Piero della Francesca e il “ritorno all’ordine”

0
1427
Giorgio De Chirico, Piazza d'Italia
Giorgio De Chirico, Piazza d'Italia
Giorgio De Chirico, Piazza d’Italia

Parallela alla mostra a Forlì dedicata al mito di Piero della Francesca, nel Padiglione delle Feste delle Terme di Castrocaro, esempio di Art Decò sulle colline di Forlì, è allestita fino al 17 luglio “Il Novecento guarda Piero della Francesca”.

La mostra, curata da Paola Babini, e promossa da Beatrice Sansavini, esplora l’impronta pierfrancescana che ha nutrito le poetiche dei grandi artisti esposti, quali Borra, Carrà, Casorati, Crivelli, De Chirico, De Pisis, Funi, Garbari, Guidi, Morandi, Morelli, Rosai, Savinio, Severini e Sironi.

L’influenza di Piero della Francesca sull’arte italiana degli anni Venti e Trenta passò attraverso il filtro critico di Roberto Longhi, che nel 1927 dedicò una monografia al maestro aretino e che ancor prima – nel 1914 – scrisse un lungo articolo sul periodico “La Voce” interpretando l’importanza storica di Piero e i suoi aspetti formali. “Sintesi prospettica di forma e colore”.

La grande lezione prospettica e formale di Piero della Francesca è recepita dalla cultura novecentesca, assetata di un “ritorno all’ordine”, in maniera non univoca. Quindi si va dall’astratto rigore formale e dalla norma geometrica, all’incanto di una pittura rarefatta e sospesa.

Il percorso della mostra inizia dall’opera Composizioni, di Pompeo Borra. Artista di grande consapevolezza, influenzato dal dibattito della rivista Valori Plastici, dove venivano affrontate questioni di forma e di eredità della stabilità eterna dell’arte, Borra si pone soprattutto fra De Chirico e Carrà, assumendo l’ironia del primo e la plasticità del chiaroscuro del secondo, e arrivando a scrivere un libro su Piero della Francesca, sua stella polare. L’esposizione prosegue con Giorgio De Chirico, il grande metafisico con nostalgia di classicità; con Gino Severini, avanguardista “pentito”; e poi ancora con Giorgio Morandi, del quale abbiamo un disegno del 1934, una Natura Morta d’ispirazione algidamente pierfrancescana. La Ragazza col mandolino (1923) di Felice Casorati ci introduce nelle atmosfere del Realismo magico, che trovò in Piero più che in ogni altro quattrocentista l’enigma di una pittura capace di congelare la realtà. In mostra anche alcuni paesaggi di Ottone Rosai, nei quali la sensazione fisica della luce si pone tra oggettività descrittiva e astrazione formale. Le atmosfere straniate di Virgilio Guidi sono dipinte con un colore soffuso che si stempera nella luce, un po’ Doganiere un po’ della Francesca. Un’evidente matrice futurista ed un fantastico equilibrio di ritmi spicca poi nell’opera Il cavallo, disegno a carboncino del 1914 di Mario Sironi. Si può parlare di una poesia malinconica e di uno spazio compositivo terribilmente ordinato per l’originale figura del meno noto Tullio Garbari, così come per i disegni del toscano d’adozione Renzo Crivelli. Infine, un’indagine comparativa del tessuto artistico locale porta in mostra opere e disegni di Enzo Morelli, pittore colto, nato a Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, e cresciuto tra Milano e l’Umbria, il quale si è costruito cercando e ammirando la natura con gli occhi di Piero.

 

Fino al 17 luglio, Castrocaro terme (Fc), Il Novecento guarda Piero della Francesca, Padiglione delle feste delle Terme, via Marconi 14/16, apertura: sab e dom 10–19 fino al 26 giugno, sabato e domenica 18–22:00 dal 2 luglio al 17 luglio, ingresso 5 euro, info: 3356199973