Everyday Design: il primo SMS della storia risale a 28 anni fa

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Il primo SMS della storia fu inviato il 3 dicembre 1992 dall’ingegnere britannico Neil Papworth ad un dirigente di Vodafone, Richard Jarvis. Il testo del messaggio, MERRY CHRISTMAS, non eccelleva certo in fantasia, ma con quei quindici caratteri Papworth, allora 22enne, inaugurò un nuovo media, un nuovo modo di comunicare e, in effetti, un nuovo linguaggio…

La sigla SMS sta per Short Message Service, servizio messaggi brevi, e come tutti sanno, indica un servizio di telefonia mobile per inviare concisi messaggi di testo da un cellulare ad un altro. Per estensione, il termine SMS viene poi usato in italiano per indicare ogni singolo messaggio inviato con il servizio stesso.

L’idea originaria era stata sviluppata nella cooperazione franco-tedesca GSM nel 1984 da Friedhelm Hillebrand e Bernard Ghillebaert. Lo standard GSM era ottimizzato per la telefonia, ma si pensò di utilizzarlo per veicolare messaggi di testo, sfruttando i percorsi di segnalazione necessari per il controllo del traffico telefonico, nei periodi di inutilizzo del sistema. In questo modo, le risorse inutilizzate della rete avrebbero potuto trasportare messaggi ad un costo minimo.

Ciò implicò il limite tecnico dei 128 byte, pari a 160 caratteri, in modo che i messaggi potessero essere inseriti nei formati esistenti. In effetti, da questo punto di vista, era un ritorno alla cartolina postale

L’uso della messaggistica mobile si diffuse molto velocemente in tutto il mondo. Nel 2000 il volume di traffico annuo sul pianeta fu di circa 17 miliardi di SMS. La crescita del fenomeno è impressionante se si pensa che nel 2004 furono inviati 500 miliardi di messaggi e, nel 2008, 4.100 miliardi!

In anni recenti, la supremazia degli SMS è stata messa in discussione dal progressivo affermarsi di app basate sulla rete internet, più efficienti, flessibili ed economiche, come WhatsApp e Telegram.

Ma, nel frattempo, il nuovo canale di comunicazione aveva già generato incisivi cambiamenti sulla cultura globale. In particolare nel mondo giovanile, si era diffusa capillarmente l’abitudine ad un nuovo lessico, brachilogico, prosciugato e creativo al tempo stesso, e naturalmente insopportabile per chi giovane non lo era più…

Così, nella lingua di Dante e Manzoni, apparvero le k al posto del ch, la x al posto del per, (col risultato di scrivere xké per dire perché); il ti voglio bene si contrasse come un codice fiscale in un asciutto TVB, e i numeri divennero rebus nei c6 (ci sei?), nei qlc1 (qualcuno), fino a 6 3mendo, che in effetti è davvero tremendo…

Roberto Ossani, docente di Design della Comunicazione – ISIA Faenza