Povere Creature!: ode ad una danza sfrenata senza filtri

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Ieri sera siamo stati al Multisala Astoria di Forlì per vedere la nuova pellicola di Yorgos Lanthimos, Povere Creature! (Poor Things), film tratto dal romanzo di Alasdar Gray. E’ la storia di Bella Baxter, (interpretata da una superlativa Emma Stone), una donna suicida, riportata in vita dallo scienziato Godwin (William Defoe) che le asporta il cervello adulto sostituendolo con il feto che porta in grembo. Bella è una donna-bambina che giorno dopo giorno scopre la vita, assaporandone ogni aspetto. Come i bambini capricciosi ed ingenui si chiede il perchè di tutto e vuole esplorare il mondo e succhiarlo fino al midollo. A stravolgere la vita di Bella è la scoperta del sesso, tema che mette a nudo tutte le contraddizioni, ipocrisie e le sovrastrutture sociali che ci condizionano. Questo istinto primordiale di Bella prende il sopravvento, la protagonista non ha interiorizzato alcuna struttura sociale, quindi libera di essere un individuo puro. Attraverso il suo viaggio Bella scoprirà anche la tristezza e le ingiustizie nel mondo. La pellicola inizia in bianco e nero quando Bella è tenuta al sicuro nella casa di Godwin per poi sfociare in un’esplosione di colori accesi quando scopre come dice lei, “la felicità” con l’autoerotismo e nel viaggio con Duncan (Mark Raffalo), tipico borghese in una società maschilista. I “furious jumping”, i “furiosi sobbalzi” come li chiama Bella, sono gli amplessi, ovvero quel puro piacere e trionfante carnalità innocentemente spudorata, senza nessuna complicazione sentimentale o morale. Bella diventa una donna nuova, padrona di se stessa dove anche in un bordello, l’emancipazione femminile, delle sex-workers si fa sentire, eccome: “Siamo noi i nostri mezzi di produzione”. Bella non è un giocattolo sessuale, perchè non ha subito condizionamenti sociali, la vergogna, i tabu’ e i sensi di colpa, Bella è una meravigliosa creatura non addomesticabile che divora la vita. Godwin, interpretato da un magistrale Defoe, al contrario del Dr. Frankestein di Mary Shelley non rinnega la sua creatura, anzi, la protegge e la ama come un padre. Contemporaneamente, Godwin stesso è una creatura devastata da cicatrici e menomazioni subite dallo stesso padre, uno scienziato senza cuore e scrupoli. Godwin non solo riporta in vita la donna ma la asseconda nella sua insaziabile fame di vita e scoperte. Un viaggio onirico e spettacolare dove Lanthimos ci guida con riprese dilatatate, ampliate, curvate e deformate come se volesse sintonizzare lo spettatore sullo stessa lunghezza d’onda e sguardo dell’incantevole protagonista, Bella Baxter. Il regista ci catapulta in un mondo surreale ma credibile a tutti gli effetti dove l’uomo è creatore sia del mostruoso che del meraviglioso. Siamo tutte Bella Baxter quando siamo padrone delle nostre pulsioni e libere di scegliere chi volere essere. Centrale e cruciale è quando Bella sente la musica e si alza dal tavolo e sceglie di muoversi e ballare come piace a lei, avendo sempre quel coraggio di non filtrarsi mai, mostrando il suo lato estroso, fuori dal coro, fuori dagli schemi, in un mondo soggetto a regole pre-impostate. Donne libere, spregiudicate, senza vergogna, che cercano il piacere e che vogliono cambiare il mondo. Donne così nel 2024 fanno ancora paura, vero? Bella è tutti i nostri istinti, è quel bambino che è dentro di noi, che molte di noi hanno dimenticato e represso dalla società e dalle sue regole. Ma quindi chi sono queste povere creature? Siamo noi, le povere creature, incapaci di crescere, cambiare, osare e rischiare così come invece riescono alla grande i personaggi del film. Siamo frutto di un sistema che ci sfrutta e consuma privandoci e reprimendo le nostre emozioni più profonde, togliendoci l’aria, togliendoci l’autentica felicità. L’uomo convenzionale è povero, privo di essenza e personalità, l’essere umano che sa guardare oltre, innovativo, inconsueto, originale è la persona più vera e autentica e se mai vi capitasse di incontrarne una, ve ne accorgereste, perchè sono estremamente rare e preziose.