Jarred and the Caveman all’Area Sismica di Forlì

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Ripubblichiamo la recensione del loro ultimo disco in occasione del concerto di sabato 23 gennaio all’Area Sismica di Forlì (via Le selve 50, Ravaldino in Monte, ore 22.30). Da vedere.

 

Piccole Femmine Violente crescono, frequentano il Club del Revolver e se possono vanno in giro a 16 Cavalli di Potenza. No, non è un indovinello, è semplicemente l’impressione che hanno lasciato i ripetuti ascolti dell’esordio dei Jarred, The Caveman con I’m Good If Yer Good, dopo l’antipasto formato EP di Back Into The Sinkin’ Ship (2013) – trio italo-argentino con sede a Rimini e composto da Alejandro Baigorri (chitarra e voce), Matteo Garattoni (contrabbasso) e Luca Guidi (batteria). Mi dicono che i tre siano dei giovanissimi ventenni – pertanto non ho idea se siano o no a conoscenza del passato glorioso di gente come Gordon Gano & Violent Femmes, Jeffrey Lee Pierce & Gun Club – più facile che sappiano di David Eugene Edwards & 16 Horsepower, per un mero fattore temporale. Non importa. Importa che i tre paiono davvero dentro la propria musica, come scommetto di percepire ascoltando il loro album.

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Prodotto da Antonio Gramentieri (Sacri Cuori), I’m Good If Yer Good nei suoi undici brani è una bella sferzata di folk’n’roll, grazie anche a testi (tutti in inglese) elegiaci ma non banali, tipo come accade in Like A Broken Toy, e soprattutto alla voce marcante e piena di personalità di Baigorri, la quale davvero sembra la carta vincente di tutto il progetto dei Caveman. A dover scegliere i brani più belli, con certezza bisogna puntare la lanterna su Troubles, prologo che immediatamente stabilisce l’umore del tutto, quasi una piccola suite che cresce di pathos e strumenti con l’andare dei secondi – oppure Amelia, dove ai tre fa di contrappunto anche un giro di ottoni arrangiati dal cantautore/polistrumentista Enrico Farnedi (come capita in altri tre episodi del lavoro, fra l’altro), fresca d’impeto giovanile e proprio per questo fra il meglio del lotto – oppure, ancora, Midnight Sun, che sembra quasi presa da certe produzioni lo-fi di Paul Westerberg, e oppure l’epilogo al lavoro Which One To Lose, bel folk cosparso di desolazione e portato a termine con un banjo tagliente – anche se è tutto lo sforzo in sé che si fa apprezzare per intenti e risultati.

CICO CASARTELLI

JARRED, THE CAVEMAN – I’m Good If Yer Good (Stop Records)

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