Negli ultimi due anni siamo stati costretti a ricalcolare le distanze, a volte trovandoci ancora più vicini a chi già condivideva con noi una grossa fetta di intimità, a volte forzatamente lontani. Alcune famiglie si sono sfasciate e qualche convivenza tra studenti universitari si è trasformata in un girone dantesco. In altri casi, e spero siano la maggior parte, è stata l’occasione per consolidare legami. Il 25 febbraio è uscito il terzo album di Giulio Cantore, si intitola Di casa e altre avventure (Bajun records) ed è un inno alla normalità familiare. Mi chiedo: Giulio avrebbe mai composto un disco del genere fuori dal periodo pandemico?
Le canzoni che troviamo in Di casa e altre avventure raccontano il perno della vita di Giulio in mezzo alla campagna meldolese: la Casa del cuculo, che ospita la sua e un’altra famiglia (per un totale di cinque bambini) e altre persone di passaggio. Le voci dei suoi componenti sono parte integrante dell’album, mescolandosi tra loro come accade ogni giorno nella condivisione di tempi e spazi. È una realtà atipica, ma i doveri e le necessità a cui vanno incontro ci accomunano e rendono l’ascolto del disco un calmante per chi si sente in affanno davanti alle responsabilità. Sebbene il principale linguaggio utilizzato sia quello della favola (in particolare in La mia via, featuring Giacomo Toni) la gestione familiare non viene stereotipata, nè privata delle difficoltà: per esempio, “la voce del mio ego, che fa eco alla tua” in Nevicare ricorda che convivere è questione di allenamento al prossimo; il mutuo non è nascosto, al contrario, le rate sono attaccate al frigo, ma è inserito in un progetto più ampio, cioè mettere radici e diventarlo a sua volta per i figli.
Pur mantenendo una melodia molto fruibile all’ascolto, la musica di Giulio è armonicamente ricca e variegata: alcuni pezzi riprendono la stessa idea musicale (per esempio Pane e 6:55), ma questa viene poi rielaborata ritmicamente. In altre parole, Giulio gira attorno allo stesso tema concettuale con note che si inseguono sempre in maniera diversa, affrontandolo da più punti di vista. Una bella intuizione, ma forse più adatta a un disco più corposo. In ogni caso, grazie Giulio per non essere l’ennesimo cantautore che strimpella la chitarra.
Spiccano le sue origini mediterranee – anche e soprattutto per la scelta degli strumenti utilizzati oltre alla chitarra, e cioè il mandolino di Carl Cappelle, le fisarmoniche di Silvia Valtieri e Alessandro Fabbri e il flauto di Fabio Mina (a cui si aggiunge il contrabbasso di Pietro Agosti). In qualche caso, chiudendo gli occhi l’immaginario che si forma è quello di un locus amoenus del Sud Italia, complici anche i suoni naturali che Giulio ha deciso di sfruttare, trovandosi costretto a registrare in casa. L’home recording ha dato particolare risalto al suono delle dita che si muovono sulle corde della chitarra, colmando lo spazio tra il musicista e l’ascoltatore: l’impressione è di essere lì, mentre Giulio costruisce la sua poesia. Speriamo che la distanza si annulli davvero, e si ritorni a sentire i concerti.
Di casa e altre avventure è disponibile in tutte le piattaforme streaming e presto anche in formato cd. Giulio sarà in tour a partire dal 5 marzo in Italia con Fabio Mazzini e all’estero con Paul Armfield.