Per non morire di televisione, l’arte del documentario

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Nilde Iotti, il tempo delle donne di Peter Marcias

Nel mondo del cinema, come in qualsiasi altro, si compie spesso il grave errore di classificare l’arte in serie A e serie B. Il documentario appartiene da decenni a questa seconda categoria. Eppure qualcosa negli ultimi anni sta cambiando ed è sufficiente guardare il numero di produzioni, il proliferare di nuovi festival dedicati al genere e l’assegnazione di prestigiosi premi ad alcuni titoli per rendersene conto: la visibilità del documentario è aumentata e con essa anche la sua considerazione artistica. In questo, la nostra regione si pone senza dubbio in testa.

È su quest’onda che diciannove anni fa è nata a Ravenna la rassegna Per non morire di televisione, con l’obiettivo di nobilitare il cinema documentario, spesso relegato al piccolo schermo, e portalo invece in sala. E questa scommessa è arrivata fino ad oggi: la kermesse torna infatti al Palazzo del Cinema e dei Congressi dal 4 al 7 ottobre.

L’organizzazione ha deciso quest’anno di favorire la produzione italiana – ad eccezione di due titoli su otto – e non è stato facile attuare una selezione dato che ormai si contano all’anno numerosissime produzioni, spesso patrocinate dalle Film Commission di ogni Regione. Si è optato allora per stabilire un ulteriore fil rouge tra i film selezionati: non solo documentari d’autore di spessore, ma che esprimessero in qualche modo il concetto di trasformazione.

Ecco allora che si spiega che cosa accomuni un film come Shelter – Farewell to Eden di Enrico Masi, la storia di una militante transessuale nata nel Sud delle Filippine in un’isola di fede mussulmana (4 ottobre, ore 18.30), a Il colore di sera di Spartaco Capozzi, un viaggio nell’universo creativo dell’anziana siciliana Maria Concetta Cassarà che ha iniziato a dipingere a settant’anni (5 ottobre, ore 21). E ancora il trait d’union che lega tra loro la vicenda umana e politica di Nilde Iotti raccontata da Peter Marcias in Nilde Iotti, il tempo delle donne e la vita e l’arte di Francesco Tullio Altan protagonista del film di Stefano Consiglio, Mi chiamo Altan e faccio vignette (6 ottobre). Ed infine è basandosi sul concetto di trasformazione che si evince il nesso tra L’occhio di vetro di Duccio Chiarini, l’intensa investigazione di un uomo sul passato segreto della sua famiglia, e 50 – Santarcangelo Festival, con il quale Michele Mellara e Alessandro Rossi ricostruiscono a ritroso la storia del fortunato festival di teatro santarcagiolese (7 ottobre).

Come si è anticipato, in programma tra le produzioni italiane spiccheranno solo due titoli internazionali: dalla Svezia giunge Il ragazzo più bello del mondo di Kristina Lindström e Kristian Petri, che racconta la vita dell’attore e musicista svedese Björm Andersen (4 ottobre, ore 21), mentre dalla Norvegia arriva, in anteprima nazionale, La pittrice e il ladro di Benjamin Ree, la storia di un’insolita amicizia tra un’artista e il ladro tossicodipendente che ha rubato i suoi quadri (5 ottobre, ore 21).

Quattro intense serate per non dimenticare che anche il documentario è arte cinematografica e che, in quanto tale, il grande schermo e la sala sono la sua vera dimensione.

info: facebook.com/pernonmorireditelevisione