Saltimbanchi sui binari. Il Treno delle storie alla scoperta della provincia ferrarese

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Ci scusiamo per il…teatro.
Non c’è alcun ritardo questa volta sulle linee Tper, ma un viaggio nel tempo e incontri con personaggi extra-ordinari, alla scoperta delle storie che hanno animato la tratta Ferrara-Fiscaglia nel Novecento. Questo accadrà ai passeggeri del Treno delle storie in partenza dalla stazione di Ferrara sabato 14 ottobre alle ore 14.45 e 17.02, un progetto di Officina Teatrale A_ctuar, da un’idea di Sara Draghi e Massimo Festi, realizzato con il Comune di Fiscaglia e con la collaborazione di Trenitalia Tper e di FER – Ferrovie Emilia-Romagna.

Attraverso l’arte del teatro, l’evento promuove la cultura nelle periferie, lavorando a favore di una cittadinanza attiva e consapevole, alla costruzione di comunità e al dialogo intergenerazionale.

Innanzitutto, chi è Officina Teatrale A_ctuar e qual è il vostro percorso di ricerca?

«Ci siamo formati come gruppo di attori nel 2009, attorno al regista argentino Carlos Branca – racconta Sara Draghi – e da qui infatti il nome “Actuar”, ovvero “recitare” in spagnolo. Nel 2013 siamo diventati associazione e da quel momento abbiamo iniziato a lavorare con le generazioni più giovani, sia producendo spettacoli sia con laboratori o altre progettualità creative. Noi come compagnia ci muoviamo nell’ambito del teatro d’attore e da alcuni anni ci siamo avvicinati anche al teatro di figura, molto seguito all’estero mentre qui non ha ancora abbastanza attenzione, nonostante quando è programmato viene accolto molto bene da un pubblico di tutte le età. Le nostre creazioni e i percorsi che proponiamo hanno come obiettivo quello di portare avanti azioni di rigenerazione culturale e di aggregazione, anche in contesti difficili o conflittuali per i più giovani. Le attività che proponiamo sono diverse: dalla poetry slam ai progetti di dialogo intergenerazionale, o altri ancora incentrati sul protagonismo giovanile. Tra le diverse traiettorie, c’è quella di Generazione Custode, un percorso di recupero della memoria storica e raccolta di materiale orale dentro il quale si inscrive Il Treno delle Storie».

Entriamo allora nel vivo di questo evento itinerante: come è nata l’idea e di che cosa si tratta?

«L’intuizione è scaturita dalla linea ferroviaria Ferrara-Fiscaglia, che attraversa la nostra città immobilizzandola. Dopo l’attesa al passaggio a livello, si vede passare questo trenino che porta verso il mare e le frazioni del ferrarese sempre mezzo vuoto. Si tratta però di una tratta che un tempo è stata molto frequentata, specie quando i comuni erano molto popolosi: ora molti hanno lasciato le periferia, altri preferiscono l’auto, i visitatori si fermano nei centri. Ci siamo allora chiesti se questo treno, da vuoto, potesse invece ritornare a essere un luogo di incontro e scambio, un ricettacolo di storie e di avvenimenti, uno spazio in cui portare l’arte proprio perché lì mai te l’aspetteresti. E qui si accende la sorpresa, che è quello a cui crediamo il teatro debba puntare».

Quindi si sale sul treno e si parte. Come si struttura l’esperienza?

«Ci si trova alla stazione di Ferrara o nelle altre stazioni che si incontrano su questa tratta. Il treno in cui saliranno è un normale mezzo di linea che porterà a due stazioni (Massa Fiscaglia e Migliarino) in cui i passeggeri potranno scendere per assistere a degli spettacoli, accompagnati dalle figure dei narratori: sono i ragazzi e le ragazze tra i 13 e i 19 anni che hanno seguito con noi un percorso di recupero della memoria dei territori che questo treno attraversa. In dialogo con le realtà culturali dei vari comuni, abbiamo incontrato con questo gruppo alcuni abitanti che ci hanno riportato le loro storie sul treno, un’occasione per ragazzi per incontrare generazioni lontane.
Agli spettacoli e alle narrazioni si aggiungono poi saltimbanchi, musici, strambi personaggi: noi siamo molto legati al mondo delle antiche fiere e all’universo dei freaks e tentiamo di portare gli spettatori in un viaggio in treno che si trasforma in un vero e proprio spostamento temporale, una magia in cui si possono fare incontri strani e stravaganti. Il fil rouge è un’immersione nella storia della pianura ferrarese del Novecento, attraverso storie fatte di aneddoti e personaggi divertenti, ma anche racconti di guerra e di lavoro, tutte memorie che descrivono e riportano ciò che era un tempo questo territorio.
Alla fine dell’esperienza ci sarà una vera e propria festa, si potrà mangiare tutti insieme, circondati da ciarlatani, trampolieri, musici…».

Fausto Barile, Rufino Theatre

Chi sono gli artisti coinvolti?

«Abbiamo chiamato artisti professionisti provenienti dal teatro di figura, con l’intento di portare spettacoli che si vedono raramente da queste parti, o quantomeno non in occasioni così popolari, in contesti non deputati. Come per le figure collaterali, anche le performance hanno come protagonisti personaggi freaks, provenienti da un altro mondo. C’è l’uomo “ciccione” che ha un teatro nella pancia, di Rufino Theatre (Fausto Barile); c’è la donna a due teste che ha una delicata storia di gemelle siamesi da raccontare, di Officine Duende; c’è la compagnia internazionale Dromosofista e la loro tradizione famigliare di artisti girovaghi, conosciuti soprattutto per i loro spettacoli con le mani, un teatro di marionette surreale e popolare. Ci saremo anche noi, insieme a vari attori e collaboratori, accompagnando i passeggeri-spettatori in questa esperienza spettacolare».

Chi è quindi il vostro spettatore?

«Si tratta di un’esperienza trasversale. Le richieste sono state numerose e molte provengono da famiglie con bambini piccoli: questo capita spesso quando si ha a che fare con il teatro di figura, perché generalmente si pensa che siano creazioni pensate solo per le fasce giovanissime. Invece si tratta di una forma di spettacolo veramente per tutti, capace di far ritrovare all’adulto la meraviglia e la genuinità della sorpresa del fatto teatrale».

Qual è il valore aggiunto di uno spettacolo itinerante? Avete già altri progetti in programma in questa direzione?

«Uno spettacolo in movimento riaccende il valore del teatro come esperienza, coinvolgendo il pubblico in una situazione in cui ogni spettatore può essere parte attiva. Ci interessa molto riuscire a far partecipare gli abitanti delle città che gli spettacoli attraversano, per fare in modo che chi riceve cultura non sia soggetto passivo, ma motore stesso di questa cultura. È anche un modo perché si possano creare comunità, anche solo temporanee, ma comunque aggregazioni di persone che condividono un momento creativo. Il nostro è un progetto che viene dal basso, ma cerchiamo sempre e comunque di lavorare con artisti professionisti di alta qualità. Dopo Il Treno delle storie, stiamo immaginando un altro progetto in movimento, questa volta in bicicletta, alla scoperta del fiume Po a cui il ferrarese è molto legato».