Questa autonarrazione avviene attraverso oggetti, suggestioni, episodi, gesti, azioni, comportamenti, ricordi riferiti alla propria vita, a partire dall’anno di nascita appunto, il 1955. Il punto di partenza è l’immagine del piccolo Cesare in braccio alla balia che punta un grappolo d’uva, proseguendo nel racconto della sua infanzia attraverso tutti gli elementi della camera di un adolescente: diari, ricordi di viaggio, dischi, lettere, riviste, poesie. Al compimento dei 22 anni, con l’inizio della carriera artistica, in mostra si raccolgono documentazioni e racconti di più di quarant’anni di lavoro. Al centro della sala, la grande opera che racconta l’oggi, il 2019, che Pietroiusti non conclude ma lascia in essere: una sorta di ring in cui l’artista conduce un laboratorio destinato a studenti e giovani artisti, diviso tra il museo bolognese e il Grazer Kunstverein di Graz (Austria) partner del progetto. L’opera è poi destinata ad entrare nelle collezioni del MADRE – Museo d’arte contemporanea Donnaregina di Napoli.
L’aspetto relazionale della ricerca di Pietroiusti è raccontato attraverso momenti di contatto diretto con il pubblico, in una serie di attività che accompagnano la mostra. Come scrivono i curatori: «Il tema della relazione nella pratica artistica, intesa come scambio bilaterale o multilaterale, è trasversale al suo lavoro, in opposizione all’autorialità a senso unico. Il suo agire è quindi sempre sociale, interattivo, teso alla costruzione di reti». Un certo numero di cose / A Certain Number of Things è un progetto vincitore della IV edizione del bando Italian Council (2018), concorso ideato dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane (DGAAP) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, per promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo.
Fino al 6 gennaio, Bologna, Cesare Pietroiusti, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, via Don Minzoni 14. Info: 051 6496611, mambo-bologna.org