Uomini che amavano le donne

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movidaVado in discoteca perché mi piace molto ballare ed anche per le ragazze. Credo nel detto: «se lo chiedi a 100 ragazze almeno una che ci sta la trovi»: così lavorando duro e nel rispetto della statistica qualche soddisfazione l’ho avuta. Ultimamente in discoteca ci vado sempre di meno. Primo perché quasi tutti i miei amici hanno appeso le scarpe da ballo al chiodo (alcuni anche le mutande), secondo per l’allungarsi dei tempi di recupero dopo una serata da sballo, terzo per i controlli sulle strade. Vent’anni fa, te la potevi cavare con suggerimenti e paternali da parte delle forze dell’ordine. Ora no.

L’occasione di una visita di un mio collega albanese di trent’anni è l’occasione per farsi un paio di giorni di movida romagnola a ridosso della settimana ferragostana. La prima serata la dedichiamo ai lidi ravennati. L’inizio non è dei più esaltanti all’entrata di un locale, i buttafuori, energumeni veneti, decidono di non farmi entrare. Mi guardo in giro stupito e chiedo il perché. La risposta è: «certe serate facciamo serata eleganza» mi guardo attorno e non capisco, molti entrano vestiti con bermuda, ciabatte, t-shirt da mercato. Chiedo la definizione di eleganza, ma si voltano dall’altra parte. Sono l’unico che non vogliono fare entrare, ma grazie all’intervento del mio amico alla fine ci riesco. Vedo che l’unica differenza tra me e gli altri fondamentalmente sono i colori. La mia maglietta verde smeraldo e i miei pantaloni di lino bianco forse possono essere scambiate per frikettone, ma semplicemente sono colorato, quando i colori dominanti sono autunno inoltrato e un conformismo esasperato. Entro incazzato e con l’orgoglio ferito per l’incomprensione del mio stile radical chic. Cuba libre di rito, ci si guarda attorno. Non me ne vogliano le mie coetanee, ma le ventenni attuali sono molto più bone di quelle della mia generazione. Saranno i vestiti, sarà che si vestono più succinte e provocatorie, sarà l’età (quest’ultimo incide molto), ma ti giri e vedi seni prosperosi, gambe cromate, forme veliniche. Grazie a Dio dimostro una decina di anni in meno e per questo posso mentire sull’età. Ho uno spirito giovanile, ho la gioia e la spensieratezza di quando avevo vent’anni, ma al primo approccio, con una bella ragazza di Ferrara (standing ovation per le ragazze di quella provincia. per me le migliori d’Italia, sotto tutti i punti di vista) scopro che ha vent’anni. Mi faccio due conti e penso che potrebbe essere mia figlia. Questo pensiero risuona dentro di me e il rimbombo non mi lascerà per tutta la serata. Finchè incontri ragazze mature e intelligenti riesci a vivere tranquillamente il dialogo e riesci a far prevaricare l’ormone, ma quando incontri la ragazza, che si nutre a GF e tronisti, puoi toccare l’oceano che ti separa e sentire il vento soffiare all’interno di una scatola cranica. Alla fine della serata tante belle chiacchiere con le ferraresi, ma nessun appuntamento o numeri di telefono: perché ora la moda è : «ci vediamo su facebook» ecco la novità, il filtro o il nuovo modo per mandarti a c… Ed io che facebook l’ho depennato dalla mia vita…

Per la seconda serata decidiamo di fare il balzo in avanti: l’obbiettivo è Milano Marittima. Una oretta per decidermi cosa vestire, questa volta non posso sbagliare, c’è il Pineta, ci sono i vip e chissà forse c’è Belen Rodrigues. Per cui elegante, ma non troppo, direi un neutro che comunque può esaltare il mio fascino e fisicità. Arrivati a Milano Marittima faccio i conti con l’inesperienza. Non è la serata adatta (pensavo che tutte le serate in agosto fossero buone). Il Pineta chiuso, in giro poca gente, nessun vip e soprattutto non c’è Belen. Le poche persone sono tutte dentro ai disco pub all’aperto, sulla famosa via, a ballare sbronzi di stimolanti liquidi e vodka, tutti fitti in pochi metri in una serata da umidità caraibica nella stagione delle piogge. Decidiamo di dirottare su Rimini/Riccione ed esattamente al Marano. Della movida riminese apprezzo il numero di locali e il fatto che entri quasi sempre gratis. Ai miei tempi pagavamo dappertutto. La serata al Marano è simile alla precedente. La musica è uguale ai lidi ravennati ed i pezzi si assomigliano tra loro. Io, che nell’arte del ballo sono di estrazione rock-funky, faccio fatica ad interpretarli, li trovo quasi privi di personalità e di trascendentalità per cui non mi esprimo al massimo. Mi guardo attorno. I giovani in discoteca oggi hanno la mania di fare delle foto, la maggior parte con i cellulare. Fanno un book a serata, così, se collegati ad internet le mettono su facebook immediatamente, come se il divertimento principale fosse immortalare il momento e condividerlo. Per cui il gusto diventa la certificazione dello stesso, non l’emozione.

Esco dal Marano a braccetto con una spagnola della Galizia, lei non ha Facebook, non ha scattato foto, ha qualche annetto più di me e una gran voglia di divertirsi veramente. Lei è contenta, pensa di aver trovato un giovane (le ho detto che ho trent’anni) ma come è andata a finire è un’altra storia.