?

Sì certamente le esigenze comunicative si sono evolute, quindi quello che il lavoro sta manifestando è una progressione di cui gli ultimi esiti indicano nuove necessità – di prese d’atto, ma anche di proposte per una traccia futura non ancora delineata chiaramente, nello scarto tra ‘progettazioni collettive’ e opzioni e scelte espresse individualmente.

Italo Zuffi. Imola, 1969. Vive a Milano.
Artista visivo, lavora con performance, scultura e scrittura.
Studia all’Accademia di Belle Arti di Bologna e al Central Saint Martins College of Art & Design di Londra. Nel 2001 gli viene assegnata la Wheatley Bequest Fellowship in Fine Art (Sculpture) all’Institute of Art & Design, School of Art, di Birmingham (UK). Insegna all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano, e alla Libera Università di Bolzano, Facoltà di
Design & Arti. Dal 2011 al 2019 è stato Visiting Lecturer in Performance alla Royal Academy of Art di L’Aja (NL). Nel 2013 fonda con Margherita Morgantin il collettivo Pawel und Pavel.

Mostre personali recenti:
Fronte e retro, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna e Sala Convegni Banca di Bologna – Palazzo De’ Toschi, Bologna (2022); In forma di riepilogo, CLER, Milano (2019); postura, posa, differita, ar/ge kunst, Bolzano (2016); Potersi dire, MAN, Nuoro (2015); Quello che eri, e quello che sei, Nomas Foundation, Roma (2015); La penultima assenza del corpo, Fondazione Pietro Rossini, Briosco (2012); Zuffi, Italo, Pinksummer, Genova (2010).

Mostre collettive recenti:
Performative 01, Contact(less). Maxxi L’Aquila (2021); 141 – Un secolo di disegno in Italia, a cura di Maura Pozzati e Claudio Musso. Palazzo Paltroni, Bologna (2021); C.U.O.R.E. (Cryogenic Underground Observatory for Rare Events). Centro per l’Arte Contemporanea Palazzo Lucarini Contemporary, Trevi (2021); Non giudicare, a cura di Viola Emaldi. Antico Convento di San Francesco, Bagnacavallo (2020); Vincenzo Agnetti, Autoritratti RItratti – Scrivere, Enrico Castellani Piero Manzoni Italo Zuffi, a cura di Giovanni Iovane. Building gallery, Milano (2019); BienNolo. Ex fabbrica Cova, Milano (2019); HOSPITALITY, a cura di Marie de Brugerolle. Non-objectif sud, La Barralière, Tulette (FR) (2018); Deposito d’arte italiana presente, a cura di Ilaria Bonacossa e Vittoria Martini. Artissima, Torino (2017); Roberto Daolio. Vita e incontri di un critico d’arte attraverso le opere di una collezione non intenzionale, a cura di Uliana Zanetti. MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (2017); 16a Quadriennale di Roma (sezione a cura di Michele D’Aurizio). Palazzo delle Esposizioni, Roma (2016); Toute première fois, a cura di Francesca Napoli e Armelle Leturcq. 22 Visconti, Parigi (2016); Ricettivo nouveau. Garage Carcani, Roma (2016); THERE IS NO PLACE LIKE HOME. Approdo fluviale, Lungotevere San Paolo, Roma (2016); Contemporary, festival di musica e arte d’avanguardia, a cura di Maurizio Coccia e Roberto Follesa. Sedi varie, Donori (2016); Fuori Uso, a cura di Giacinto di Pietrantonio. Ex Tribunale, Pescara (2016); Riviera, a cura di Caterina Riva. Istituto Svizzero di Milano (2016); Performance: everywhere, a cura di Frida Carazzato. Teatro Cristallo, Bolzano (2016); Ipercorpo 2016 – Cosa rimane (sezione a cura di Davide Ferri). Ex Centrale Avicola Amadori, Forlì (2016); ALT, a cura di Cripta 747. Caserma De Sonnaz, Torino (2015).

Bologna, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, via Don Minzoni 14 

20 gennaio – prorogata al 15 maggio 2022

 

Bologna, Sala Convegni Banca di Bologna – Palazzo De’ Toschi, piazza Minghetti 4/D 

12 – 29 maggio 2022

Inaugurazione: mercoledì 11 maggio, ore 18.30

Info & Orari: www.mambo-bologna.org.