Il Cinema (doppiamente) Ritrovato XXXIV

0
82
Strategia del ragno di Bernardo Bertolucci

L’emergenza sanitaria più grave degli ultimi decenni ha comportato un lungo periodo di sospensione della modalità classica di fruizione dell’esperienza cinematografica, quella vissuta collettivamente, davanti al grande schermo di un cinema. Alcune rassegne cinematografiche sono state organizzative in streaming (ad esempio il Biografilm festival, lo scorso giugno). Iniziative analoghe si sono sviluppate per favorire la diffusione dei film in prima visione (quali quelle della piattaforma digitale Miocinema, oppure il circuito #iorestoinsala, al quale ha aderito anche la Cineteca di Bologna). Rispetto a questo scenario l’edizione n. 34 del Cinema Ritrovato assume un significato davvero particolare, di svolta. Il cinema è ritrovato non solo nel senso proprio di questa manifestazione, dedicata alla riproposizione del cinema del passato, molto spesso in sfolgoranti versione restaurate. Ma ad essere ritrovata è anche la modalità classica di programmazione dei film, nelle sale cinematografiche e con la presenza del pubblico. A cambiare è invece la collocazione temporale, dalla fine di giugno alla fine di agosto.

Ovviamente questa scelta degli organizzatori è accompagnata da una serie di misure dirette a garantire la massima sicurezza degli spettatori. Tra queste segnaliamo ad esempio l’esigenza della prenotazione, attraverso una piattaforma informatica, per ottenere l’accesso alle diverse proiezioni, la garanzia di una distanza di sicurezza tra gli spettatori e l’obbligo di indossare la mascherina dal momento dell’ingresso in sala fino al raggiungimento del proprio posto. Il personale di sala garantirà un accesso e un deflusso ordinato del pubblico e un sistema di aria condizionata garantirà il continuo ricambio di aria pulita in sala.

Il pubblico inoltre potrà distribuirsi all’interno delle numerose sale messe a disposizione; accanto alle sale tradizionali (quelle del Lumière, dell’Arlecchino, del Jolly e quella all’aperto di Piazza Maggiore) si aggiungono anche quelle del Teatro Auditorium Manzoni (con ben 500 posti disponibili), della sala A del cinema Odeon e del Teatro Comunale di Bologna. Le proiezione serali all’aperto avranno inoltre luogo anche all’Arena Puccini e alla Barcarena, nella periferia cittadina. Il notevole incremento delle sale consente quindi di compensare la riduzione della capienza dovuta alle misure di distanziamento.

Negli ultimi giorni gli organizzatori hanno annunciato l’allestimento, grazie alla collaborazione con Mymovies, de il Cinema Ritrovato streaming, attraverso una sala virtuale nella quale una parte dei film della selezione saranno trasmessi ad un orario preciso, come in un anormale sala cinematografica, e resteranno disponibili per un periodo di 24 ore. L’accesso richiede l’acquisto di un accredito.

La nuova ed eccezionale collocazione temporale a fine agosto crea una linea di continuità del Cinema Ritrovato con la Mostra del cinema di Venezia, che aprirà i battenti il 2 settembre, quindi a Festival appena concluso. È una scelta non causale, confermata anche dalla collaborazione tra i due eventi. Il Cinema ritrovato ospita all’interno del proprio programma la sezione Venezia classici, che presenta, in anteprima mondiale, una selezione dei migliori restauri cinematografici, provenienti da tutto il mondo. Sotto il profilo cronologico si va dal 1937 di You Only Live Once, secondo film americano di Fritz Lang, uno dei primi noir della storia del cinema, fino al 1990 di Goodfellas di Martin Scorsese. Tra gli autori meno noti al grande pubblico, segnaliamo il cubano Tomás Gutiérrez Alea, del quale è presentato La ultima cena del 1976, caustica allegoria sull’ipocrisia religiosa della società coloniale del diciottesimo secolo. Dello stesso regista è assolutamente da non perdere, nella sezione Cinemalibero, La morte di un burocrate, del 1966, una feroce e spassosa satira su come la rivoluzione debba convivere con i pesi di una opprimente ed ottusa burocrazia, visto lo scorso anno, nei classici veneziani).

Il cuore pulsante del Festival continua ad essere rappresentato dalle proiezioni serali in Piazza Maggiore. Per rimediare alla riduzione dei posti disponibili, i film saranno replicati anche nelle altre grandi arene all’aperto. Qui sarà possibile vedere il capolavoro della nouvelle vague À bout de soufflé (Fino all’ultimo respiro) di Jean-Luc Godard (i volti sorridenti di Jean Seberg e Jean-Paul Belmondo illuminano anche la foto di copertina del programma ufficiale). Ma anche The misfits (Gli spostati), di John Houston, struggente elegia sulla fine di un’epoca, con Clark Gable e Marilyn Monroe, da un racconto di Arthur Miller. Da segnalare anche i cine-concerti (questi solo in Piazza Maggiore), film muti con l’accompagnamento musicale dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna: il film forse più amato di Buster Keaton, The general, e Sylvester, di Lupu Pick, dramma familiare dalla Germania di Weimar.

Ritrovati e restaurati è la sezione più antica del Cinema ritrovato, e concentra la propria attenzione sui film che trovano nuova vita grazie al restauro, con opere che provengono da tutto il mondo e da tutte le epoche, anche non lontanissime. Diverse hanno il bollino “Cannes 2020”. Per citare solo qualche titolo: Ekstase, di Gustav Machatý (del 1933, presentato lo scorso anno a Venezia, dove ha vinto il leone per il miglior film della sezione dedicata ai classici restaurati), The great dictator, di Charlie Chaplin, Luci del varietà, di Alberto Lattuada e Federico Fellini, Accattone e Comizi d’amore, di Pier Paolo Pasolini, Strategia del ragno, di Bernardo Bertolucci, 4 mosche di velluto grigio, di Dario Argento, Califonia Split di Robert Altman, The elephant man di David Linch, Gomorra, in una nuova edizione presentata direttamente da Matteo Garrone.

Diversi gli omaggi a grandi autori ed attori della storia del cinema. La retrospettiva Henry Fonda for President ci ricorda, anche attraverso opere meno note, un grande attore, che seppe farsi interprete di diverse epoche della storia americana del Novecento. Citiamo dal catalogo: “Divenne famoso incarnando l’uomo qualunque del Midwest dei tardi anni Trenta, angustiato dalle contraddizioni tra capitalismo e democrazia. Assunse sfumature di tormentata insicurezza durante la Seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra. Espresse poi le speranze e le paure che accompagnarono la ‘dissolvenza incrociata’ tra l’era McCarthy e gli anni Sessanta di JFK”.

Marco Ferreri Ritrovato ci riporta ad una grande stagione del nostro cinema, nella quale, era possibile, accanto ai percorsi più “ufficiali”, seguire strade più azzardate, con scelte fortemente eccentriche. Questa retrospettiva, curata da Emiliano Monreale, oltre a riproporre alcune delle opere più note, in versione restaurate (come La donna scimmia, di cui saranno presentati i tre diversi finali realizzati dal regista, o La grande abbuffata), ci offre ad esempio l’occasione di soffermarsi, grazie anche ad alcune rarità ritrovate, sui primi passi nel cinema del regista, come produttore all’interno del tardo neorealismo, in una fase di passaggio del cinema italiano (Donne e soldati, L’amore in città, il curioso cortometraggio di Alberto Moravia) e la fase spagnola di fine anni Cinquanta (con El cochecito).

I fuorilegge: Frank Tuttle vs. Stuart Heisler è presentata come la prima retrospettiva “comparata” del Cinema Ritrovata. Mette a confronto due autori minori della stagione d’oro del cinema americano, ma meritevoli di una riscoperta, con opere che vanno dagli anni Trenta agli anni Cinquanta. Entrambi esordirono con la Paramount, che consentiva una libertà creativa maggiore rispetto agli altri Studios, per poi trovare, nel dopoguerra, percorsi più personali all’interno del cinema indipendente. Tuttle, iscritto al partito comunista, finì nella lista nera del senatore McCarthy. La scelta di proporli assieme nasce dagli elementi tematici che accomunano molte delle loro opere (fascismo, dualismo, redenzione), anche se trattati con stili molto diversi.

Yuzo Kawashima: l’anello mancante offre una selezione dei migliori film realizzati da uno dei meno conosciuti tra i maestri del cinema giapponese, scomparso a quarantacinque anni con cinquantun film all’attivo, che offrono uno sguardo personale sul Giappone del dopoguerra. I curatori della retrospettiva ce lo presentano come l’anello mancante tra il cinema nipponico classico (iniziò come assistente nella casa di produzione Shochiku, dove lavorava Ozu) e le nuove generazioni (fu allievo di Imamura, che di lui disse che aveva incarnato il nuovo cinema giapponese con dieci anni di anticipo; a proposito, di Shoei Imamura sarà possibile vedere, nella sezione Venezia classici, Fukushu suru wa ware ni ari (La vendetta è mia), del 1979).

Pioniere del cinema in Unione Sovietica è una selezione di opere prodotte da cineaste sovietiche; sebbene fossero molto più numerose di quelle presenti nel cinema americano ed europeo, anch’esse dovettero lottare con le unghie e con i denti per potersi affermare, sfuggendo alle occupazioni più tradizionalmente femminili nell’ambito del cinema (attrice, montatrice, sceneggiatrice).

Cento anni fa: 1920. Come sempre, una sezione è dedicata al cinema prodotto cento anni fa. Per il 1920 la scelta è stata quella di privilegiare il genere dei film d’avventura.

Con Il secolo del cinema: 1900 presenta invece un panorama delle produzioni cinematografiche all’esordio del secolo scorso, dopo pochissimi anni di rodaggio (la nascita ufficiale del cinema è datata 1895).

Questo e tanto altro. Bologna torna ad essere il paradiso dei cinefili.

di Dario Zanuso e Aldo Zoppo