L’ironica leggerezza del tragico: Coup de chance di Woody Allen

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Non sempre, nelle sue, innumerevoli ormai, narrazioni cinematografiche, Woody Allen dice qualcosa di nuovo, ma spesso con il suo sguardo profondamente drammaturgico lo dice in modo inaspettatamente nuovo, così da renderci ben evidente il suo accesso interrogativo alla condizione umana e alla Società che man mano la esprime e condiziona.

In Coup de chance, la sua più recente prova uscita in questi giorni anche in Italia dopo essere stata fuori concorso alla Biennale Cinema di Venezia, torna infatti il suo discorso/giudizio intorno al Caso ed al Destino, ma soprattutto intorno alla loro non sempre percepita differenza, che vede nel secondo l’espressione misteriosa di un qualche ed altrettanto misterioso Mondo, che sia o meno della nostra Mente/Spirito poco cambia, una mano che invece nel primo sembra assente, così che negli eventi che accadono e che ci accadono vediamo il sasso gettato nel lago della nostra vita ma non la mano che l’avrebbe gettato.

 

 

Alla fine ritorna sempre la irrisolta questione del ‘senso’ della vita, che da finalità che si palesa almeno tra la causa ed il suo effetto, si trasforma nella direzione che la vita stessa prende in tutta casualità determinando i destini esistenziali dei singoli e degli individui.

Però se in altri suoi film, come ad esempio in Match Point del 2005, tutto è inquadrato in una sorta di schema di gioco che anche l’argomento della narrazione ricorda, in Coup de chance che pure quello schema ripropone seppure in modo diverso, con le sue probabilità e nell’evidenza di un misterioso biglietto della lotteria che sembra esprimere una improvvisa svolta di senso, Allen introduce un elemento nuovo e fortemente significativo, a mio avviso, quasi si trattasse dell’ultimo esito della sua complessiva riflessione.

Questo elemento è (la) Nemesi nome concetto di una divinità classica che si fa personificazione della giustizia per reintrodurre nella vita l’equilibrio perduto nel caos del caso (bisticcio assai indicativo), facendosi fatale punitrice di tirannidi ed egocentrismo oltre la vendetta (in senso biblico) di cui talora è portatrice.

Saranno le radici biografiche ed esistenziali o sarà qualcosa d’altro che muove il notoriamente ateo Woody Allen, comunque è al suo fondo una sorpresa cui ci conduce con leggerezza una narrazione che sa incorporare in sé delitto ed ironia, il male con la sua banalità senza però sovrapporli o confonderli come oggi spesso succede, ma mantenendo le loro etiche, educative e anche necessarie differenze.

Tra thriller e commedia, tra un po’ di glamour ed una giusta dose di critica sociale, sul palcoscenico del film si snoda una storia, di cui dialogo e parola sono ineludibili conduttori, quasi liberi e spontanei oltre la stessa mano dello scrittore e regista, che ci porta appunto a quella nemesi, che non racconteremo ovviamente per non privarne lo spettatore come non narreremo la trama che di tale esito è parte costitutiva, una nemesi che si palesa appunto nella scena finale, in cui giustamente il film si esaurisce senza inutili ulteriori vicende o spiegazioni.

 

 

È un bel film Coup de chance, piacevole alla visione anche per inquadrature e scenario e per una fotografia, del grande Vittorio Storaro, molto limpida, luminosa senza inutilmente abbagliare, in cui la regia giustamente asseconda i protagonisti nella recitazione e nella mimica, tra il naturalistico e spunti di grottesco-comico, evidenziandone le indubbie qualità.

È un film girato in Francia con attori francesi e in lingua, che contiene sempre i tradizionali riferimenti alla città che Allen ama sperando un giorno di poter tornarvi a girare, e che conferma l’inossidabile, pur tra alti e bassi, sapienza della sua cinematografia.

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COLPO DI FORTUNA – COUP DE CHANCE. Regia: Woody Allen, Attori: Sara Martins, Lou de Laâge, Melvil Poupaud, Elsa Zylberstein, Niels Schneider, Arnaud Viard, Bárbara Goenaga, Valérie Lemercier, Grégory Gadebois, William Nadylam, Guillaume De Tonquédec, Yannick Choirat, Naidra Ayadi, Jeanne Bournaud, Philippe Uchan, Anne Loiret Paese: Francia, USA Durata: 93 min Distribuzione: Lucky Red Sceneggiatura: Woody Allen Fotografia: Vittorio Storaro Montaggio:Alisa Lepselter Produzione: Gravier Productions, Perdido Productions

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Ho conseguito la Laurea in Estetica al DAMS dell'Università di Bologna, con una tesi sul teatro di Edoardo Sanguineti, dando così concretezza e compimento alla mia passione per il teatro. A partire da quel traguardo ho cominciato ad esercitare la critica teatrale e da molti anni sono redattrice e vice-direttrice di Dramma.it, che insieme ad altri pubblica le mie recensioni. Come studiosa di storia del teatro ho insegnato per vari anni accademici all'Università di Torino, quale professore a contratto. Ho scritto volumi su drammaturghi del 900 e contemporanei, nonché numerosi saggi per riviste universitarie inerenti la storia della drammaturgia e ho partecipato e partecipo a conferenze e convegni. Insieme a Fausto Paravidino sono consulente per la cultura teatrale del Comune di Rocca Grimalda e sono stata chiamata a far parte della giuria del Premio Ipazia alla Nuova Drammaturgia nell'ambito del Festival Internazionale dell'eccellenza al femminile.