The Ramones – «Do you rember rock’n’roll radio?»

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la-canzone-di-honserSe prendiamo per buona come data di nascita del rock’n’roll il 4 luglio 1954, inizio delle session di Elvis Presley alla Sun Records, ci rendiamo conto che è una data convenzionale esattamente come quel 12 ottobre 1492, scoperta dell’America. E come ogni data convenzionale non è del tutto attendibile.

In realtà il rock’n’roll esisteva molto prima di quel giorno, ed è figlio di un dj, tale Alan Freed. Freed girava da diversi anni tra le piccole stazioni radio dell’Ohio ed era diventato famoso per un programma in seconda serata in cui suonava molti dischi di autori afroamericani che univano blues, country e jazz in un genere molto ritmato e molto contaminato, ancora senza nome né forma. Freed, che in radio si presentava con il soprannome di King of the Moondoggers (Re dei cani che ululano alla luna), si riferiva a quella musica come al rock’n’roll, un eufemismo dei testi della musica blues per il sesso (originariamente un’espressione che indicava un movimento come il rollìo di una nave), e durante le canzoni faceva un po’ di tutto: suonava un campanaccio da mucche, beveva birra e urlava mentre batteva il pugno per tenere il ritmo su una guida del telefono.

I testi delle canzoni erano spesso ambigui e ricchi di doppi sensi sessuali, e versi come she just loved my 10-inch record of the blues (lei ha appena amato il mio disco blues da 25cm) gli costarono svariate denunce. Il suo programma aveva moltissimi fan, soprattutto tra i ragazzi afroamericani della zona, ma anche i bianchi dimostravano di apprezzarlo: la stessa clientela mista che, in una società ancora profondamente segregata e divisa come gli Stati Uniti degli anni ’50, girava in cerca di quel nuovo sound tra gli scaffali della grande collezione di dischi del negozio di Leo Mintz, Rendezvous Record. Mintz e Freed si erano incontrati pochi anni prima: grazie a Mintz e ai suoi contatti, Freed ottenne un nuovo programma all’emittente di Cleveland WJW, nell’estate del 1951. Il grande successo della trasmissione fece venire l’idea di organizzare un concerto dal vivo, che dal soprannome di Freed si chiamò Moondog Celebration Ball.

La sera di venerdì 21 marzo 1952, alla Cleveland Arena di Cleveland, Ohio, si tenne quello che è considerato il primo concerto rock della storia (foto in alto). Il gruppo principale era quello di Paul Williams and his Hucklebuckers, insieme a Tiny Grimes and his Rockin’ Highlanders e i Dominoes and Varetta Dillard. Il biglietto costava un dollaro e mezzo, e la serata era sponsorizzata come il ballo più terribile di tutti (most terrible ball of all).

Ma quando Freed arrivò sul palco e prese il microfono, la folla dei presenti reagì con grande stupore: non potendo credere che il suo presentatore preferito, che mandava in onda gruppi afroamericani per un pubblico in maggioranza di colore, fosse… bianco! E quanto alla risposta del pubblico, la realtà superò ogni aspettativa: quella sera, a Cleveland, una folla strabocchevole prese d’assalto l’Arena e si dispose a vivere le più eccitate e festanti ore che la città avesse mai conosciuto; c’erano circa ventimila persone per una struttura che ne poteva ospitare meno di diecimila, c’era gioia, c’era energia, sul bordo di qualcosa di misterioso, eccitante e pericoloso, e dopo tre ore finì come mille altre volte era destinato a finire nella storia del rock.

A un certo punto cominciarono a premere sugli ingressi dell’Arena per chiedere di entrare, anche se il posto era già strapieno e le porte erano state chiuse. Dopo pochi minuti dall’inizio del concerto, la vetrata della porta principale venne rotta e molti cominciarono ad entrare. La situazione si fece pesante e bande armate presero possesso della sala entrando in motocicletta e compiendo atti vandalici. Dovettero intervenire i vigili del fuoco e la polizia, che arrivò con decine di agenti. Ai musicisti venne ordinato di interrompere il concerto dopo pochi minuti, e per disperdere la folla vennero usati anche gli idranti. Nella calca, un uomo venne accoltellato. Fu il pandemonio. A dimostrazione che, fin da subito, non c’è nessuna terra promessa felice nel rock’n’roll, fin da subito tutto è intrecciato e gioia e dannazione, felicità e disordine, esaltazione e caos, amore e morte sono due facce della stessa medaglia. Il nostro dj Alan Freed riuscì a salvarsi riparandosi nella cabina di trasmissione e regalando ai vandali che lo cercavano per linciarlo i dischi dello show. Lo recuperarono qualche ora dopo, tremante e scioccato, ma con uno strano lampo di follia che gli attraversava gli occhi. Il Big Bang del rock’n’roll era stato appena innescato e iniziava ad espandersi nello spazio, irreversibilmente. Hang the dj, hang the dj, hang the dj.