Drigo, dalla chitarra alla street art

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Il musicista e paroliere dei Negrita ha scelto Castel Bolognese per realizzare il suo primo murales.

Il concetto di contaminazione nelle arti non è certo argomento nuovo ma ciò che ha saputo fare Enrico Salvi, conosciuto al pubblico come Drigo, ovvero il primo chitarrista e compositore dei Negrita, è espressione di talento e di quella capacità di mettersi in gioco che non tutti possiedono.

Chi segue i Negrita sa che di fianco allo sfrontato cantante Pau c’è da sempre il più riflessivo Drigo, ovvero una persona semplice e sensibile, apparentemente schiva e timida che siede spesso china su un quadernino su cui imprime tratti semplici ma significativi, che fissano il momento vissuto, che si tratti di un concerto o di un viaggio. E così negli anni Drigo ha preso coraggio e dai suoi quaderni privati quei disegni e quei colori primari hanno iniziato ad essere condivisi con il pubblico, nel suo libro, nelle coreografie dei concerti ma anche stampati su tappeti. Non si erano ancora visti, però, impressi sui muri, e per iniziare a farlo la scelta è ricaduta su di una torre Enel a Castel Bolognese, in via Dal Prato, all’interno di un progetto che ha visto la cittadina affacciata sulla via Emilia riempirsi di colori e arte, tra panchine, murales e nuove opere firmate da giovani artisti.

 

 

Ma è lo stesso chitarrista prestato alla pittura che racconta con semplicità sconcertante il suo percorso dal palco al murales. “Disegno da sempre – spiega – Fin da quando i professori del liceo diventavano fumetti sui miei diari. Nell’avere la fortuna di viaggiare tanto ed incontrare molte persone ho sempre sentito l’urgenza di fissare quei momenti e le emozioni provate e spesso ho utilizzato le parole, ma quando non c’era tempo di fermarsi a scrivere il tratto è diventato il modo più rapido ed immediato, così come l’utilizzo di pochi colori. E l’ho sempre fatto con leggerezza, fregandomene della resa estetica, perché per me il disegno rappresentava un promemoria della situazione”.

E quei promemoria da autodidatta ben presto sono diventati delle vere e proprie opere d’arte, composte da tratti che corrono veloci come le dita sulla sua chitarra, anche quella imparata da autodidatta, per poi farlo diventare il protagonista di una delle rock band più longeve d’Italia. E Drigo fa sembrare semplice anche la capacità di integrare l’intima esperienza di dipingere con quella di suonare per il grande pubblico. “Per me c’è uno stretto legame tra disegnare e suonare – racconta – perché sono entrambe espressione delle mie mani, che si muovono sulla tela o sulla chitarra in modo indifferente, improvvisando quel che provo e cercando di trasmetterlo a chi ha voglia di vedere e ascoltare”.

 

 

L’artista aretino, dunque, si sente sempre un improvvisatore, come se ogni sua espressione creativa uscisse quasi per caso, anche se le sue parole denotano una grande attenzione per lo studio, che si tratti della vita dei pittori o dei musicisti. E con questo spirito ha deciso di rispondere alla chiamata dell’assessore castellano Luca Selvatici che, a nome dell’amministrazione comunale, gli ha chiesto di imprimere la sua arte in formato gigante, su un’intera colonna dell’Enel a due passi dalla piazza principale del paese, di fronte al centro di ricerca espressiva del “vecchio macello”.

“Alla richiesta del murales ho subito pensato di non aver mai realizzato un’opera così grande – aggiunge l’artista – ma dell’arte contemporanea ho sempre amato proprio i grandi formati e ho deciso di mettermi alla prova anche questa volta, pensando al progetto in digitale che poi è stato riprodotto fedelmente sulla colonna, anche grazie all’aiuto dello street artist riminese Mozonerrr e siamo soddisfatti del risultato, che spero piaccia anche a chi transiterà di fronte al centro culturale”.

L’opera, che rappresenta in modo stilizzato le attività che si svolgono all’interno del centro di ricerca espressiva castellano, rappresenta, come detto, il primo murales firmato dal chitarrista dei Negrita, che però rassicura quanti lo seguono musicalmente che non abbandonerà la chitarra per la tela. “Durante il lockdown dovuto al Covid-19 – conclude – noi Negrita abbiamo preferito non scrivere, per non lasciare impresso quel dramma collettivo nei nostri testi. Preferiamo dimenticare con il tempo quei periodi di tragedia e limitazioni piuttosto che continuare a suonarli negli anni, quindi abbiamo prediletto altre forme espressive. Ora che siamo usciti dal brutto momento che ha attraversato la nostra epoca ci ritroveremo ancora per comporre e suonare e di certo nei prossimi anni i Negrita torneranno di nuovo sul palco”.