Dmitry Markov: il singhiozzo del dolore

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I fotografi contemporanei spesso tralasciano la tecnica acquisita nel corso degli anni, per enfatizzare diversi aspetti a loro congeniali e facendosi ispirare dalle luci e dalle ombre della società moderna in continua evoluzione. Capita, a volte, di incrociare lo sguardo di un fotografo e fotoreporter che considera l’aspetto sociale della vita centrale nella sua ricerca, senza comunque tralasciare l’importanza della tecnica nella fotografia.

 

 

Dmitry Markov è nato nel 1982 in Russia e oltre a esercitare la professione di fotoreporter era anche un volontario in istituti per bambini con patologie psico – neurologiche, dove si occupava anche di adolescenti in difficoltà. Scattava le sue foto solamente con il suo iPhone, catturando con estrema lucidità ogni momento rilevante. Ne parlo al passato in quanto a poche ore dalla morte di Alexsej Nalvalny, notizia che ha avuto un grande eco in Europa, le agenzie internazionali hanno diramato l’indiscrezione della sua scomparsa. I due erano legali da un filo comune molto forte, poiché nel 2021 Markov aveva documentato le giornate di protesta per la liberazione di Navalny.

 

 

Le sue foto che raccolgono le sue proteste e i suoi racconti, sono documentate sul suo profilo Instagram dove prima della morte era particolarmente attivo.

Markov passa una giovinezza dissoluta, l’adolescenza lo vede frequentare luoghi ai margini della società e iniziare un graduale processo di dipendenza dalle droghe; per questo motivo l’incontro con la fotografia è un atto liberatorio. Le sue immagini ci portano ad uno scontro viscerale con i temi dell’abbandono, della malattia psichica e del disagio giovanile. Ed è proprio quando Markov si esprime con la sua arte, è proprio lì che il dolore inizia a lenirsi; non cessa, è onnipresente, ma si può guardare in faccia, accoglierlo, perché spesso come tutte le arti, la fotografia può essere violenza e smarrimento, ma anche rinascita e guarigione. Nel corso degli anni, grazie soprattutto alla particolarità della sua arte, Dmitry Markov vince numerosi premi e inizia ad avere il plauso e l’attenzione della critica internazionale.

 

 

Markov cattura prevalentemente gli ambiti rurali, ed è per questo motivo che la sua è una voce che gli invisibili amano. Le luci che utilizza sono fotografiche, non particolarmente vivide; le azioni che narra sono quelle di personaggi esclusi e dimenticati dallo stato russo. Per questo motivo la sua è un’indagine fotografica di carattere politico, perché vuole enfatizzare la disparità delle classi sociali russe. La sua è inoltre una fotografia dinamica, dove spesso i soggetti che frequentemente sono bambini, sono rappresentati in movimento.

 

 

Da molti critici Markov è stato definito come un fotografo triste e desolato che descrive solamente soggetti cupi e deprimenti. Ma è proprio quando riesce a descrivere questi aspetti più intimistici della vita comune che si apre una voragine in Markov, che gli permette di liberare la sua tristezza, di accoglierla, di accettarla.

 

 

Dmitrij Markov è stato trovato morto il 17 febbraio 2024 e la sua morte come spesso accade è avvolta dal mistero. Non sono state infatti rilasciate informazioni pubbliche e ufficiali sulla sua scomparsa. La sua arte così vulnerabile ma allo stesso tempo così potente, ci ha lasciato una grande eredità oltre ad essere fonte di ispirazione per numerosi artisti.

 

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