Al Meeting per l’Amicizia tra i Popoli, a Rimini dal 20 al 25 agosto, è stata organizzata una mostra fotografica di Gus Powell, tratta dal suo libro Family Car Trouble, curata dall’autore e da Luca Fiore, in collaborazione con Micamera.
Gus Powell, come lui stesso riconosce, è un comunicatore prima ancora che un fotografo. Il suo libro Family Car Trouble infatti è un esperimento comunicativo: non è un libro fotografico, nel formato, nell’impaginazione, nell’intento, ma un romanzo, e come tale vuole raccontare una storia. Solamente che, al posto delle parole, l’autore usa un linguaggio di fotografie e spazi bianchi. Le fotografie danno un contenuto, gli spazi un ritmo, una connessione. Una semplice pagina bianca, posta tra due fotografie quasi uguali, scattate a un secondo di distanza, crea un vuoto enorme, che racconta tantissimo.
Dal libro, edito nel 2019 da TWB Books, il fotografo su invito del Meeting ha messo in piedi la mostra, che è stata visitabile dal 20 al 25 agosto 2022.
Lui stesso quindi ne ha seguito la realizzazione, approfittandone per aggiungere una pagina al suo lavoro comunicativo. Infatti in occasione della mostra ha ripensato alcuni accostamenti di fotografie e spazi, dando un significato nuovo alla sua storia, che appare dunque viva e cangiante quanto il soggetto che la racconta.
Ma qual è questa storia?
Il fotografo racconta di un viaggio, compiuto nel tempo e nello spazio. Nel tempo: quello degli ultimi mesi di vita del padre e della crescita delle figlie. Nello spazio: quello percorso con la famiglia su una Volvo malandata, senza una destinazione precisa, ma sempre in movimento tra un guasto e l’altro (da qui il titolo Family Car Trouble).
Questo racconto è impostato in tre atti e la mostra è costruita in modo da ricordare un’officina, dalla forma triangolare, al cui centro c’è, in cilindri e carrozzeria, l’automobile dell’autore.
Nel primo atto vengono presentati i personaggi: le figlie, la moglie, l’anziano padre e la sua malattia e la Volvo che si guasta in continuazione. Nel secondo atto si consuma il dramma: lentamente il padre peggiora, mentre le bambine crescono, e inevitabilmente muore. La fotografia del padre nella bara segna un punto di svolta, fisicamente rappresentato dal luogo in cui è posta: un angolo estremamente acuto tra due pareti contigue dell’officina-mostra, che sembra quasi un taglio nello spazio. Dopo questa svolta tagliente si apre il terzo atto, con fotografie sfocate e confuse fatte dall’interno dell’auto, sotto la pioggia battente. Poi nuove strade, nuove immagini di vita, nuovi viaggi.
L’invito dell’autore è appunto quello di intraprendere nuove strade, fatte di cose che possiamo controllare e cose che non possiamo controllare, andando sempre avanti, da un guasto all’altro.