Amigdala. Tra sacro e mondano

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Al Festival Attraversamenti Multipli 2017 il collettivo modenese ha ricreato, nel popolarissimo quartiere romano del Quadraro, la performance itinerante e individuale Lettere anonime per un camminatore. Alcune note. 

«Una cosa è contenta d’essere guardata dalle altre cose solo quando è convinta di significare se stessa e nient’altro, in mezzo alle cose che significano se stesse e nient’altro»: un’attitudine di marca fenomenologica, qui evocata con un frammento del Palomar dell’amato Calvino, pare sottendere alla proposizione Lettere anonime per un camminatore che il collettivo Amigdala ha ricreato, nel popolarissimo quartiere romano del Quadraro il 29 e 30 settembre scorsi, in occasione dell’edizione 2017 del Festival Attraversamenti Multipli.

Della manifestazione voluta e diretta da Alessandra Ferraro e Pako Graziani parleremo più approfonditamente nei prossimi giorni, attraverso un’articolata intervista a cui stiamo lavorando. 

Ora si vorrebbe posare lo sguardo sul «percorso itinerante solitario con guida sonora» che gli ideatori Sara Garagnani, Meike Clarelli, Gabriele Dalla Barba e Federica Rocchi così presentano: «La performance si sviluppa come un percorso itinerante sonoro, che il pubblico attraversa in solitudine partendo da Largo Spartaco per le strade del quartiere Quadraro, guidato da un lettore mp3 e dalla voce di Beatrice Schiros. Questa produzione site-specific è stata realizzata la prima volta per il Festival Periferico di Modena, di cui Amigdala cura la direzione artistica.
Ogni replica viene costruita a seguito di una residenza nel quartiere e una progressiva scoperta della sua storia e dei suoi abitanti. Lo spettatore è chiamato a mettersi in cammino, in una relazione allo stesso tempo di connessione con la città – strade, edifici, traffico, odori, colori, parole, passanti – e di isolamento nell’ascolto. In cuffia, una composizione musicale che intreccia una lettera d’amore con alcune voci tratte in “presa diretta” dal contesto specifico in cui la performance accade».

Recuperando un senso finanche etimologico della parola teatro, luogo dello sguardo e della visione, l’attraversamento proposto dal collettivo Amigdala si caratterizza per un correttivo di ordine sacrale, rispetto al grado zero che da decenni artisti delle più varie discipline vanno sperimentando nell’incontro con il reale (come non pensare, un esempio fra mille, alle “casuali” fotografie scattate in luoghi e momenti del tutto anonimi dall’americano Douglas Huebler?).

Occorre forse precisare in quale senso intendiamo l’aggettivo sacrale appena utilizzato. 

Se il concetto di sacro è forse indefinibile, la realtà che esso esprime non lo è. Esso appare come una qualità che può essere propria delle più varie cose: di luoghi (i templi, i santuari naturali), di periodi di tempo (le feste, che con il loro carattere si contrappongono ai giorni comuni), di azioni (per esempio il rito), di testi pronunciati, narrati o scritti (formule, miti, scritture sacre), di persone (il re divino, certi tipi di sacerdoti), di oggetti (feticci, strumenti rituali). In tutti questi casi la qualità di sacro ha per effetto di richiedere un comportamento umano particolare, differente cioè dal comportamento di fronte allo stesso genere di cose se prive di sacralità: a un luogo sacro si accede, e vi si rimane, in determinate condizioni (per esempio a piedi nudi, a capo coperto, in silenzio), nel tempo sacro si sospendono le attività profane (il lavoro, la pulizia, il mangiare), un racconto sacro (un mito, una formula rituale) si narra in specifiche occasioni (per esempio di notte o prima della mietitura), di fronte a una persona sacra sono obbligatorie certe cose (per esempio il prostrarsi) e proibite altre (per esempio il toccarla). Obblighi e divieti particolari che trovano corrispondenza nella convinzione che la sacralità significhi o comporti una particolare potenza nelle cose o persone che ne sono investite: caratteristica che può essere del tutto indefinita e impersonale, dunque sovrannaturale, oppure concepita come derivata da un essere personale che la conferisce a esse. Questo è ciò che accade, ad esempio, nel caso dell’arte, pratica in cui d’abitudine il senso del sacro viene definito per svuotamento, o per accumulo, di segni.

La proposta di Amigdala accoglie questa seconda possibilità, intridendo un’esperienza che per altri sarebbe stata in sé bastante (l’attraversamento di un luogo strabordante di bios) di una serie di elementi (testuali, sonori, visivi, esperienziali) volti, pare di poter affermare, ad intensificare/ampliare ciò che lo spettatore/camminatore esperisce, fornendo ulteriori chiavi di lettura e di accesso all’incontro con quel determinato pezzetto di mondo, e di sé.

Può la realtà essere sufficiente come opera d’arte (pensiamo ai dodici cavalli portati alla Galleria L’Attico di Roma da Kounellis nel 1969), o perché possa avvalersi di tale qualifica va aumentata/abbellita/migliorata/intensificata?

Percorrere l’una o l’altra via, in mettere o in levare, è solo questione di gusti? Di stili? Esiste un’oggettività, in tale ambito, o il relativismo impera?

Infine: le Lettere di Amigdala paiono porre una questione alla postura del soggetto guardante, sorta di flâneur eterodiretto, rispetto alla possibilità di pronunciare un discorso mediante le pratiche di attraversamento urbano. Accogliendo la luminosa proporzione di Michel de Certeau ne L’invenzione del quotidiano, «l’atto di camminare sta al sistema urbano come l’enunciazione (lo speech act, ovvero l’atto locutorio) sta alla lingua o agli enunciato proferiti».

Su un piano di concretezza, quella che il collettivo Amigdala propone è l’esperire una doppia funzione enunciativa: appropriazione del sistema topografico (così come ci si appropria della lingua assumendola) da un lato e realizzazione spaziale del luogo (così come l’atto locutorio è realizzazione sonora della lingua) dall’altro.

E che cosa si enuncia?

«Se stessi e nient’altro» eccoci tornati al punto di partenza «in mezzo alle cose che significano se stesse e nient’altro».

 

MICHELE PASCARELLA

 

info: perifericofestival.it, attraversamentimultipli.it