Regali Da Uno Sconosciuto: Ritorno al passato, in chiave thriller

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THE GIFT (1) THE GIFT (2)Da poco sposati, Simon e Robyn si trasferiscono nei sobborghi di Los Angeles, da Chicago, per seguire il lavoro di lui, cresciuto in quella stessa zona. Qui si imbattono in un vecchio compagno di scuola di Simon, Gordon “Gordo” Mosley; questi inizia sommergerli di regali e a presentarsi a casa loro, senza annunciarsi, negli orari più improbabili. Quando Simon decide di dare un taglio agli incontri e alla frequentazione, Gordo lascia tornare a galla i dettagli di un episodio, accaduto vent’anni prima, riguardante entrambi. Robyn, confusa circa l’atteggiamento del secondo e scioccata dalle rivelazioni sul marito, non sa più di chi fidarsi: la nascita di un bambino (di Simon?) non risolverà la situazione.

THE GIFT (3)Folgorante esordio alla regìa, dopo aver sceneggiato per il fratello Nash il plumbeo The Square (2008) e per i colleghi Matthew Saville e David Michôd, rispettivamente, il poliziesco Felony (2013) e l’apocalittico The Rover (2014), per l’attore australiano Joel Edgerton, già Tom Buchanan nel Grande Gatsby (The Great Gatsby, 2013) del conterraneo Baz Luhrmann nonché truccatissimo faraone egizio Ramsete in Exodus (2014) di Ridley Scott, Regali Da Uno Sconosciuto (in originale The Gift) mette in scena un gioco sottile e inesorabile di slittamenti progressivi dove la realtà non è mai quella che appare e nessun personaggio rimane incontaminato. Non Simon, incarnato da un bravissimo Jason Bateman (al solito più efficace, rispetto alle commedie per cui è diventato famoso, nel misurarsi con personaggi ambigui e spesso odiosi), che ha inventato, durante l’adolescenza, il fatto di aver visto Gordo – l’emarginato (weirdo, «strambo») della classe – ricevere molestie sessuali da uno sconosciuto, rovinandogli così la vita (i compagni si erano messi a deriderlo, il padre aveva cercato di dargli fuoco), e ha fabbricato false informazioni su di un collega, soffiandogli il posto e distruggendone la carriera. Non la Robyn nevrotica e incerta di Rebecca Hall, fragile, sospettosa, in fondo snob, paternalista e borghese, a tal punto insicura e disorientata da ricominciare, nonostante il sospetto di gravidanza, con l’ingestione massiccia di pillole tranquillanti già assunte in passato e anche allora origine di atteggiamenti paranoici e ossessivi. Né, tanto meno, Gordo, l’elemento più sfuggente del trio (al contrario di quanto indicato dal superficiale titolo italiano, nient’affatto “sconosciuto”, ma tant’è), inchiodato agli occhi sottili e alle labbra contratte di Edgerton, in grado di passare con sconcertante e inquietante naturalezza dal ruolo apparente di vittima ingenua, goffa e sacrificale a quello di mefistofelico e crudele deus ex-machina di una vicenda tanto squallida e manipolatoria da raggelare anche in assenza di trucchi e scorciatoie.

THE GIFT (4)Nello scrivere e dirigere Regali Da Uno Sconosciuto, Edgerton dice di essersi ispirato alla «trilogia della vendetta» del coreano Park Chan-wook (tre film, tra cui il celeberrimo Oldboy [2003], realizzati tra il 2002 e il 2005 sui temi della ritorsione, delle sofferenze individuali e della punizione del vivere), al senso di minaccia serpeggiante in Niente Da Nascondere (Caché, 2005) dell’austriaco Michael Haneke e alle paure maschili di Attrazione Fatale (Fatal Attraction, 1987) di Adrian Lyne, ma il suo film non ricorre alla furia iconografica del primo e senz’altro non risulta impregnato dello spirito dei tempi come il terzo, radiografia amara (e sopravvalutata) della mascolinizzazione ipertrofica e misogina degli anni ’80. Sono invece presenti, sebbene riformulati attraverso un rigoroso senso dello spettacolo alla Alfred Hitchcok, alcuni dei temi – l’impossibilità di conoscere l’altro, il senso di colpa della classe media, la coscienza sporca di un intero corpo sociale – della pellicola di Haneke, anche se Edgerton li sfrutta tutti in funzione anti-naturalista, costruendo un atmosfera di disagio e minaccia incombente paragonabile, anche in assenza del benché minimo accenno orrorifico, a quella di certi recenti slasher su coppie o famiglie assediate (da The Strangers [Bryan Bertino, 2008] a You’re Next [Adam Wingard, 2011]).

THE GIFT (5)Tuttavia, se c’è un regista al quale Regali Da Uno Sconosciuto rimanda, è il Roman Polański tormentato e claustrofobico delle ultime opere, e non solo perché l’ambientazione californiana non può non evocare le scenografie dell’omicidio di Sharon Tate e delle carneficine messe in atto dai seguaci di Charlie Manson, quanto per la sottile elettricità delle allusioni gay tra Simon e Gordo (evidenti nella sequenza delle scuse, presto trasformate in pestaggio, nel parcheggio sotterraneo) e per l’umorismo grottesco, ma non gratuito, di un finale, ancora una volta hitchcockiano nel gestire le implicazioni di una rivelazione in fondo attesa, in cui i contorni tra quotidianità e incubo si sfaldano definitivamente. Evitando ammiccamenti e ruffianerie, Regali Da Uno Sconosciuto, uscito in America e in Inghilterra lo scorso agosto, ha acquisito in fretta la posizione di cult: gli unici a non accorgersene, tanto per cambiare, sono stati i distributori italiani, che dopo averlo ignorato per vari mesi l’hanno messo in programma per la prima settimana del prossimo marzo. Non perdetelo.

Gianfranco Callieri

REGALI DA UNO SCONOSCIUTO

Joel Edgerton

USA – 2015 – 108’

voto: ***1/2