QUATTRO IDEE. La nuova mostra alla Galleria Enrico Astuni

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Øystein-Aasan. Ph. Michele Alberto Sereni

Continua alla Galleria Enrico Astuni la mostra collettiva curata da Lorenzo Bruni dal titolo QUATTRO IDEE, visitabile fino a sabato 5 giugno. Gli artisti coinvolti nel progetto sono Øystein Aasan (1977, Kristiansand, Norvegia; vive e lavora a Berlino), Peter Halley (1953, New York; vive e lavora a New York), Jonathan Monk (1969, Leicester, UK; vive e lavora a Berlino) e Maurizio Nannucci (1939, Firenze, dove vive e lavora). Il titolo del progetto rimanda alle quattro idee differenti, ma in qualche modo vicine, portate avanti dai quattro artisti coinvolti rispetto al tema del colore, dell’eredità del Modernismo, del concetto di paesaggio come spazio da attraversare più che da osservare a distanza da esso. Sono temi che potrebbero apparire laterali rispetto alla radicalità delle ricerche degli artisti in questione – di generazioni e nazionalità differenti – anche se, proprio per la loro apparente lateralità, divengono interessanti per affrontare da punti di vista inediti una riflessione sul loro modo di lavorare e di riflettere sul ruolo dell’artista all’interno della società di cui fa parte. Le opere presenti all’interno della mostra alla Galleria Enrico Astuni sono state scelte dai singoli artisti e dal curatore appositamente per l’occasione per due motivi principali: il primo è quello di osservare alcuni elementi di urgenza che ritornano nelle ricerche dei quattro artisti coinvolti. Tali elementi hanno a che fare con una forte attenzione al colore come vibrazione, al superamento del tema del monocromo fino a sublimare, enfatizzare o far implodere alcuni principi legati all’architettura modernista; l’altro è quello di riflettere sull’idea di paesaggio mentale che mettono in pratica con i loro interventi e che ribalta completamente il concetto di orizzonte classico.

Jonathan Monk. Maurizio Nannucci. Ph. Michele Alberto Sereni

Oggi, in un mondo virtuale e al tempo di una pandemia mondiale, ci siamo tutti trovati a interrogarci su come riflettere sulla condivisione di un paesaggio che non sia quello osservato a debita distanza, ma anche con la possibilità di visitarlo, abitarlo e modificarlo. Temi che questi quattro artisti hanno sempre messo in evidenza a partire dal dialogo che stabiliscono tra la presenza delle loro opere e il contesto in cui le collocano. Tale approccio permette anche di porre attenzione al dibattito che da sempre Øystein Aasan, Peter Halley, Jonathan Monk e Maurizio Nannucci portano avanti sul ruolo dell’opera d’arte e della cultura in generale all’interno della società attuale, oltre alla creazione di un dialogo tra il percepire, l’osservare e l’immaginare un’immagine in un’epoca post-ideologica, post-internet e iper-connessa.

Come scrive Lorenzo Bruni, le strutture geometriche e architettoniche di Øystein Aasan indagano l’eredità dell’oggetto di design e dei quadri astratti delle avanguardie del primo Novecento per riflettere sul tema dell’archivio al tempo dei social media creando accostamenti particolari tra disegni, quadri e immagini che permettono così di far emergere le caratteristiche identitarie della società contemporanea. Per l’occasione, inoltre, ha anche ideato una scultura che diviene una seduta e un nuovo punto di vista fisico e non solo mentale all’interno del paesaggio creato dalle opere esposte all’interno della galleria. Le grandi tele di Peter Halley propongono una geometria pittorica inaspettatamente tattile sia per i colori fluo, ma che per alcune parti a rilievo, realizzate con la tecnica del Roll-a-Tex, producendo uno strano incontro “soft” e surreale tra griglie geometriche e l’immaginario claustrofobico dello spazio urbano e dei nuovi collegamenti digitali diffusosi dagli anni ’90; “melting pop” ben enunciato anche da alcuni titoli dei suoi quadri come “prigioni” o “celle”.

Jonathan Monk. Ph. Michele Alberto Sereni

Jonathan Monk da sempre riflette sul meccanismo dell’arte concettuale e delle relazioni con le pratiche degli anni ’60 con cui analizza le dinamiche che portano un oggetto quotidiano ad essere un’opera d’arte e viceversa. Inoltre, ha esplorato il ruolo della cultura in generale per mezzo della relazione dello spettatore con la percezione del tempo all’interno di un mondo fatto di archivi digitali in cui il passato e il presente si espandono in un unico orizzonte. Come risposta a tale condizione sarà presentata l’istallazione dal titolo: ieri, oggi, domani, eccetera…, che coinvolge tutto lo spazio espositivo della galleria. Le installazioni con testi a neon di Maurizio Nannucci sono sempre un incontro destabilizzante o epifanico tra la luce colorata e pervasiva del neon e il testo con le sue affermazioni che riflettono non solo sulla natura del linguaggio, ma anche sulle sue possibilità di trasformazione. Inoltre, attraverso la collocazione all’interno del contenitore espositivo, permettono una nuova percezione “dell’incontro” tra esse e l’ambiente. Un intervento di questo genere è l’opera Idea, esposta insieme ad ulteriori lavori realizzati con media e supporti differenti, che indagano tali rapporti. Le opere del progetto dal titolo QUATTRO IDEE sono differenti tra loro per i media utilizzati, ma soprattutto per le implicazioni processuali che mettono in atto. La prima sensazione che emerge nell’osservarle assieme è quella di un’analisi diretta e istantanea sulle diverse modalità di manifestazione del colore e della forma astratta. È invece un’analisi più profonda legata agli strumenti dell’arte a partire dall’incontro tra una superficie e la presenza del colore. Questo rimanda al tema dell’eredità del Modernismo e se questa può essere oggi considerata un’utopia democratica o una condanna egotistica. È allo stesso tempo anche una riflessione sulle metafore del convivere. A chi si rivolgono queste immagini e questi testi che appaiono come a-storici? Sono opere, tutte accomunate da una particolare attenzione al colore come vibrazione ed espansione percettiva, che chiamano sempre in causa la presenza di uno sguardo esterno proprio per far riflettere in maniera differente sul rapporto tra osservatore e oggetto osservato, tra idea e forma, tra contenitore e oggetto contenuto.

Fino al 5 giugno

Bologna, Galleria Enrico Astuni, via Jacopo Barozzi, 3.
Info & Orari: www.galleriaastuni.net