Una prospettiva delle differenze. Torna perAspera Festival

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Saiu_Intermission_ph.Vito Lauciello

 

Esperienze urbane, arti performative, teatro, danza, installazioni, incontri, laboratori: torna dal 19 al 25 settembre il Festival perAspera, giunto alla quindicesima edizione, con interventi diffusi sul territorio di Bologna e della Città metropolitana.

Maria Donnoli e Ennio Ruffolo, il titolo-tema di questa edizione, DIVERSIVO, sembra rimandare a un’idea di arte come distrazione, come occasione per distogliersi dai pensieri e dalle incombenze spesso grevi del quotidiano. Ciò salta agli occhi in relazione al panorama contemporaneo in cui vi muovete spesso caratterizzato, al contrario, da affondi anche indigesti nelle molte spinose questioni del nostro tempo.

Maria Donnoli e Ennio Ruffolo: L’idea di Diversivo è nata intercettando, in una esplorazione randomica, un bozzetto di Marco Smacchia che poi, elaborato, è diventata l’immagine di questa edizione. Diversivo ha molteplici sfaccettature. Per noi vuol dire anche il coraggio di affrontare questioni spinose, di aprire dialoghi in un momento in cui non si parla più ma ci si offende manicheisticamente attraverso i social media. È andare nel profondo ma con ironia, con freschezza (quanta fatica si fa a trovarne oggi? Quanto ci si prende sul serio?), andare nelle strade con sorpresa, fare rumore, portare nell’arte contemporanea temi e linguaggi ritenuti popolari – come il calcio, come il ricamo.

Vi definite “Festival di arti interdisciplinari contemporanee”. Con uno sforzo di sintesi e chiarezza certo non da poco: cosa nella vostra visione curatoriale è arte e cosa non lo è? E cosa è contemporaneo e cosa non lo è?
Maria e Ennio
: Partiamo dal contemporaneo, che esprime per noi ciò che letteralmente viene costruito insieme, qui e ora. Le scelte che realizziamo sono sempre scelte situate, che non possono prescindere dal contesto. Per questo parliamo di context-specific e mai di site specific. In questo senso, per noi arte è – in una sua accezione originaria – andare verso interventi che abbiano un valore specifico, in uno specifico spazio-tempo.

Interdisciplinare: nominate tre tesori, nascosti tra gli interstizi delle categorie definite, che avete scovato in questi anni?

Maria e Ennio: I territori di periferia – reali e metaforici – prima che la periferia diventasse una moda. Qui avremmo tantissime esperienze da raccontare. Una per tutte: 2017, nella vecchia cantina Buton a Ozzano dell’Emilia, luogo di produzione (dal 1820) del liquore Vecchia Romagna, oggi fabbrica disabitata che abbiamo disinfestato con le nostre mani, per renderlo luogo performativo per l’oscuro Super Faust del collettivo lasantabarbara (Simone Gheduzzi, Francesco Guerri, Camilla Casadei Maldini). Le mutazioni di pelle che guardano al futuro e che confondono i piani, come Brightblack (Simon Wilkinson e Myrah Appannah) che con A unique and spectacular moment ha esplorato in forma di studio la possibilità di ricercare la felicità passando da un gioco virtuale alla realtà dei corpi. I progetti in cui ciascuno mette un nodo, come l’enorme ragnatela rossa Intreccio di Ida Bentinger installata davanti a una ferita aperta nell’edilizia locale nel pieno centro della cittadina di Monte San Pietro, costruita a cento mani ma senza retoriche.

 

 

Quali obiettivi specifici vi ponete, mediante le proposizioni che nell’edizione 2022 del Festival abiteranno lo spazio pubblico?

Maria: Con Intermission, Fabrizio Saiu darà vita a una moltitudine in deriva che – tra parkour e sonorizzazione – attraverserà come una marea il territorio della Bolognina, che con il festival indaghiamo da anni. Dal Mercato Albani, da Via Carracci, dall’ex XM24, tracciatori, atleti, performer, persone in generale con una buona preparazione fisica – dopo uno sharing training gratuito – si “intrometteranno” letteralmente nella vita della città, rendendo i loro corpi strumenti musicali e al tempo stesso strumenti per rivelare lo spazio in una forma imprevista. Riscoprire ciò che è abituale, come una sveglia che suona. Ancora, un torneo di calcio tra quattro squadre vere, due arbitri veri in un campo sportivo vero – il Pizzoli – alla periferia della città. Intorno alle partite un paesaggio sonoro pasoliniano. Obiettivo di questo intervento di Macellerie Pasolini? Far suonare la sveglia sui luoghi, aprire le prospettive, ampliare i confini della conoscenza della città, dei suoi spazi, dei suoi abitanti.

Potere degli anniversari: quest’anno Pasolini è stato riletto in tutte le salse. La proposta “sportiva” che voi offrirete è molto curiosa. Ce la raccontate?
Ennio
: In questa produzione siamo partiti da Pasolini uomo, che gioca a calcio solo per il gusto di farlo. Sentendo mentre si gioca (i giocatori), e mentre si guarda (gli spettatori) quello che Pasolini affermava sul calcio e sulla società nella quale lui stesso viveva. L’arte più sublime in fondo è la vita. E la performance immersiva La partita di pallone è il nostro saluto a Pasolini, sorridenti, con un inchino, con il cappello in mano.

In questi quindici anni come avete visto mutare la composizione e soprattutto l’attitudine del vostro pubblico?

Maria e Ennio: Questi anni sono passati come un soffio, perché ci siamo divertiti a trasformarci sempre. Siamo stati i primi a mutare, come fa la vita, senza assecondarla troppo. Il pubblico di perAspera è il nostro orgoglio più grande. Un nucleo di amici del Festival e centinaia di persone nuove e sempre diverse in ogni percorso. Alcune resteranno con noi, altre non le vedremo più. Da un punto di vista più generale, l’arte contemporanea stessa si è trasformata in questi anni: il pubblico non è più un osservatore spesso colto che cerca di ritrovare la sua cultura nelle citazioni degli artisti, ma è fruitore attivo e, spesso, attore del progetto creativo dell’artista contemporaneo.

 

Bluemotion_Fanny&Alexander_GrandBois

 

Il territorio bolognese che abitate è molto denso di proposte artistiche. Un bel vantaggio e un netto svantaggio, nel lavorare in un ambiente così affollato?

Maria e Ennio: Quando si lavora a Bologna, la densità è una regola. È ciò che rende questa città speciale, che ci tiene legati a lei (nonostante il clima a cui non ci abitueremo mai!). Noi cerchiamo la rete. Non siamo invidiosi, non abbiamo paura a dire grazie e a riconoscere un merito o la bontà di un’idea, non desideriamo primeggiare. La non competitività rende la numerosità delle proposte un crogiolo da cui trarre ricchezza.

Con quale attitudine consigliereste a una persona fuori dai “soliti giri” di avvicinarsi al vostro Festival?

Maria e Ennio: Con audacia, come ci definisce Fabrizio Saiu per aver accettato la sfida del suo Intermission!

Infine (e per rilanciare): ci raccontate un progetto e un desiderio, per il futuro di perAspera?

Maria e Ennio: Un progetto: trasformare il Queer Art Walk – che faremo alla mattina di domenica 25 settembre con Flavia Monceri al Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna – in un format, replicarlo per guardare – anche il patrimonio artistico, storico e architettonico – da una prospettiva delle differenze. Un desiderio: guardare il mondo da una prospettiva delle differenze.