Il De Pisis ritrovato

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Filippo De Pisis, Natura Morta con il Martin Pescatore, 1925

Tornano in mostra a Ferrara le opere di Filippo De Pisis custodite all’interno di Palazzo Massari, in attesa del termine dei lavori di riqualificazione dell’edificio gravemente colpito dal sisma del 2012. Grazie alla volontà della Fondazione Ferrara Arte e delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, gli spazi del PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea fino al prossimo giugno ospitano la mostra “Filippo De Pisis. La Poesia dell’Attimo”, tornando così a rendere fruibile al pubblico un ricco corpus di opere custodite al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea della cittadina emiliana, ripercorrendo le fasi salienti della parabola creativa dell’artista.

Filippo De Pisis, Ritratto di Allegro, 1940

Nato nella Ferrara di fine secolo, il giovane De Pisis si avvicina alla pittura compiendo i suoi primi passi affianco di De Chirico e Carrà, aderendo al movimento della Metafisica. È poi la volta dei viaggi a Roma e a Parigi, che lo portano verso nuove conoscenze e nuovi esiti della sua pittura. «L’abilità di De Pisis nell’esprimere l’anima della natura, degli oggetti, delle persone, dei luoghi – in primis Ferrara come lontano incanto metafisico – trova fondamento nella letteratura, il mezzo prediletto durante la sua giovinezza per filtrare la realtà circostante. Una modalità espressiva connaturata al suo immaginario che non si esaurisce neppure quando si compie, tra l’apprendistato romano e il trasferimento a Parigi nella primavera del 1925, il passaggio definitivo alla pittura». Tra le opere in mostra, la Natura morta con il martin pescatore  (1925) è quella che meglio esprime questo nesso con la natura e in cui si coglie il riferimento alla letteratura e al tema pascoliano del ricordo. Un riflessione sul rapporto con la metafisica lo ritroviamo nelle Cipolle di Socrate e delle “nature morte marine”, realizzate tra il 1927 e il 1932, in cui dominano le atmosfere misteriose e sospese mutuate dallo stile di De Chirico.

Accompagna la mostra anche una sezione d’archivio, con i documenti rinvenuti presso l’Archivio Raimondi conservato presso l’Università di Bologna: le lettere e i testi che il pittore scriveva all’amico e critico bolognese, Giuseppe Raimondi, ce ne restituiscono un’immagine privata e affascinante, offrendo un contesto inedito alla ricostruzione cronologica della sua carriera.

Filippo De Pisis, Natura Morta con pane, formaggio e bottiglia, 1936

L’ultimo tratto dell’attività artistica di Filippo De Pisis è quello scabro e pallido delle opere  risalenti al ricovero nella clinica di Villa Fiorita (La rosa nella bottiglia, 1950; Le pere – Villa Fiorita, 1953), ambiente idealmente suggerito nello spazio chiuso e bianco dell’ultima saletta al piano superiore per sottolineare la dimensione appartata e malinconica dell’ultimo tratto di vita.

Fino al 2 giugno 2019
Ferrara, Padiglione d’Arte Contemporanea, Corso Porta Mare 5 Info: www.palazzodiamanti.it

(l.r.)