Motta: emozioni pure, infilzate fino al midollo all’Estragon Club

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Venerdì 17 novembre siamo stati all’Estragon Club per vedere il live di Motta. Avendolo già visto durante i suoi concerti ed essendo una sua fan fin dai suoi esordi sono particolarmente affezionata e legata a questo grande cantautore e musicista. Francesco Motta è tornato alla grande con La Musica è finita, quarto disco dell’artista uscito il 27 ottobre scorso.

Sono le 21 e 30 circa, si spengono le luci e sul palco arriva lui, Motta, che si siede al pianoforte inizando a cantare Anime Perse e a seguire salgono Giorgio Maria Condemi (chitarre) Francesco Chimenti (basso e cello) ai quali si aggiungono per la prima volta con questa formazione, Davide Savarese (batteria) e Whitemary (synth e elettronica). Tutta la band è al completo. Lo show comincia.

“Camminavano insiemeSenza parlareDue anime perse nella stessa pauraDi riuscire ad amare come fosse amore”

La voce dell’artista toscano è tale e quale come se lo ascoltassimo su disco, anzi, anche meglio, profonda, capace di arrivare dritta al cuore delle persone. Tutto il pubblico, compresa me cantiamo ogni singolo pezzo e Motta ad un certo punto afferma che Bologna è il pubblico migliore che riesce ad andare a tempo, ed è fiero di noi. La verità è che Motta riesce a trasmetterti quella voglia di lasciarti andare completamente, con testi colmi di poesia.

“E questa notte, per l’ultima volta
Lasciati andare
Respira forte
La nostra ultima canzone
E non ti girare
Adesso balla
La nostra ultima canzone”

Tante storie nelle quali ci ritroviamo e ci perdiamo in esse. Motta è tornato con un disco soprendente, con quella voglia di racontare e sentire, quella voglia di parlare e comunicare al suo pubblico che la musica non è finita, la musica è ancora qua e batte ancora più forte così come i nostri cuori e le sue pulsazioni che sono scandite da queste canzoni.

Momenti più intimi e delicati a momenti dove la band e Motta si scatenano con giochi di luci effervescenti dove sul fondo del palco si illumina la lettera M, il logo di Motta. Altro momento emozionante e decisamente commovente è stata la proposta di matrimonio di due fan invitate dal cantautore sul palco.

1 ora e 45 di pure emozioni, vere, dirette dove la passione di Motta e di tutta la band si sono infilzate fino al midollo e credo che sia questa la felicità. Questi concerti, questi momenti sono preziosi e indimenticabili, dove ci sei tu in mezzo a tanta gente che sorridi, ti commuovi, applaudi e urli fino a quando non hai più la voce, ma non importa, stai sorridendo ed è questo quello che conta davvero. “E a volte ho bisogno di tutto, a volte mi basta quello che ho” queste parole nel pezzo Alice, rappresentano l’importanza che dobbiamo dare a tutto quello che abbiamo, che spesso dimentichiamo o diamo per scontato. Forse dovremmo apprezzare tutta la bellezza che ci circonda nonostante il mondo cada a pezzi e i vari problemi che ognuno di noi ha o può avere.

“E chi se ne frega del mondo e di noi?Sì, stiamo bene, una favola”
La scaletta oltre ai nuovi pezzi dell’ultimo lavoro come Per non pensarci più, La Musica è finita, Alice, Maledetta voglia di felicità, attraversa tutta la carriera del cantautore con pezzi che ti squaricano letteralmente da Prima o poi ci passerà, E poi finisco per amarti, La fine dei vent’anni, Sei bella davvero, La nostra ultima canzone, Del tempo che passa la felicità, Se continuamo a correre, Roma stasera.
Il concerto si chiude con un Motta intenso, inginocchiato, in una dimensione intima e raccolta con Quello che ancora non c’è.
“Hai cercato di perderti in quello che ancora non c’è”
E noi anime perse abbiamo avuto la prova e la certezza che la musica non è ancora finita.