Gemini Festival, dal pop all’afro. Faccia a faccia con il suo direttore Marco Ligurgo

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Dopo la preview sold out con Bonobo, che lo scorso 11 maggio ha fatto ballare il Binario Centrale di DumBO, entra nel vivo la seconda edizione del Festival Gemini a Bologna, organizzato dall’Associazione Shape, che torna ad animare due spazi dell’ex scalo merci Ravone, Il Binario Centrale e Temporanea, il 17 e 18 maggio.

Per l’occasione abbiamo incontrato Marco Ligurgo, direttore artistico di Gemini, che ci ha raccontato com’è nata questa nuova esperienza, dopo quella più nota e affermata del Robot, lo storico festival bolognese di musica elettronica e arti digitali, e come sta cercando di prendere vita propria all’interno della primavera cittadina.

Come associazione Shape abbiamo sempre la volontà di fare cose nuove e differenziarle —ci spiega Marco. Siamo partiti realizzando eventi tutto l’anno oltre al Robot in autunno; poi il mood club in Italia è molto cambiato e negli ultimi anni abbiamo pensato fosse interessante fare qualcosa di diverso e concentrarlo nella primavera; lo scorso anno è nato quindi Gemini.

Un nome affascinante, che rimanda all’astrologia, perché lo avete scelto?

Gemini vuol dire Gemello. Lo abbiamo scelto perché è il fratello gemello di una realtà più grande come il Robot, ma dall’altro lato è pensato come una realtà che gode di vita propria, e che proprio come un fratello gemello va per la sua strada.

La prima edizione del Robot Festival è stata nel 2008, da allora è diventato uno dei festival più conosciuti in Italia nel panorama della musica elettronica e del clubbing con importanti ospiti internazionali, un appuntamento ormai immancabile nell’autunno bolognese, in cosa si differenzia Gemini?

La nostra idea è quella di portarlo a essere un festival più commerciale, potremmo dire più pop e mainstream, nelle sonorità e nella tipologia di pubblico. Il Robot è più underground, va verso la ricerca e il contemporaneo, diciamo di “nicchia”. Gemini invece lo immaginiamo come un festival con più anime, dal rock al jazz, passando per l’afro. Ecco, un festival che guarda e si ispira più a un evento come il Primavera Sound; chiaramente ci vorrà del tempo per portarlo in quella direzione, ma già la line up di quest’anno, rispetto a quella della scorsa stagione, si distacca dai nomi legati all’immaginario dei primi anni del Robot e dell’elettronica pura. Speriamo di riuscire a programmare più concerti e musica dal vivo nei prossimi anni.

Domani, venerdì 17, e sabato 18 maggio si entra nel vivo della line up, cosa ci aspetta?

Venerdì apre la serata Maria Chiara Argirò, esponente di una nuova ondata di artiste italiane che hanno portato la propria personalità all’estero, nel suo caso in Inghilterra; c’è Christian Löffler, che ha scelto di comporre le sue musiche nell’isolamento di una casa sul Baltico, facendo irrompere nelle sue partiture elettroniche tutte le suggestioni di una natura aspra; e poi gli Acid Arab formazione franco argentina con un djset che unisce mondi lontanissimi. Nello spazio di Teamporanea, dove l’ingresso è gratuito, ci aspetta Bruno Bellissimo e Goodjacobbe.
Il sabato da non perdere la compositrice italiana Ginevra Nervi, a seguire il produttore inglese Rival Consoles e Tony Humpries, una leggenda degli anni Novanta, un omaggio alla storia dell’house music. Chiuderanno gli italiani Dirty Channels, mentre da Temporanea si esibiranno gli Optimo e Vertigo Soundsystem.

Appuntamenti futuri?

Il prossimo appuntamento di Shape sarà il 31 maggio, una serata in collaborazione con Jazz:Re:Found e Dj Premiere e Robert Owens, un secondo a fine giugno e poi torneremo con il Robot Festival a ottobre, a fine maggio ci sarà il primo lancio.