Per un’arte al femminile: la pittrice Carlotta Gargalli in mostra

0
21
Carlotta Gargalli, Artemisia, 1807, Olio su tela, 98 x 90cm, MAMbo

Un lungo lavoro di studio e di ricerca per scoprire l’arte e le opere di artiste bolognesi dell’800 rimaste finora nell’ombra. Questo l’obiettivo delle curatrici e storiche d’arte Francesca Sinigaglia e Ilaria Chia, che al Museo Ottocento Bologna inaugurano una serie di percorsi espositivi tutti al femminile con Carlotta Gargalli (1788-1840). Una pittrice bolognese nella Roma di Canova, una personale dedicata alla pittrice bolognese, in mostra fino al 7 gennaio.

La vita di Carlotta Gargalli è raccontata da Ilaria Chia anche nel libro L’allieva di Canova (Damster 2022), a cui a breve seguirà una seconda pubblicazione che approfondirà il secondo periodo bolognese dell’artista.

Chi è Carlotta Gargalli e perché dedicarle oggi una personale?

Ilaria Chia: Carlotta Gargalli è la prima donna iscritta all’Accademia di Belle Arti nel secolo dei Lumi e nel 1804 ha vinto una borsa di studio per trascorrere a Roma quattro anni di studio. Un riconoscimento eccezionale, che le ha permesso di essere allieva di Antonio Canova, anche questa un’opportunità inconsueta per una donna all’epoca. Nel suo ultimo anno a Roma, apre anche un negozio di quadri e oggetti d’arte, l’unica donna del tempo a gestire uno spazio simile. Una volta tornata a Bologna ha poi avuto un notevole successo, venendo paragonata a Elisabetta Sirani, una delle più grandi pittrici bolognesi. Oltre alla qualità della sua arte, dunque, è una figura di rilievo per essersi affermata professionalmente al pari degli uomini e per il suo alto grado di emancipazione, atipica per i tempi: si è sposata con un uomo più giovane, ha costruito la propria dote con i guadagni della propria professione…

Francesca Sinigaglia: La mostra su Carlotta Gargalli è parte di una serie di altri percorsi espositivi che il Museo Ottocento Bologna intende realizzare sulle donne pittrici dell’800, con l’obiettivo di mettere in luce le opere finora rimaste nascoste e dare visibilità alle tante personalità femminili dell’epoca ancora sconosciute. La figura di Gargalli l’abbiamo scelta per il suo carattere esemplare e per la sua interessante biografia, oltre che per la sua straordinaria arte. Negli ultimi mesi abbiamo trascritto le lettere che la pittrice inviava a Canova, agli amministratori, a quello che poi sarà il suo mecenate Aldrovandi: dalla sua scrittura abbiamo notato un modo di porsi sempre propositivo, motivando sempre ogni scelta in modo pulito ed energico e conquistando così l’appoggio degli uomini illuminati del tempo.

Quali sono le opere principali e come avete immaginato l’allestimento?

Francesca: Abbiamo dei prestiti istituzionali molto importanti, di cui siamo molto orgogliose: ci sono opere dal MaMbo, dalla Pinacoteca Nazionale di Palazzo Malvezzi – una delle quali abbiamo restaurato – e anche dagli Uffizi. I visitatori avranno modo di vedere opere che solitamente non sono esposte, perché conservate nei depositi. L’idea della mostra è quella di far parlare sia la vita e la pittura di Carlotta Gargalli, sia i personaggi che l’hanno sostenuta e accompagnata nel suo percorso, come Pelagi, Canova, Bassi, Minardi.

Ilaria: La mostra è organizzata in tre sezioni: la prima ripercorre tutta la produzione pittorica di Gargalli a partire da un’opera del padre (Filippo Gargalli) – che ritrae Maria Brizzi Giorgi – per poi proseguire con il periodo giovanile dell’artista, quello romano e le produzioni finali.
La seconda sezione vede invece un focus sull’Accademia del Regno Italico di Palazzo Venezia a Roma, dove Gargalli va a studiare sotto supervisione di Canova; un periodo importante per la sua formazione, ma anche per il contesto generale, lo stesso da cui escono i più grandi pittori dell’Ottocento italiano come Francesco Hayez, Tommaso Minardi… Abbiamo quindi cercato di raccontarla attraverso questi personaggi, per cui si vedrà l’autoritratto di Palagi, o le opere di Gian Battista Bassi o di Minardi: questi ultimi due sono borsisti all’Accademia di Bologna e studiano a Roma negli stessi anni della Gargalli.
La terza sezione è invece dedicata alla grafica, che vede un disegno di Pelagio Palagi, un’incisione di Rosa Spina e gli attestati firmati da Antonio Canova a Roma, con i pareri favorevoli sugli studenti. Esponiamo anche una zuppiera e dei piatti provenienti dalla manifattura Aldrovandi, nobile bolognese e primo mecenate di Gargalli.

Carlotta Gargalli, Museo Ottocento Bologna. Foto di Roberta Capaldi

Come avviene il vostro lavoro di ricerca e selezione delle opere “nascoste”?

Francesca: si tratta di studi di diversi anni, un lavoro di ricerca archivistica importante. La selezione può avvenire anche tramite segnalazioni esterne e poi piano piano si collegano i puntini fino a costruire una rete. Per esempio, sempre parlando di donne pittrici, abbiamo proposto a settembre un focus su Emma Bonazzi: questo ci ha permesso di documentare alcune opere di cui non sapevamo l’esistenza, perché si sono presentati al Museo alcuni collezionisti. Da qui, stiamo redigendo un elenco per, in futuro, realizzare una mostra più grande. Ci vogliono dunque molti anni, oltre agli studi di noi storiche dell’arte, ma con pazienza si costruiscono connessioni più ampie.

Ilaria: Questa mostra su Gargalli infatti propone una decina di opere della pittrice, ma sappiamo essercene di più: ne sono state catalogato oltre una trentina. Perciò l’auspicio è che in qualche modo si possano recuperare e ritrovare.

Avete realizzato anche un catalogo monografico: come è pensato e strutturato?

Francesca: si tratta di un catalogo scientifico in italiano e in inglese con schede scritte da me e Ilaria insieme a altri specialisti del settore, come Orfeo Cellura (che ha realizzato le schede di Giovan Battista Bassi), Federico Piscopo (su Bianca Milesi) e molti altri.

Ilaria: Il catalogo segue il percorso della mostra, che si arricchisce con dei saggi: uno di Francesca sulla vita di Carlotta Gargalli e sul suo percorso pittorico; uno mio sull’Accademia del Regno Italico di Palazzo Venezia e un altro di Maria Romeo sul collezionismo bolognese in età napoleonica. Poi abbiamo inserito le tre sezioni della mostra (la vita, l’Accademia e la Roma di Canova, la grafica).

Francesca: È un catalogo autorevole, per cui ci teniamo a ringraziare il comparto tecnico-scientifico, ovvero gli specialisti sia dell’Ottocento sia delle donne artiste bolognesi, che hanno contribuito alla realizzazione di questo lavoro.

A proposito della questione femminile nell’arte, in quanto curatrici e storiche, cosa significa essere donne oggi nell’ambito la curatela e degli storici dell’arte?

Francesca: Quando si ha a che fare con l’ambiente culturale e artistico della ricerca e dello studio, non ci sono difficoltà particolari: ci si sente accolte e il confronto con i colleghi uomini avviene sullo stesso livello, c’è un’ottima collaborazione. Nella realtà della curatela e delle mostre la situazione è un po’ più complessa, in particolare nel collezionismo, un mondo ancora molto maschile. È chiaramente un fattore storico, perché il collezionista d’arte è da sempre una figura legata alla libertà maschile – sia economica che di genere – quindi al momento si tratta di tempo, pazienza e perseveranza per potersi affermare. Puoi essere una potenza intellettuale, ma se mancano le possibilità economiche chiaramente non è facile. Qui a Bologna ci sono donne come Giovanardi Rossi, la più importante collezionista di Morandi in vita, nel mondo abbiamo figure come Peggy Guggenheim; tuttavia siamo in poche e ciò si rispecchia anche nella visibilità di un certo tipo di arte e firme. Il nostro obiettivo è dunque quello di mettere in luce artiste bolognesi dell’800, anche d’interesse nazionale, per arricchire lo sguardo sull’arte dell’epoca e affermare anche l’identità femminile.

Ilaria: Nel mondo dell’arte c’è comunque ancora molta strada da fare perché le donne possano avere attenzione e spazio. Chiaramente rispetto all’epoca della Gargalli molti passi son stati fatti, ora è normalissimo studiare all’Accademia, le donne nel settore sono tantissime e ci sono concrete possibilità di affermazione. Tuttavia è inevitabilmente più faticoso, specie prendere posizioni di potere.

Per concludere, a quale altra personalità femminile dedicherete attenzione in futuro?

Francesca: le nostre priorità al momento sono Emma Bonazzi e Lea Colliva; poi da qui, sia io che Ilaria, siamo interessate a continuare ad approfondire la storia delle pittrici dell’Ottocento, quindi il progetto espositivo proseguirà con altre figure. Vogliamo raccontarle, studiarle e approfondirle per tutte noi donne sicuramente, ma in verità per chiunque, senza distinzione di generi.

 

INFO: Museo Ottocento Bologna, piazza San Michele 4/C
31 ottobre 2023-7 gennaio 2024
Orari di apertura: tutti i giorni, 10-19
Ingressi:12€ intero / 10€ ridotto (Card Cultura, Bologna Welcome Card, studenti, disabili e accompagnatori, gruppi dalle 7 persone in su, bambini dai 6 anni, insegnanti, giornalisti) / gratuito (bambini sotto i 6 anni e guide turistiche con patentino)
Informazioni e prenotazioni: tel. 051 498 9511 | info@mobologna.it | mobologna.it