Guido Harari a Ferrara: “We can be Heroes, just for one day”

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“It’s Only Rock ’n’ Roll (but I Like It)” / E’ solo Rock ‘n’ roll ma mi piace.

Così cantavano i Rolling Stones nel loro storico pezzo. Qui non si parla solo di Rock ma di arte vera e propria. Siamo stati alla mostra del grande fotografo Guido Harari a Ferrara. E quando si parla di fotografia musicale in Italia è impossibile non fare il suo nome.

“Incontri – 50 anni di fotografie e racconti”, mostra antologica dedicata a Guido Harari, è stata allestita nelle sale di Palazzo dei Diamanti con oltre 300 fotografie, installazioni e filmati originali, proiezioni e incursioni musicali, un set fotografico e incontri con l’autore, dal 16 luglio al 1 ottobre. Organizzata da Rjma Progetti culturali e Wall Of Sound Gallery.

Immagini e sequenze inedite, insieme a filmati d’epoca di backstage, videointerviste, il documentario di Sky Arte a lui dedicato e l’audioguida con la voce narrante dello stesso Harari conducono il visitatore nel cuore del suo processo creativo. In occasione della mostra Rizzoli Lizard ha pubblicato Guido Harari. Remain In Light. 50 anni di fotografie e incontri, un volume di 432 pagine con oltre 500 illustrazioni, che di fatto ne costituisce il catalogo.

Appassionata di musica, di arte e bellezza non potevo assolutamente perdermi questa mostra. Sabato 9 settembre dopo quasi due ore di macchina io e il mio compagno, Marco, arriviamo a Ferrara e ci dirigiamo nella splendido Palazzo dei Diamanti per visitare la mostra di Harari.

Entriamo, la mostra si apre con una parete tappezzata di poster, foto, e memorabilia che ricostruiscono tutta l’iconografia che ha ispirato quel giovane Guido da ragazzino. Poi si apre un mondo, il mondo visto dagli occhi di Harari e dal suo obbiettivo che attraverso queste 300 fotografie ci ha mostrato il grande talento di quel ragazzino timido che ha trasformato la sua passione per la musica in arte e in un vero e proprio lavoro. Harari, completamente autodidatta si è cercato da solo gli artisti con cui voleva collaborare e con la sua macchina fotografica, il suo spirto e la sua empatia ha catturato la vera essenza della persona che si trovava davanti, scattando dei veri capolavori d’arte, iconici e senza tempo.

Guido Harari ha elaborato una sua chiave di lettura e interpretazione, più empatica ed emotiva, ed è questa la sua grande forza che lo contraddistingue e lo rende così unico nel suo genere, uno sguardo puro e senza filtri. Fotografie che diventano poesia. Quello che gli altri non riescono a percepire Guido riesce a cogliere, grazie alla sua ricettività emotiva, come quando ha fotografato Tom Waits a Parigi nel 1992. Harari stava assistendo ad uno shooting di un fotografo francese e durante il cambio di pellicola Waits prese il fondale nero e lo indossò come un mantello e si mise a correre per il cortile e Harari non perse tempo e inziò a scattare, riuscendo a ritrarlo in maniera del tutto originale, lontano dal classico immaginario legato al cantautore. Fateci caso, le foto migliori non sono mai quelle calcolate o studiate ma sono quelle casuali, legate all’imprevedibilità, alla naturalezza e alla bravura del fotografo di catturare quell’istante prima che svanisca per sempre.

Osservando le fotografie dei miei artisti preferiti fra i quali i Rolling Stones, Jeff Buckley, Fabrizio De Andrè, Franco Battiato, i CCCP, Tom Waits, Leonard Cohen, Iggy Pop, David Bowie, Nick Cave, Vinicio Capossela, Francesco Bianconi, Patti Smith, (e ve ne ho citati solo alcuni) rimani letteralmente incantato e rapito dalla potenza che hanno queste immagini, perchè non sono semplici fotografie, ma veri e propri incontri che lo stesso fotografo ha portato avanti durante la sua incredibile carriera. Incontri dove sono nate amicizie, come quella con Lou Reed e Fabrizio De Andrè, incontri con l’animo umano che la fotografia e il tocco del maestro catturano, traducendole in ricordi che rimangono non solo su carta stampata ma impresse nella nostra memoria.

Non ci sono solo artisti in ambito musicale, ma Guido ha ritratto tantissime personalità, dai fotografi stessi che lo hanno ispirato come Richard Avedon, Duane Michals, Steve McCurry, Letizia Battaglia, Anton Corbijn (uno dei miei preferiti, che oltre ad essere un fotografo è anche un regista, guardatevi Control, la storia di Ian Curtis, leader dei Joy Division), ai grandi registi come Nanni Moretti, Dario Argento, Wim Wenders, all’indimenticabile poetessa Alda Merini, immersa nel suo perenne caos, e potrei stare qui ad elencarvene tantissimi altri. Ad un certo punto ho detto al mio compagno: “vorrei avere gran parte di queste opere appese in casa” perchè quello che mi hanno trasmesso è inspiegabile a parole, tu le osservi e dentro di te si scatenano migliaia e migliaia di emozioni in circolo.

Una carriera straordinaria di un artista che ha incontrato, (non so dirvi quante) persone famose, catturando da ciascuno di loro una parte della loro vera essenza. Harari non è solo un grande e stimato fotografo ma anche critico musicale, gallerista, editore e curatore di libri, nonchè promotore e curatore di mostre fotografiche di grande spessore e nel 2011 ha fondato Wall Of Sound Gallery, la prima galleria fotografica italiana interamente dedicata alla musica. E nonostante i suoi 50 anni di attività, Harari ha ancora oggi quella voglia di coltivare e condividere la sua passione per la musica e la fotografia, la stessa che aveva fin da ragazzino.

Tu sola dentro la stanza e tutto il mondo fuori”, questa frase di Albachiara del Rocker di Zocca, Vasco Rossi rispecchia appieno tutto quel groviglio che avevo dentro, fissando quelle immagini, dove anche nel silenzio delle sale ogni foto mi rimandava a ricordi o a canzoni che si susseguivano e partivano nella mia mente. Che si tratti di un poster, una copertina di un disco o una polaroid, queste ti raccontano una storia e ci avvicinano in qualche modo, ancor di più alla persona ritratta, la profondità e l’intensità di queste opere comunicano allo spettatore qualcosa. Entrate dentro e scoprirete che cosa. E se non vi comunicano nulla mi spiace dirvelo ma siete esseri privi di sensibiità, creatività e immaginazione.

Sicuramente una delle mie foto preferite è quella di Lou Reed con la moglie Laurie Anderson, un’immagine intima e delicata che rispecchia tutto l’amore della coppia, che quasi ti scoppia il cuore e ti scende una lacrima. Le grandi icone della musica continuano a sopravvivere così come le canzoni che diventano immortali, i ricordi indelebili dei concerti, così le fotografie, quelle che fermano un istante proiettandolo nell’eternità.

La mostra si conclude con “Occhi di Ferrara” dove Guido nella sua “Caverna Magica”, un vero e proprio set fotografico, grazie alla collaborazione con Epson, allestita nel Palazzo, adiacente al bookshop, ha ritratto persone che si sono prenotate appositamente, ricevendo una stampa fine art 30×42 firmata dal’auotre, allestendo una “mostra sulla mostra”, dando vita ad altre grandi opere d’arte di persone conosciute durante la mostra, sconosciute ai più, ma sicuramente foto che regalano un grande impatto emotivo finale.

We can be Heroes, just for one day”  David Bowie

Usciti dalla sala compriamo 4 cartoline della mostra e subito dopo una signora ci dice che se aspettiamo 5 minuti dovrebbe uscire dalla Caverna Guido in persona, per autorafare libri e poster. Ovviamente manco a dirlo aspettiamo anche perchè incontrare dal vivo questo grande fotografo non è una cosa che ti capita tutti i giorni. Appena uscito, Guido mi guarda e rimane colpito dai miei tatuaggi e dalla mia personalità un pò stravagante e mi propone di fotografarmi. Non sapevo se stavo sognando o meno e così dopo una mezzoretta di attesa sono entrata anche io nella Caverna Magica a farmi ritrarre da uno dei più grandi fotografi del Rock, diventato anche lui stesso una Rockstar vera e propria. Ed è l’incontro stesso a farti esplodere dall’emozione, perchè che sia una celebrità o una persona qualunque ognuno di noi ha qualcosa da dire, qualcosa di speciale, che meriterebbe di essere raccontato e Guido realizza tutto questo attraverso i suoi occhi, il suo cuore, tramite la fotografia.

L’ho sempre detto io che dovevo fare la Rockstar .. a parte gli scherzi, parlare con Guido è stata un’emozione unica, una persona davvero umile, divertente, colma di umanità e sensibilità, che riesce a metterti a proprio agio come se lo conoscessi da tantissimi anni. Mentre ero lì davanti a lui e al suo obbiettivo mi sentivo come quelle grandi Rockstar e vedere l’artista all’opera mi ha emozionata e per me è stata un’esperienza davvero unica, memorabile e speciale che terrò per sempre nel mio cuore. Non stavo passando un bel periodo per vari problemi personali ma quel giorno e quell’incontro con Guido mi hanno cambiato la giornata e la mia prospettiva. Ho capito che essere se stessi e combattere per continuare ad esserlo non è apprezzato da chiunque, a volte ti senti un alieno ma quando ti senti ammirata in questo modo capisci che hai stile e personalità e che nessuno mai te la porterà via, anzi è un dono che bisogna continuare ad annaffiare giorno dopo giorno, ringraziando di essere diverso dall’omologazione di massa.

Ti insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece.”  Pier Paolo Pasolini

A volte nella vita ti capita di incontrare persone speciali che ti fanno sentire speciale.

Grazie a Guido e a tutto il suo staff.

“It’s such a perfect dayI’m glad I spend it with you”

Lou Reed

Per chi è appassionato di musica, di arte, di cinema, di moda e di tutto ciò che vi fa sentire vivi, consiglio vivamente di fare un salto a Ferrara e visitare questa mostra incredibile, mi ringrazierete. Avete tempo fino al 1 di ottobre!