Giorno 823

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Veduta di San Marino

Fuori è una giornata bellissima. Sono sempre giornate bellissime, non c’è stato un giorno di pioggia o di vento forte.

I giorni della cenere sono ormai solo un brutto ricordo. Mesi difficili, passati con le finestre chiuse, sigillate. Un paio per la precisione. E il Natale in mezzo, come se le sfighe non bastassero. Due mesi di pioggia di cenere e detriti che hanno ricoperto praticamente tutto, a partire dalle nostre auto ormai, comunque, inutilizzabili. Adesso va meglio, almeno si respira. Una volta dal balcone di casa nostra vedevo San Marino. Bella, virile coma la pinna di uno squalo, antica repubblica e terrà della libertà, sempre lì a pochi metri dal mio naso. La sera brillava di luci come se su quella cima a ridosso del mare fossero sempre in festa.

Non c’è più. Bombardata, spianata, disintegrata. I suoi orgogliosi abitanti pensavano di poter contrastare il tritolo del Governo Franco-Naturalista con le loro alabarde e balestre da tavernetta. Poveri illusi. Peccato però, davvero un peccato.

Andavo a comprarci i dischi in vinile, spesso quelli di importazione. I commessi erano gentili e l’IVA al 17%.

A proposito di dischi. Avrei una collezione di vinili di Otis Redding da scambiare con mezzo chilo di farina Nett-Flix, anche scaduta. Quei dischi non posso più ascoltarli, la puntina del giradischi è rotta ormai dal giorno 567. Oggi, però, è una giornata speciale. Sono riuscito ad aggiustare il vecchio proiettore delle diapositive che tenevo in soffitta. Odiavo le serate in famiglia dedicate alla proiezione di foto di vacanze e altre eccitanti varianti di vita. Interminabili fasci di luce colorata su uno schermo bianco montato su un treppiede in salotto. Le immagini sempre sfuocate o girate sottosopra, il rumore della ventola che raffreddava la lampada incandescente, i commenti spiritosi di mamma che puntualmente veniva ripresa dalla severità di babbo. Ho recuperato il proiettore e una scatola di diapositive con sopra scritto a pennarello Vieste 1978. Sospetto che ci sia tanto mare in quelle foto. Mare e spiagge. E mamma e babbo giovani, liberi di andare dove volevano con la loro 127 azzurra. Sento quasi l’odore salmastro di quei ricordi.

I miei vecchi per fortuna stanno bene, sono definitivamente guariti dal virus e sono al sicuro in un centro che si occupa di loro. Hanno accettato di venir deportati in cambio della loro villetta col giardino valutata pochi euro soltanto. Li sento una volta all’anno per ben 12 minuti. L’ultima volta hanno detto le stesse cose dell’anno prima, come se fosse una voce registrata. Speriamo stiano bene. Stasera, dunque, grande evento per la famiglia: diapositive direttamente dal 1978!

E’ una sorpresa, non voglio dire nulla a mia moglie e a mio figlio miei fino all’ultimo. Il ragazzo è fuori per lavoro, fino alle 19. E’ stato arruolato dagli “Angeli Naturisti”, quelli che si occupano di stanare e semplificare i traditori che spacciano vino, salame e lievito di birra in barba al “Regolamento del giorno 750”. Non mi racconta nulla della sua giornata. Parla poco e ha la barba lunga e color marrone, piena di parassiti. Torna a casa, si toglie la divisa, ripone il coltello nel cassetto della cucina e si mangia una mela Nett-Flix e si corica.

Nel giardino del mio vicino (semplificato il giorno 701 mediante strangolamento d’ufficio), la vegetazione è alta, incolta e coperta di farfalle. Anche se non piove, il Governo ha trovato il modo di idratare il terreno da sotto con un sistema capillare di tubature direttamente dell’acquedotto Vaticano, quello con l’acqua più pura e destinata soltanto alle piante e agli animali. Tra le erbacce scorgo ciò che resta del corpo decomposto del mio vicino. Una macchia nera, come se fosse uno sputo di catrame in mezzo al verde. Ecco, si diventa così se si cerca di fare i furbi.

Povero stronzo.