Silvia Celeste Calcagno: una, nessuna e centomila

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PROIEZIONE TRE ROSESilvia Celeste Calcagno continua a parlarci dei suoi molteplici “io”.

Una ricerca che è quasi un lavoro psicanalitico e si concretizza in immagini impresse su grés e ceramica che compongono figure di corpi come in un mosaico e vanno ad integrarsi con videoproiezioni e allestimenti. Silvia Celeste Calcagno indaga volti e corpi in una ricerca senza fine – quasi ossessiva – tesa ad afferrare l’identità.

Rose, Carla, Celeste, Angelica, Iris sono le tante Silvie che verranno allestite dal 12 aprile al Museo di San Domenico e alla Galleria Pomo Da Damo di Imola fino al 29 giugno. “Not me” il titolo della mostra a cura di Luca Beatrice, che andrà ad interagire con il percorso museale delle collezioni comunali.

Avevo in embrione un progetto ma il vero input me lo hanno dato i vari sopralluoghi fatti al museo. – spiega Silvia Celeste Calcagno – La presenza avvolgente che si percepisce attraversando il lungo corridoio del Piano Nobile del Museo di San Domenico, e l’incredibile “contemporaneità” del Museo archeologico e naturalistico Giuseppe Scarabelli, hanno fatto nascere opere site specific, che hanno trovato il loro punto preciso e si sono sviluppate in modo fluido e naturale all’interno di un ambiente solo apparentemente lontano dall’arte contemporanea. Insieme a Luca Beatrice, straordinario curatore , abbiamo messo a punto ogni nota, nei minimi particolari, affinché la melodia, fosse fatta solo ed esclusivamente di assonanze, senza distorsioni, creando un dialogo a mio avviso non solo poetico ma anche e soprattutto puntuale. Risultato della mia collaborazione con Luca Beatrice è anche la mia seconda monografia ” Not me” edita da Silvana Editoriale e da lui curata, che verrà presentata il giorno dell’opening, sabato 12 aprile ore 18 al Museo di San Domenico”.

Vita, morte e memoria sono le parole chiave che di solito vengono utilizzate per interpretare il tuo lavoro. Ti riconosci?

Posso risponderti solo cercando di spiegarti quello che rappresenta per me il mio lavoro. E’ un’esigenza, per me l’arte è paragonabile ad un percorso psicanalitico. Il tempo non è mai un qualcosa di certo, ma spesso è sospeso. La reiterazione forse è la chiave, attraverso essa certifico la costanza della mia esistenza, è una presa di coscienza, serve per rendersi conto del qui e ora”.

In questa mostra compaiono diversi volti. Le tue immagini di volti sono dei ritratti o vogliono essere altro? Nel senso cosa ti interessa dei volti? “Not me” è un confronto con l’alterità?

In realtà è un’opera in particolare che si concentra sul volto, che sarà presente in mostra dal titolo Sunday Moods, Rose Album Leaves. Attraverso proiezioni di luce, autoscatti, un grande mosaico in ceramica, Rose alleggerà negli spazi dei musei sotto varie forme, anche attraverso la voce. Rappresenta l’ennesima mappatura di me stessa notificata principalmente grazie all’autoscatto. A tal proposito cito un passo del testo a catalogo dello scrittore Michele Mari ” Immagini ricattatorie : poiché più che raccontare un abuso e un lutto, li definiscono, dalla violenza semplificatrice delle sovraesposizione, all’indifferenza della moltiplicazione seriale che soffoca il tema sotto l’accumulo delle variazioni (…). Questa è Rose. Rose è tutto e niente. In una domenica qualsiasi di una settimana indefinita – presente, passato, futuro – Rose racconta un po’ di se stessa sfidando e, nello stesso tempo, sfuggendo allo sguardo dello spettatore. I ritratti di Rose sono nature morte: brandelli di esistenza carpiti nei diversi stati d’animo della protagonista. Sfacciata e sensuale, provocante e malinconica, triste e assente. La ripetizione di sguardi, attimi, momenti sfuggenti costituiscono una sorta di ossessione e di ricerca esasperata dove mi perdo e mi ritrovo. La fragilità è superata nella rigidità della stigmatizzazione di un’immagine che filtra le emozioni. Così come sintetizza il titolo, Not me: non un confronto con l’alterità, ma una continua lotta identitaria”.

Oltre alla fotografia, al video e all’installazione utilizzi la tecnica molto originale di impressionare fotografie sul grès o sulla ceramica, come ci sei arrivata?

Non credo esista un reale motivo, ma una concatenazione di eventi e di esperienze. Essendo cresciuta ad Albissola, la ceramica è dunque nel mio dna, anche se ovviamente la mia ricerca è lontana dalla tradizione. Nel contempo, sono da sempre attratta dall’uso dell’immagine, quindi parto dalla fotografia . Un percorso che ha inizio dalla mia formazione tecnica di ceramista designer in grès fino ad arrivare alla continua sperimentazione che mi ha fatto scoprire le potenzialità di un medium, non molto usato in ambito artistico ma più in ambito industriale. Questa, che definisco “fotoceramica sperimentale” è sicuramente una peculiarità molto personale di ricerca per quanto riguarda la ceramica”.

Ho letto che adori il cinema, quali sono i tuoi registi preferiti? Ti hanno influenzata nella tua pratica artistica?

Il cinema è una mia grande passione. Non posso dirti di trarre ispirazione dai film che guardo, ma sicuramente in maniera naturale le mie opere custodiscono una dimensione spesso cinematografica ( parlo di alcuni video, o di particolari tagli di inquadrature di alcune immagini ). Per me, l’unico e il miglior modo per godere appieno un film è attraverso la proiezione. I registi ai quali sono più legata sono Roman Polanski, David Cronenberg, David Lynch, Lans von Trier e il nostro Paolo Sorrentino”.

Gina Pane è una delle artiste da te tue più amate. Quale dei suoi lavori preferisci?

Gina Pane, come non amarla nella sua struggente totalità. La retrospettiva al Mart di Rovereto nel 2012, “E’ per amore vostro: l’altro”, mi ha ancora una volta confermato che non c’è una sua opera che amo di più, ma tutto ciò che ha fatto parte del suo sentite infinito, ancora adesso, a parer mio, avvolto da un alone di misteriosa ambiguità in contrasto con una delicata poesia inequivocabile”.

La mostra è promossa dall’Assessorato alla Cultura della Città di Imola/Musei civici e la Galleria Pomo da DaMo contemporary art di Imola in collaborazione con la Galleria PH Neutro Fotografia Fine – Art di Pietrasanta.

 

12 aprile-29 giugno, Imola, Museo di San Domenico, via Sacchi 4, Il Pomo da DaMo contemporary art, via XX Settembre 27, apertura: Museo di San Domenico: mar-ven 9-13, sab 15-19, dom 10-13/ 15-19, Pomo da DaMo contemporary art, mer, ven, sab 17-19, info: 0542 602609, 333 4531786