IL cane di ceramica e l’arte di osare: Marc Ribot al mare, gratis.

0
17

Il sogno di New York dall’altra parte del fiume, l’idea di una chitarra contemporanea che mette insieme la materia prima del blues con l’astrazione del free, e tutto quanto in mezzo, una certa naturale allergia al cliché e ai salamelecchi della scena jazz per bene, le vertiginose sortite nella popular music delle canzoni con Waits e compagnia bella, la gita in un finto sudamerica con i finti cubani, proprio mentre impazzano buena viste più e meno mirabili, e folklori di recupero. Un certo successo, sia detto. Uno status quasi leggendario vestito con assoluta noncuranza, come una camicia non stirata. E poi dischi di sola chitarra e concerti di sola chitarra al limite dell’ascoltabile, presumibilmente oltre, a spostare sempre l’orizzonte del rapporto uomo-strumento, e farlo sempre partendo rasoterra, dalle mani legno ferro, senza sconti.

I Ceramic Dog sono per Marc Ribot, leggenda delle sei corde e del New Jersey, “il rapporto più lungo della mia vita”, e la maniera in cui questo rapporto è gestito lascia intendere molta complicità, e la voglia di osare senza porsi troppi problemi di forma.

Facendo finta di non sapere che il band leader è nei sessanta avanzati, questa centrifuga fuori fase che mischia motteggi talking alla Gil Scott Heron, rimbalzi proto-rap, liriche surreali e politiche nel senso più dignitoso del termine e situazionismo puro – il tutto sopra a schegge devianti di rock, jazz, post punk e blues rimasticato fino a farlo diventare puro suono – potrebbe insegnare l’Arte di Osare a una vasta schiera di agitatori delle parole e dei groove, sovente acquattati dietro l’infallibilità dogmatica delle griglie e delle basi. Non è questione di prendere rischi, qui, ma di considerare il rischio come l’unico degli approcci possibili. Con la caduta che è parte del percorso, nel caso, e generatore di corrente elettrica. Ches Smith, Shazad Ismailly sono poli di un rimbalzo sempre triangolare del suono, democratico, angoli acuti, spigoli e amplificatori del rischio e del suo potenziale musicale. E potenziale artistico, prima ancora.

Gli ultimi dischi sono bellissimi, loro suonano (gratis!) al Lupo, in un bagno al mare nato da una lunga onda sismica avventurosa e incosciente quanto molta della musica che propongono.

Non è musica che si veda spesso, non è musica che in molti possano suonare. Teniamoci stretto tutto quanto, intanto che dura e che è così bello.

 

11 luglio, Lido di Savio FC, Lupo 360, ore 21, Info: https://www.lupo340.com/