SENZA FIN.e

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Scansione tripartita del tempo scenico.
La faccenda si comporta di una sorta di colloquio di collocamento, (in una serie di tre colloqui in realtà), che avvengono tra una persona\defunto e tre eminenze che si occupano dell’ammissione all’aldilà, alla condizione di morte. Un Qualcuno si trova messo sotto la lente d’ingrandimento da questi tre, in successione, che cercano nel suo operato e nella sua storia, analizzano ciò che ha fatto e ciò che è stato, ognuno con parametri decisionali diversi, ognuno ambiguo.

In SENZA FIN.e sono presenti tre quadri e perciò tre differenti linguaggi, tre campi d’azione nei quali entrare e guardarsi intorno straniti. Ogni entità inumana ha diritto alla propria ambiguità e una dose di ironia serve a far elettrificare i poli contenuti.

Il ballo delle ingrate e Lo scambio impossibile sono stati centrifugati insieme in un ballo impossibile e in uno scambio di ingratitudini. Per costruire SENZ FIN.e si è attinto e spinto, si è trasfigurato e mortificato.
Il ballo delle ingrate, libretto musicato da Claudio Monteverdi del 1608, è un microcosmo di inumanità in cui compaiono solamente esseri ultraterreni, in cui la crudeltà divina raggiunge una brillantezza squisita  impossibile agli uomini, (se non consideriamo che quel dio è un prodotto dell’uomo).
Il testo è in linguaggio operistico seicentesco, bisognoso di parafrasi e soggetto a incomprensioni, pieno di metafore e di allusioni. Oggi l’intimidazione religiosa e la minaccia di un inferno in cui essere dannati per sempre hanno poca presa su di un pubblico di quattro secoli dopo. E l’espediente di rivolgersi direttamente ad esso puntando il dito risulta debole perché le persone sono abituate a sentirsi rivolgere apertamente la parola dalla comunicazione, sia dal palco di un teatro o dalla quotidiana televisione. Non fa presa neppure l’effetto speciale dell’apparizione agli occhi mortali delle anime tormentate che patiscono il perpetuo inferno.
Eppur qualcosa c’è. Come oliare il meccanismo? Lo spettacolo non vuol essere un monito, non è una festa danzante, non è un lamento … cos’è?
Non era nelle intenzioni mettere Lo scambio impossibile in comunione con un testo teatrale ben composto e chiuso come Il ballo delle ingrate, ma è stato senz’altro utile servirmi degli strumenti che mette a  disposizione.
Lo scambio impossibile è un saggio di Jean Baudrillard del 2012; un linguaggio impegnativo da profeta infuriato e indignato col mondo e con l’ignoranza molto umana degli uomini è servito per entrare negli argomenti in modo un pochino più magmatico e meno filosofico. Baudrillard argomenta di come qualsiasi sistema abbia la necessità di costruirsi una serie di convenzioni e di principi per mantenere l’equilibrio.
Quel sistema definisce la distinzione di causa e fine, di giusto e sbagliato, semplicemente di vero e non vero. Di reale. Finché queste opposizioni funzionano assicurano la stabilità al sistema ma se la reazione bipolare smette di funzionare il sistema collassa, e vengono a mancare per l’uomo gli strumenti per riconoscere e circoscrivere ciò che gli accade e la realtà in cui è inserito.

Di certo il mondo diventa totalmente enigmatico. In questo stato di cose l’illusione ed il dubbio sono nella trama di ogni pensiero, e l’irruzione in ogni campo dell’incertezza, dell’incapacità di determinare, non è una fatalità dalla quale fuggire. Purché l’incertezza diventi essa stessa la regola del gioco. Ivi, perché persistere in questa tentazione mortale della definizione e dell’identità?
Il paradosso è alle porte.
È dell’impossibilità di morire che l’autore parla. È interessante che Baudrillard suggerisca che l’ironia, la parodia, siano gli ultimi bagliori che la realtà ci mandi prima di estinguersi.

Erica Montorsi

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…come se fossi lui

di Enrico Rimasto

Qualcuno mi ha tolto le scarpe.

È una vita che aspetto di là, in attesa che venga il mio turno!

Cercando di ammazzare il tempo come se fossi lui.

Qualcuno, senza chiedermi il permesso, me le ha portate via lasciandomi terribilmente scalzo.

Ogni volta che pensavo di aver capito, ogni volta che quasi qua­si mi rendevo conto della mia condizione, ecco che qualcosa di vitale importanza arrivava e mi obbligava a distrarmi.

Erano delle gran belle scarpe.

Sono molto scoraggiato. La consapevolezza della morte mi dava una tale sicurezza … siamo tutti assegnati alla morte ma alla vita faticavo a rassegnarmi.

Vorrei procedere adesso, vorrei andare in un posto dove non si fa la fila per andare al cesso.

 

 

14, 15 e 16 novembre ore 19 e ore 21 – Aulateatro di Via Timoteo Viti n. 1, Urbino (PU) – info