«Ogni giorno faccio nuove proposte a me stesso, e agli amici che collaborano con me: vado avanti. Fino a quando la fortuna e la salute mi permetteranno di stare sulla scena, io ci sarò». A quasi 88 anni, Dario Fo non si ferma. Nonostante abbia già “fatto” un pezzo fondamentale della storia del teatro del secondo Novecento. Nonostante la sterminata quantità di riconoscimenti internazionali (tra i tanti, il Premio Nobel per la letteratura, nel 1997). Nonostante l’assenza feroce, dal maggio scorso, di Franca Rame, compagna di vita, di pensieri, di lotte e di scena.
Fo studia, riscrive e rimette in scena Lu Santo Jullàre Françesco «in conseguenza di alcune nuove scoperte, per esempio sul fatto che quarant’anni dopo la morte di San Francesco sia stata buttata all’aria tutta la sua vicenda umana, impedendo che si usassero i testi scritti dai suoi seguaci per raccontarne la biografia. Fu inventata un’altra storia, addirittura copiando le vite di altri Santi, perché la logica e i desideri di Francesco erano considerati totalmente inaccettabili, allora. Proprio come oggi».
Dario Fo ritrova nel “jullare al servizio di Dio” un illustre collega: «Della giullarata Francesco conosceva la tecnica, il mestiere e le regole assolute. Non teneva mai prediche secondo la convenzione ecclesiastica: cantava, recitava e “di tutto lo suo corpo fasea parola”, come testimonia un cronista del suo tempo; nei suoi sermoni suscitava divertimento ma anche commozione fra i presenti che lo ascoltavano».
Divertimento e commozione certo non mancheranno, al Teatro Duse di Bologna, con questo «racconto teatrale in cui prendono vita personaggi dell’Italia medievale, dai semplici contadini ai Cardinali e addirittura ai Papi. La realtà storica e la tradizione popolare si intrecciano nel ripercorrere alcuni dei momenti più significativi della vita del Santo d’Assisi: la richiesta di approvazione della Regola al Papa Innocenzo III, la predica agli uccelli, la malattia agli occhi…».
L’illustre giullare conclude: «Ho fatto un salto mortale all’indietro, sostenendo da sempre che San Francesco fosse un professionista. Come Gesù Cristo, maestro della rappresentazione e dell’improvvisazione: uno che si trovava davanti, come ci dicono i Vangeli, molte migliaia di persone cui parlare, incantandole tutte, uno che sceglieva la montagna più adatta a risolvere i problemi di eco e di acustica, di modo che tutti potessero sentire ciò che diceva… Non c’è dubbio: uno così era un professionista».
L’intervista completa a Dario Fo, intrecciata al racconto del debutto bolognese di Lu Santo Jullàre Françesco (cui parteciperemo da una postazione -ci è stato promesso- «invidiabile») aprirà il prossimo numero cartaceo di Gagarin Orbite Culturali, in distribuzione da metà marzo. Stay tuned!
MICHELE PASCARELLA
Dario Fo, Lu Santo Jullàre Francesco – Bologna, Teatro Duse, Via Cartoleria, 42 – 10-12 febbraio, ore 21 – info: 051 231836, teatrodusebologna.it