Olga Chernysheva. Sull’umiltà della vita moderna

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Il museo Hermitage di San Pietroburgo contiene tantissime sale, e una delle più importanti e affascinanti, è la sala bizantina.

In essa sono collocate diverse fra le più importanti icone che rappresentano il rapporto fra arte medievale russa e iconografia bizantina.

Durante la mia permanenza a San Pietroburgo ero solito passare diverse ore in questa sala, per preparare la mia tesi di laurea.

La sala bizantina si affaccia su un’ultima stanza dove vengono rappresentate diverse installazioni di varia entità, che spesso non vengono pubblicizzate degnamente.

Uno degli ultimi giorni decido di visitare questa stanza; a dividermi cinque scalini che percorro con grande foga, attratto da una musica dolce e accattivante.

Entrato nella sala lungo una parete viene proiettato un video raffigurante una giovane donna nel bel mezzo di un vortice urbano.

Ogni secondo la donna lancia una rapida occhiata davanti a sé, attenta e severa, poi abbassa gli occhi muovendo la mano.

In quel momento la donna sta disegnando dal vero.

La vita scorre in maniera banale e misera, sull’orlo della sopravvivenza umana, le donne sorridono ignare della loro umiliazione; uomini anonimi portano i loro pesanti bagagli verso una stazione della metropolitana di Mosca.

Il video, più che mai realista, è Untitled: Dedicate to Sengai del 2008, di Olga Chernysheva.

Olga Chernysheva nasce a Mosca nel 1962 ed è un’artista contemporanea che vive e lavora a Mosca.

È un’artista visuale e visiva a 360 gradi, in quanto la sua opera abbraccia film, fotografia e disegno ispirandosi a momenti quotidiani e spazi marginali della vita consueta come un modo per esplorare la crescente frammentazione delle narrazioni, riverse principalmente nella cultura russa contemporanea.

I suoi lavori infatti vengono oggi conservati nelle principali collezioni di tutto il mondo, tra cui il Museum of Modern Art di New York, la Fondazione Louis Vuitton a Parigi e il Museo Russo a San Pietroburgo.

 

La resistenza di Chernysheva alla realtà neocapitalista russa contemporanea è visibile nella sua scelta di un mezzo deliberatamente antiquato – il disegno – che è significativo anche per le sue fotografie, dipinti e film. Sebbene il suo lavoro sia particolarmente contemporaneo e moderno, i codici visivi che utilizza è come se appartenessero ad un periodo storico precedente dove l’arte diventa realismo.

È la realtà quotidiana che continua a instillarsi all’interno delle opere di Olga.

 

 

I suoi video e i suoi schizzi attengono alla meditazione di una vita senza forma e senza pretese. Il video The Train del 2003 per esempio è ambientato dentro a un treno. L’artista nella sua descrizione si scontra con l’archetipo dell’immaginario russo, con le sue regole ed i suoi canoni visivi.

I disegni, gli acquerelli e i video di Chernysheva evocano stampe popolari del diciannovesimo secolo di tipi di strada e, più in generale il realismo del diciannovesimo secolo, raffigurando personaggi tipici in situazioni tipiche. Nel caso di Olga questi possono essere venditori all’aperto tanto persi su un foglio di carta bianca quanto lo sono nel tempo, come nella serie di disegni Emerging Figures (2002 – 2002) e Citizens (2009- 2010) 

 

 

C’è anche una sorta di riferimento referenziale al realismo russo, è come se ci fosse un desiderio di servire un principio superiore, che il ventesimo secolo ha sostituito con il trionfo all’auto espressionismo.

Per questo motivo alcuni punti di riferimento di Olga sono pittori dell’Ottocento meno conosciuti o quasi dilettanti, come Pavel Fedotov o Leonid Solomatkin.

Il primo ha acquisito fama postuma, mentre il secondo rimane ancora oscuro, e chissà un argomento di cui poter affrontare in uno dei prossimi articoli.

Nel suo video Pereboi serdtsa (Intermissions of the Heart, del 2009), Chernysheva ha creato un commovente, in tutti i sensi, remake del minuscolo dipinto di Pavel Fedotov (Encore, ancora una volta Encore! 1851 – 52)

 

 

una lettera struggente e sarcastica del clima di disillusione sociale nella Russia zarista che è rimasta radicata nella memoria culturale del paese e che probabilmente contribuirà a rendere Olga una delle artiste più iconiche del mondo contemporaneo russo.

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Nasco a Cesena nel 1978, con la grande passione per la musica e un amore folle per Chet Baker. Lavoro da tanti anni, quasi troppi, come commercialista, districandomi fra imposte e dichiarazioni dei redditi. Mi appassiono fin da giovane alle arti e alle lingue, per poi scoprire la cultura sovietica e russa. Ora cerco di bilanciare il mio lato pragmatico con l’utopia dei miei sogni inespressi, affannandomi nel cercare un equilibrio. Nonostante questa mia doppia indole, credo che la vita debba essere concepita come la realizzazione dei propri desideri, per cui dopo una laurea al Dams ottenuta negli anni della mia senilità, sto realizzando un altro grande desiderio: quello di scrivere!