Nel deserto, si sa, non ci sono strade. Solo sabbia e rocce. Nel deserto però esiste un numero infinito di possibili percorsi, di linee immaginarie, che in pochissime occasioni si incontrano. E oggi, forse, agli Herba Mate è successo questo.
Il trio stoner-rock di Castel Bolognese (Ra) vaga per il deserto sin dal 2001, quando Alessandro Trerè (basso e voce), Andrea Barlotti (chitarra) ed Ermes Piancastelli (batteria), tre amici cresciuti nella stessa via, avevano dato vita ad una band che traeva dichiaratamente ispirazione dal movimento musicale formatosi nel deserto della California negli anni Novanta grazie a band come Kyuss, Queens of the Stone Age, Fu Manchu e Fatso Jetson.
Nel 2013 proprio questi ultimi approdano in Italia per una data al Maximum Festival di Zerobranco (Treviso), manifestazione organizzata dall’etichetta Go Down Records ed alla quale prendono parte anche gli Herba Mate. Ecco così che i percorsi nel deserto delle due band si incontrano, e proprio nel posto migliore, sotto un palco. Nasce da lì l’idea di un progetto comune sull’asse Romagna-California, uno “split album”, nella migliore tradizione del genere stoner: i brani di una band e quelli dell’altra sullo stesso disco, fianco a fianco. Dalla terra dei kaki alla terra dei cactus. Nasce, insomma, “Early Shapes”.
Ora che il progetto ha visto la luce (su cd e vinile 12” a tiratura limitata), possiamo dirlo: gli incontri nel deserto sono tanto fortuiti quanto irripetibili. Le 7 tracce che compongono l’album, 3 dei Fatso Jetson e 4 a firma Herba Mate, rappresentano un viaggio nelle atmosfere lisergiche e psichedeliche che gli affezionati del genere ben conoscono.
Un disco nel quale non mancano di certo le sorprese: per il proprio “A-Side” la band californiana ha chiamato infatti in aiuto alcuni amici e musicisti della scena stoner e non solo, come Mathias Schneeberger, in passato collaboratore di Mark Lanegan, Afghan Whigs, Brant Bjork e Mondo Generator; l’australiano Adam Harding (Dinosaur Jr, Melvins) e Abby Travis, già bassista di Beck, The Bangles ed Eagles Of Death Metal, che mette la sua voce accanto a quella di Mario Lalli nella sorprendente “Long Deep Breath”.
Per gli Herba Mate, invece, la preziosa collaborazione con uno dei loro innegabili riferimenti ha rappresentato l’occasione per guardarsi indietro, all’inizio di quel cammino lungo oltre un decennio attraverso il deserto. Un vero e proprio percorso retro- ed intro-spettivo, che ha portato il trio a riprendere in mano per il “B-Side” due brani degli inizi come “Desert Inn I” e “Desert Inn II”, opportunamente rivisitati grazie all’esperienza maturata in questi anni, insieme alla trascinante “Dance Dance Dance” e ad un brano spesso proposto dal vivo come “Way Down” dei Core, altro collettivo stoner statunitense, scomparso però dalle scene nel 2000 con due soli album (ma di notevole impatto) all’attivo.
Ecco le “forme primitive” alle quali fa riferimento il titolo, riprese anche nello splendido artwork del disco. Il momento nel quale tutto si definiva. Il momento nel quale tre amici prendevano a prestito il nome di una nota tisana ed iniziavano il loro percorso attraverso il deserto. (r.c.)