L’azione plurale di Futura, torna la danza di Ammutinamenti

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Compagnia Ertza, 'Otempodiz', foto di Asier Zabaleta

I linguaggi contemporanei della danza e la nuova generazione di autrici e autori tornano ad abitare Ravenna in occasione di Ammutinamenti – festival di danza urbana e d’autore, quest’anno alla sua 25esima edizione e sotto la nuova curatela artistica di Francesca Serena Casadio, Christel Grillo e Giulia Melandri.
Dall’8 al 16 settembre lo storico festival, organizzato dall’associazione culturale Cantieri Danza e che per il 2023 porta il titolo di Futura (n.pl), ospiterà artisti/e e compagnie nazionali, internazionali ed emergenti.

Futura (n. pl.) è il titolo della 25esima edizione di Ammutinamenti – festival di danza urbana e d’autore. Come nasce questo nome e che cosa ci dice della rassegna 2023?

«Questo 25esimo anno lo stiamo vivendo come la celebrazione del tempo che è stato e come una proiezione verso quello che sarà», spiega Giulia Melandri, una delle tre curatrici del festival. «Così in primavera, mentre stavamo tratteggiando la programmazione, è emersa la parola “futura” nella sua accezione latina di neutro plurale. “Futura” rappresenta la nostra idea di festival come azione plurale, ma rimanda anche a tutti i futuri possibili, ai tempi che devono ancora essere vissuti e che ci stanno aspettando. “Futura” è anche un modo per inaugurare la nuova curatela artistica di questo festival e per rendere omaggio all’eredità che io, Francesca Serena Casadio e Christel Grillo abbiamo ricevuto dalle due fondatrici Serena Bassini e Monica Francia. È un modo per noi per accogliere questo lascito, immaginandolo come una materia che può continuare a germinare, a mutare la propria forma e ad arricchirsi delle presenze di coloro che in questi anni si sono presi cura del festival».

Come è avvenuto questo prezioso passaggio di consegne e di cosa si compone il bagaglio di questi 25 anni di attività?

«Il primo cambio di curatela è avvenuto nell’anno della pandemia, il 2020, in un momento in cui l’associazione aveva iniziato a interrogarsi sulla possibilità di un ricambio generazionale anche sul fronte della curatela artistica e non solo nell’ambito della scena. Cantieri Danza è infatti riconosciuta dal Ministero della Cultura come uno dei progetti di promozione legati al ricambio generazionale: durante l’anno svolge e propone attività di affiancamento, formazione e sostegno produttivo per giovani artisti, per far in modo che possano emergere nel mercato culturale. Tra il 2020 e il 2021, all’interno del team dell’Associazione, si è aperta una riflessione circa l’indispensabile rinnovamento e la fisiologica trasformazione di strutture che hanno una lunga e sedimentata storia. Questi pensieri si sono concretizzati in una prima sperimentazione di curatela allargata per le edizioni di Ammutinamenti 2020 e 2021, che ha coinvolto anche l’affiatato gruppo che ha lavorato all’interno dell’associazione e collaborato al festival, a vario titolo, negli ultimi anni. Poi l’esperienza si è consolidata dal 2022 nel nuovo assetto curatoriale».

Cosa resta dei presupposti di partenza del festival e quali invece i nuovi obiettivi?

«Abbiamo seguito da vicino il festival per diversi anni e il suo sistema di valori è un patrimonio che intendiamo mantenere saldo. Resta per noi fondamentale portare il corpo all’interno dello spazio pubblico, con un duplice obiettivo: avvicinare la cittadinanza al teatro e alla danza attraverso proposte che ripensano i luoghi oltre la loro funzione quotidiana; e aprire occasioni di ricerca per artisti e artiste che indagano il pensiero coreografico al di fuori della convenzione teatrale, in luoghi naturali o nello spazio urbano. Proseguendo in questa direzione, l’intenzione è moltiplicare l’offerta e gli spazi: torneremo ad abitare luoghi di affezione del festival e ci apriremo ad altri di nuovi, come il Centro Commerciale ESP, la riserva naturale Penisola di Boscoforte | Valli di Comacchio, il Centro Sociale La Quercia.
Tra le novità, gli appuntamenti dedicati alla riflessione sul corpo e sul corpo in scena, come la proiezione del film prodotto da Akropolis La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro. Carlo Sini, sul pensiero del filosofo Carlo Sini; e l’ampliamento del progetto Sguardi e pratiche sulla giovane danza d’autore, che quest’anno propone nove appuntamenti pensati per diversi target d’età (dall’infanzia agli over 60), sezione del festival nata nel 2021 con l’obiettivo di creare occasioni di incontro-laboratorio tra artisti e cittadinanza e avvicinare così un nuovo pubblico ai linguaggi del contemporaneo, non solo in quanto spettatori ma anche entrando in stretto contatto con la pratica artistica».

Adriano Bolognino, ‘Come neve’, foto di Roberto De Biasio

Come sarà strutturata l’edizione 2023 e quali sono i principali appuntamenti?

«Il festival, come di consueto, si struttura in due lunghi weekend di settembre, il primo da venerdì 8 a lunedì 11, il secondo da giovedì 14 a sabato 16.
Nel primo ospiteremo gruppo nanou, che sta lavorando a un assolo, Arsura, pensato per gli spazi della Pinacoteca del Mar – Museo d’Arte della città di Ravenna. Alle Artificerie Almagià ci sarà invece CollettivO CineticO con Urutau extinction party, una performance partecipata nata a partire da Manifesto Cannibale, la loro più recente produzione candidata come finalista ai premi Ubu, che indaga come il corpo umano possa avvicinarsi all’essere vegetale. Si vedrà il ritorno di Silvia Gribaudi con A corpo libero, una performance già passata per il festival e che compie 15 anni: per noi è un segno importante non solo per celebrare Ammutinamenti, ma anche per mettere in luce come le produzioni continuano a vivere dicendoci qualcosa del tempo in cui sono nate e mostrandoci, con i loro mutamenti, il tempo trascorso. Per il progetto in natura ci sarà poi Nicola Galli con Sull’orizzonte, una camminata performativa pensata appositamente per la Penisola di Boscoforte. Saremo inoltre alla Fondazione Sabe per l’arte con Adriano Bolognino, al Centro Commerciale ESP con la compagnia Bellanda e alle Arteficerie Almagià con il collettivo italo-olandese VITAMINA. In programma, anche tre nomi internazionali: l’artista libanese Bassam Abou Diab, il vietnamita Tu Hoang e il collettivo spagnolo composto da artisti dal Mozambico, Compagnia Ertza.

Il secondo weekend, come tipico, è dedicato alla giovane danza d’autore, in cui si vedranno gli esiti delle azioni di ricambio generazionale che Cantieri Danza porta avanti tutto l’anno insieme al network Anticorpi XL. Quest’anno il progetto ha ospitato 15 autori e autrici che in questa tre giorni avranno occasione di presentare le loro creazioni a un pubblico generico e, soprattutto, a operatori nazionali e internazionali».

Avete notato delle nuove tendenze nella nuova generazione, sia sul piano delle pratiche che dei temi?

«Negli ultimi anni sembra ci sia il ritorno dell’indagine sul corpo come strumento e linguaggio per affermare la propria identità. Non ci si sofferma quindi più soltanto sul senso del gesto e sull’analisi del dettaglio del movimento, ma sul corpo come presenza nel mondo. Parlo di ritorno perché è una linea di ricerca che risale alla nascita della danza d’autore, che 15 anni fa era rimasta più sotterranea e che ora pare riemersa. Negli ultimi anni abbiamo notato una crescente attenzione verso il corpo vissuto come strumento per affermare la propria identità. La ricerca sul gesto e sul movimento è sempre più orientata verso la costruzione di un linguaggio che dichiari la propria presenza nel mondo. Questo può forse essere considerato un ritorno a quella linea di ricerca che risale alla nascita della danza d’autore e che negli ultimi anni pare stia riemergendo, contestualizzata alle urgenze contemporanee. Quest’anno in particolare abbiamo inoltre notato – nelle creazioni degli artisti e delle artiste più giovani – la tendenza a trarre ispirazione da testi classici e moderni per una riflessione sulla condizione attuale. Tra i temi cari alla nuova generazione sembra esserci il rapporto uomo-natura nel tentativo di scardinare la visione antropocentrica e di immaginare nuove forme di relazione tra gli esseri che vivono sul pianeta».

Cantieri Danza e il Festival Ammutinamenti hanno un forte legame con il tessuto cittadino. Quali sono le vostre principali collaborazioni, anche fuori Ravenna?

«Sicuramente Anticorpi XL e i suoi 38 partner, così come la Rete Anticorpi Emilia-Romagna, sono le fondamentali collaborazioni nazionali. Sul territorio di Ravenna, invece, quest’anno le partnership sono davvero tantissime. Tra le tante il Centro Sociale La Quercia, la rete Almagià, il Centro Commerciale ESP, la Fondazione Sabe per l’arte e TrailRomagna. Molte sono le istituzioni che ci sostengono come il Mar– Museo d’Arte della città di Ravenna, l’Istituzione Biblioteca Classense, con cui immaginiamo momenti in cui il pubblico della biblioteca e quello del museo possono incontrare la danza. Novità di quest’anno è il progetto pensato insieme a Orli e Trame, un’associazione di volontariato con la quale stiamo lavorando all’upcycling delle borsine del festival: le 350 borse avanzate dalle precedenti edizioni avranno nuova vita grazie a una comunità temporanea di cittadini che le sta ri-creando. Si tratta di una collaborazione che ci sta davvero a cuore perché non è legata alla programmazione ma è una progettualità più ampia legata al tessuto cittadino, all’interno della quale il festival si inserisce.

Per ulteriori informazioni e il programma completo visita il sito di Ammutinamenti