Dove va la Fototeca Manfrediana?

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I soci attivi della Fototeca Manfrediana di Faenza
I soci attivi della Fototeca Manfrediana di Faenza

“La Fototeca Manfrediana è un’associazione culturale no-profit che ha come primo intento quello di promuovere la fotografia, come risorsa e come linguaggio. Si occupa di ricercare, raccogliere e catalogare immagini del territorio faentino e del comprensorio. Attualmente vanta un archivio di circa diecimila immagini, che coprono centocinquanta anni di storia”.

Come presentazione della Fototeca Manfrediana di Faenza la descrizione sull’homepage del loro sito è più che sufficiente. Ora che ho esplicitato il soggetto, andiamo alla notizia: la Fototeca Manfrediana ufficialmente non ha più una sede. Il Dopolavoro Ferroviario Faentino (da adesso in poi DLF) ha chiuso i battenti e il proprietario dello stabile – Rete Ferroviaria Italiana – sta cercando un nuovo affittuario. Nel frattempo, alle associazioni in affitto dentro gli spazi del DLF, tra cui la Fototeca, è stata data la possibilità di restare con un contratto a rinnovo mensile e un aumento dei costi. Proprio la Fototeca qualche giorno fa ha comunicato, tramite i suoi social e il sito web, di non sapere ancora se e dove sarà il nuovo punto di ritrovo: i toni sono piuttosto polemici, con tanto di richiesta di tesseramento come “una vera e propria presa di posizione” che li farà “sentire meno soli nel combattere la battaglia per un riconoscimento reale e concreto da parte dell’amministrazione”. In realtà un’opzione sul tavolo c’è, individuata dal Comune: è il solaio della vecchia sede della Scuola di disegno e plastica Tommaso Minardi, ma né l’amministrazione, né la Fototeca hanno rilasciato dichiarazioni in merito.

Entriamo nel dettaglio su cosa sia questa associazione all’interno del contesto faentino. La Fototeca nasce più di cinquant’anni fa dentro il DLF e da un decennio circa è presieduta da ragazzi che hanno scelto di dedicarsi in particolare alla valorizzazione del patrimonio fotografico della città Manfreda e dintorni, che potremmo così riassumere: ricerca, conservazione, digitalizzazione. Per fare anche solo una di queste tre cose ci vogliono competenze, non si tratta di fare una scansione con lo scanner di casa e poi mettere la foto in una bustina. L’archivistica è una scienza, ci sono corsi di laurea, e infatti la Fototeca ha ospitato tirocinanti afferenti al Dipartimento di Beni Culturali, DAMS, Belle Arti dell’Università di Bologna e dell’ISIA di Faenza. E poi, una volta che le foto sono salve? Si presentano al pubblico: si realizzano mostre, si raccontano storie, a volte si scrivono libri. Dal 2012 solo le esposizioni sono state 12, i libri 7. Soprattutto, la Fototeca non ha mai smesso di essere un interlocutore per i faentini che, spesso preferendolo all’ente pubblico, hanno donato le loro foto, convinti che quel valore culturale e sociale non sarebbe così andato perso.

Già una volta l’associazione si è mossa alla ricerca di una nuova sede, e l’amministrazione aveva proposto i sotterranei di Palazzo Laderchi: non se ne fece nulla, a causa del livello di umidità, che non avrebbe consentito una conservazione ottimale dell’archivio, a meno di un grosso investimento economico che l’associazione non poteva permettersi. “Il Comune ha cercato di aiutarci, in particolare il Sindaco e gli Assessori Agresti e Barzaglia si sono spesi molto in prima persona” afferma Gian Marco Magnani, tesoriere della Fototeca. Sta di fatto che la situazione del DLF è conosciuta da novembre 2022 e una soluzione per una realtà che, solo dopo l’uscita del post di venerdì ha visto oltre 80 richieste di tesseramento, non si è ancora trovata.