E’ mancante il Kafka raccontato da Pasotti e Gassman

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ph Chiara Calabrò

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Il velatino davanti al boccascena è la cifra stilistica riconoscibile del teatro di Alessandro Gassman dove poter fare il cinema a teatro, dove poter proiettare nomi e capitoli della storia, come lo abbiamo visto fare nei suoi spettacoli. Velatino che dà quella sensazione di lontananza un po’ sporca, di realtà leggermente opaca e trasfigurata, di quei colori non così limpidi che si fanno tenui come un ricordo nostalgico e seppiato, un qualcosa che si è perduto nel tempo. La coppia Gassman, in regia, e Giorgio Pasotti sulla scena (pièce con la quale si è presentato come direttore del Teatro Stabile dell’Abruzzo), sono conosciuti e navigati cinematograficamente. Scegliere le parole inquietanti di Kafka è un rischio. L’impianto è diviso in due racconti, assemblati come puntate di una serie tv, piccole parentesi di una messinscena breve (un’ora scarsa) che ci ha lasciato un che di sospensione, di irrisolto, di quello che poteva essere e non è stato, un sapore di mancanza, un gusto che qualcos’altro sarebbe potuto accadere e che invece è rimasto soltanto nelle aspettative, un po’ bloccato, non sbocciato, mai definitivamente esploso.

 

ph Chiara Calabrò

 

Con questi Racconti disumani (visto al Teatro Puccini di Firenze) ne è venuta fuori una serata debole, senza carattere, senza tanta linfa né grinta. Pasotti c’è e non lascia niente al caso ma è proprio la pièce che ha del deficitario, che zoppica, che è carente proprio nel non-detto, proprio tra le righe si perde la magia. In Una relazione per l’accademia, che interpretò anche Vittorio Gassmann, e tra gli altri Roberto Herlitzka e recentemente anche Tommaso Ragno, Pasotti si sporca troppo poco e non riusciamo a percepire quel trambusto e quella frizione identitaria tra la foresta ancestrale e il linguaggio forbito assorbito dall’indottrinamento culturale, passando in secondo piano quella necessaria patina essenziale da Cuore di tenebra, quei chiaroscuri di pericolo e incertezza, quella vaga sensazione di scivolamento, di straniamento tra le pieghe del testo. Si rimane in una superficie colorata, un affresco ben coordinato bidimensionale al quale è mancata un’anima, una profondità più introspettiva, più psicanalitica.

 

ph Chiara Calabrò

 

Non è andata meglio con la seconda parte, La tana, con un bel piano inclinato e tanti buchi dai quali spuntava la testa di Pasotti vestito come l’esploratore pilota ne Il Piccolo Principe di Saint-Exupéry facendoci entrare direttamente, anche per il tono didascalico usato, nel formato teatro-ragazzi. Purtroppo abbiamo ancora nei occhi e addosso la netta sensazione provata, fisicamente, da quando abbiamo assistito alla stessa drammaturgia, messa in scena ormai diverse stagioni fa, da Luigi Lo Cascio che ne fece non tanto uno spettacolo quanto una vera esperienza sensoriale, olfattiva, spaziale, claustrofobica, scomoda, complicata, difficile. Per l’occasione aveva ricreato un cubo dove il pubblico stava su delle gradinate, schiacciato, accaldato, non sapendo dove mettere il cappotto, in una situazione che, minimamente, voleva ricreare, riuscendoci, quella percezione di chiusura, di mancanza d’aria e di respiro, di essere braccati e impauriti, che qualcosa là fuori dal mondo esterno sarebbe potuto arrivare da un momento all’altro, quell’impressione di continuo allarme da palpitazioni che in questa versione sinceramente non abbiamo notato né provato in nessun passaggio, dove tutto è stato molto addolcito, soft, assolutamente non disturbante, leggero, consolatorio. Un Kafka che non ha scosso nessuno, svuotato del senso suo intimo, un teatro, ben fatto certamente, al quale però è mancata la vita, la passione, quel senso di precarietà, quell’azzardo che, attori e platea, devono prendersi in quel patto sotterraneo e sotteso che ci lega in una visione che non deve essere mai passiva o solamente assertiva di un già detto. Il teatro dovrebbe spostare, non dovrebbe mai essere semplice intrattenimento.

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Sono laureato in Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze, sono iscritto all'Ordine dei Giornalisti dal 2004 e critico teatrale. Ho scritto, tra gli altri, per i giornali cartacei Il Corriere di Firenze, per il Portale Giovani del Comune di Firenze, per la rivista della Biennale Teatro di Venezia, 2011, 2012, per “Il Fatto Quotidiano” e sul ilfattoquotidiano, per i mensili “Ambasciata Teatrale”, “Lungarno”, per il sito “Words in Freedom”; per “Florence is You”, per la rivista trimestrale “Hystrio”. Parallelamente per i siti internet: succoacido.it, scanner.it, corrierenazionale.it, rumorscena.com, Erodoto 108, recensito.net. Sono nella giuria del Premio Ubu, giurato del Premio Hystrio, membro dell'A.N.C.T., membro di Rete Critica, membro dell'Associazione Teatro Europeo, oltre che giurato per svariati premi e concorsi teatrali italiani e internazionali. Ho pubblicato, con la casa editrice Titivillus, il volume “Mare, Marmo, Memoria” sull'attrice Elisabetta Salvatori. Ho vinto i seguenti premi di critica teatrale: il “Gran Premio Internazionale di critica teatrale Carlos Porto '17”, Festival de Almada, Lisbona, il Premio “Istrice d'Argento '18”, Dramma Popolare San Miniato, il “Premio Città di Montalcino per la Critica d'Arte '19”, il Premio “Chilometri Critici '20”, Teatro delle Sfide di Bientina, il “Premio Carlo Terron '20”, all'interno del “Premio Sipario”, “Festival fare Critica”, Lamezia Terme, il “Premio Scena Critica '20” a cura del sito www.scenacritica.it, il “Premio giornalistico internazionale Campania Terra Felix '20”, sezione “Premio Web Stampa Specializzata”, di Pozzuoli, il Premio Speciale della Giuria al “Premio Casentino '21” sezione “Teatro/Cinema/Critica Cinematografica e Teatrale”, di Poppi, il “Premio Carlos Porto 2020 – Imprensa especializada” a Lisbona. Nel corso di questi anni sono stato invitato in prestigiosi festival internazionali come “Open Look”, San Pietroburgo; “Festival de Almada”, Lisbona; Festival “GIFT”, Tbilisi, Georgia; “Fiams”, Saguenay, Quebec, Canada; “Summerworks”, Toronto, Canada; Teatro Qendra, Pristhina, Kosovo; “International Meetings in Cluj”, Romania; “Mladi Levi”, Lubiana, Slovenia; “Fit Festival”, Lugano, Svizzera; “Mot Festival”, Skopje, Macedonia; “Pierrot Festival”, Stara Zagora, Bulgaria; “Fujairah International Arts festival”, Emirati Arabi Uniti, “Festival Black & White”, Imatra, Finlandia.